È indubbiamente un accordo storico quello siglato ieri tra i Governi europei per la distribuzione dei fondi del ' Recovery Fund'. Va dato atto al nostro Paese di aver fatto ogni sforzo per raggiungere un'intesa importante e positiva che rafforza indubbiamente il ruolo dell’Unione Europea, ponendo le basi per un percorso comune e condiviso di riforme necessarie per affrontare le conseguenze economiche e sociali della pandemia.

Ecco perchè l'Italia ora non deve sprecare questa occasione unica. Occorre un accordo forte fra Governo e parti sociali per la destinazione di queste somme ingenti, con un piano concreto e strutturale di interventi per cambiare profondamente ed in meglio il nostro Paese. E’ una illusione pensare che la politica da sola possa affrontare questa fase di ricostruzione senza una azione condivisa tra tutte le forze responsabili, senza l’opportuna coesione sociale, richiamata più volte dal Presidente della Repubblica Mattarella, sui provvedimenti necessari al rilancio della nostra economia che bisognerà adottare con capacità di innovazione, urgenza, efficacia. Questo ci chiedono le italiane e gli italiani. Già altre volte nella sua storia, l'Italia è stata chiamata a grandi prove di responsabilità. Avvenne negli anni del dopoguerra con il piano Marshall e successivamente anche nei primi anni novanta con i grandi accordi di ' concertazione' sulla politica dei redditi. Dobbiamo far tesoro di quella stagione. Oggi come allora serve una alleanza vera tra le istituzioni ed i corpi sociali per selezionare gli obiettivi concreti, scegliere gli strumenti più snelli da utilizzare, definire bene le modalità in grado di dare una spinta forte agli investimenti, all'occupazione, ai salari, alla produttività, ai consumi, priorità su cui ciascuno deve fare la propria parte. Ci attende un autunno molto difficile e complesso. Nulla sarà più come prima, dopo questa terribile pandemia. Lo abbiamo detto ieri all'iniziativa con le nostre categorie sul ' rinnovamento' del sistema sanitario pubblico: dobbiamo recuperare in primo luogo i tagli indiscriminati effettuati in tutte le regioni negli ultimi venti anni. Lo smantellamento della sanità territoriale nasce da scelte profondamente sbagliate. Ecco perchè il dibattito sull'utilizzo dei 37 miliardi del Mes è, in tal senso, davvero un insulto. In questi mesi terribili abbiamo toccato con mano il problema della carenza grave di personale, di medici, di infermieri, di strumenti moderni per garantire lo stesso diritto universale alle cure per tutti gli italiani. Pretendiamo, dunque, nella sanità pubblica, un cambiamento forte, visibile, concreto.

Sappiamo bene come nessun settore produttivo sia oggi al riparo dalle ripercussioni del Covid. Le risorse europee del Recovery fund devono essere investite in crescita e sviluppo. Non dobbiamo e non possiamo sprecare nemmeno un euro. L’Italia ha perso in questi mesi 30 punti di produzione industriale e 11 punti di Pil, e non ha ancora recuperato le perdite della recessione globale del 2008. Ecco perché dobbiamo fissare insieme le vere priorità, a partire, finalmente, da una riforma fiscale che sostenga i redditi dei lavoratori, dei pensionati, ma anche delle imprese che investono in innovazione ed assumeranno giovani disoccupati. Abbiamo bisogno soprattutto di grandi investimenti pubblici in infrastrutture, digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e delle imprese, innovazione, scuola, ricerca, tutela del territorio ed ovviamente interventi di indirizzo e di sostegno ai settori strategici dell’industria, del terziario, dell'ambiente, del turismo. Ridurre il divario tra Nord e Sud deve diventare uno dei grandi obiettivi da cogliere, estendendo la fiscalità di vantaggio e gli altri sgravi contributivi in tutte le aree deboli dove bisogna realizzare grandi reti infrastrutturali, favorire gli investimenti e le assunzioni di giovani laureati, soprattutto donne. Nessun lavoratore deve sentirsi abbandonato dall’Europa e dall' Italia nei prossimi mesi. Per questo abbiamo chiesto di bloccare i licenziamenti e di garantire gli ammortizzatori sociali a tutti fino a dicembre. Ma nello stesso tempo dobbiamo riformare il nostro welfare ed il sistema di protezione sociale, in modo da garantire le tutele a tutti i lavoratori e pensionati italiani. Il lavoro deve diventare l'elemento centrale, riqualificando le persone attraverso la necessaria formazione e con le nuove competenze di cui avrà bisogno il mercato del lavoro. Questa è la sfida che la Cisl e tutto il sindacato lanciano al Governo ed alle istituzioni. Solo insieme potremo davvero aprire una nuova stagione e venire incontro ai bisogni delle persone.

* Segretaria generale Cisl