Senatrice Paita, la morte di Silvio Berlusconi cambia gli scenari della politica italiana. Se a destra in molti pensano che Meloni sia l’erede naturale del Cav, crede che anche per i moderati e riformisti possa aprirsi nei prossimi mesi una nuova fase?

Sono stata un’avversaria di Silvio Berlusconi ma forse anche per questo ho la necessaria distanza per dire che non ha eredi. Vede, ha senz’altro portato avanti una politica nel solco della tradizione popolare, ma incasellarlo non è possibile. È stato un politico, certo, ma anche il Presidente di una squadra di calcio, imprenditore televisivo di successo. Difficile incasellarlo, impossibile sostituirlo. Credo sia prematuro e anche sbagliato pensare oggi a un’eredità da raccogliere. Sicuramente Forza Italia era soprattutto il suo leader ma è un partito che esprime una classe dirigente, parlamentari, sindaci. Non mi presto a questo tipo di considerazioni.

Il sogno di Berlusconi, sin dalla discesa in campo nel 1994, è stato però quello di una grande rivoluzione liberale, obiettivo per di più mancato. Crede che le stesse speranze sul futuro del paese possano essere raccolte e portate avanti da Matteo Renzi, che sempre più spesso si definisce proprio un liberale?

La rivoluzione liberale immaginata da Berlusconi non c’è mai stata: ritengo che la motivazione sia da ricercarsi nel difficile compromesso con i suoi alleati, nella persecuzione giudiziaria che ha subito ma anche e soprattutto in un altro fattore. Berlusconi amava sedurre gli italiani. E il pensiero liberale in Italia non ha mai scaldato i cuori.

Matteo Renzi viene da una cultura popolare e riformista, certo anche liberale. Il suo governo ha avuto una spinta riformatrice straordinaria e ancora molto possiamo dare all’Italia. Certamente su tasse, giustizia, libertà, molti sono stati i punti in comune fra i due leader. Ma anche tante le differenze. Credo che in ogni caso, ripeto, parlare di eredità sia sbagliato.

A proposito di liberali, Italia viva punta a una lista unica dei riformisti per aumentare il bacino di voti di Renew, che secondo Renzi e l’unica formazione in grado di fermare l’alleanza tra Popolari e conservatori. Riuscirete a convincere gli scettici, come Calenda?

Giorgia Meloni sogna la grande alleanza fra conservatori e popolari ma dovrà fare i conti con due fattori. Da un lato, vedo molto in salita il dossier polacco: difficile che i conservatori di Kaczynski possano accordarsi con i popolari di Tusk. Il solco che li divide è troppo profondo. Dall’altro, è fondamentale che Renew faccia un ottimo risultato elettorale. Questo metterebbe la parola fine al disegno Meloni per l’Europa. Carlo Calenda ha interrotto il percorso comune con Italia Viva commettendo un grosso sbaglio. Ma mi auguro comunque che correremo insieme alle Europee, anche con gli amici liberal- democratici, i popolari, i socialisti e con Più Europa. In ballo c’è davvero molto.

Lei è stata di recente nominata coordinatrice nazionale di Italia viva, con non poche polemiche da parte di esponenti di spicco come Bonetti e Marattin: lavorerà per unire o pensa che un partito già in crisi di consensi rischi anche la spaccatura interna?

Non c’è nessuna crisi di consenso, anzi i sondaggi dicono che siamo in aumento. E non c’è nessuna spaccatura. Gigi e Elena hanno fatto una proposta che sarà

discussa tutti insieme. E poi l’assemblea voterà.

Tornando a Berlusconi, uno degli obiettivi mancati dal leader di Fi è stata una grande riforma della giustizia, mai portata a termine. Ieri un nuovo ddl è stato presentato in Cdm dal ministro Nordio, lo condividete?

La riforma della giustizia è più che mai urgente e abbiamo grande fiducia in Nordio. Non abbiamo mai pensato di tirare per la giacchetta il ministro perché una riforma così importante non si costruisce in un giorno. Le proposte portate in cdm sono condivisibili e all’insegna del garantismo. Daremo una mano per migliorarle ancora ma la direzione è giusta.

Secondo alcuni pareri l’eliminazione dell’abuso d’ufficio creerà problemi con il diritto europeo, mentre per il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia le nuove regole sulle intercettazioni aumenteranno il clima di tensione nel paese. Che ne pensa?

Mi fa sorridere amaramente che questi presunti problemi non siano mai e dico mai spiegati in maniera puntuale. Io più che problemi nella riforma vedo problemi nella normativa attuale: l’abuso d’ufficio è un reato fumoso che consente che bravi amministratori siano messi sotto inchiesta, troppe le carriere politiche spezzate e i processi ingiusti, troppa la paura della firma che finisce per rallentare tutto. Stupisce che il Presidente dell’Anm anziché pensare ai problemi che affliggono la magistratura e allo strapotere delle correnti, si impegni in continue interviste attaccando il Ministro Nordio. Ogni volta che in questo Paese qualcuno prova a toccare la giustizia, i soliti noti urlando all’emergenza. Ma la vera emergenza è questa giustizia ingiusta.