IL COMMENTO

Avevamo scommesso, ieri – rischiando poco – che i giornali non avrebbero dato grande spazio alla notizia del giorno. La notizia del giorno ( come può confermarvi qualunque giornalista straniero, se glielo chiedete) era quella sul crollo del tasso di criminalità in un paese nel quale da diversi anni tutti i massmedia gridano sempre all’aumento inarrestabile del tasso di criminalità. Siccome i manuali del giornalismo dicono che è notizia quando uomo morde cane e non quando cane morde uomo, l’altro giorno, con i dati forniti dal ministero che dicono che i reati sono scesi del 15 per cento, uomo ha morso cane. Nessuno ha informato il prof. Galli e nessuno saprà che la criminalità è in calo

Comunque noi abbiamo perso la scommessa, perché eravamo certi che i giornali avrebbero dato poco spazio alla notizia ( dato che un po’ conosciamo i nostri colleghi) e invece è successo che i giornali non hanno dato nessuno spazio alla notizia. Quasi tutti la hanno ignorata. Righe zero. Non solo i giornali dichiaratamente populisti, a partire dal Fatto, ma anche i grandi giornali indipendenti.

E siccome ieri ci eravamo raccomandati, un po’ ingenuamente, che qualcuno informasse di questi dati il professor Ernesto Galli della Loggia il quale recentemente ha scritto un articolo disperato sul “Corriere della Sera” lamentando il fatto che lo Stato ha perso ogni controllo del territorio, a favore della delinquenza e dell’illegalità – ci siamo rimasti male. Nessuno lo ha informato. Noi volevamo solo fare in modo che sapesse che invece il controllo del territorio, in pochi giorni, è stato ampiamente riconquistato. Niente da fare. O il professor Galli della Loggia legge Il Dubbio, e la cosa ci farebbe  molto piacere, e sarebbe in fondo anche utile, oppure resterà all’oscuro del nuovo scenario e continuerà a spiegare ai suoi studenti che l’Italia è un paese dove la criminalità dilaga. E non è un bene per i suoi studenti ricevere informazioni inesatte.

Sì, d’accordo, stiamo scherzando, anche perché in realtà – nonostante questo tono polemico – abbiamo una notevole stima per il professor Galli, che quando non si lascia prendere dalla tentazione del lamento da bar, dice e scrive cose molto interessanti sul nostro paese e sulla sua classe dirigente e sulla sua storia intellettuale. Però stiamo scherzando fino a un certo punto. Non è un piccolo problema quello di un paese che dispone di un enorme apparato informativo ma non dispone di informazioni. Giornali e Tv sono diventati della appendici a pagamento dei social, e i social sembrano sempre di più la nuova dimensione del gossip. Persino le università, da quel che si capisce, entrano in questo vortice, e così, a parte pochi istituti di studio - che si applicano a conoscere e valutare la realtà ma che non hanno nessuna interfaccia mediatica - non esistono strutture in grado di fornire una informazione veritiera e approfondita sulla realtà sociale.

Di conseguenza nasce una contrapposizione tra realtà reale e realtà percepita – come diceva l’altro giorno proprio il ministro Minniti – che crea dei veri e propri corti circuiti nel funzionamento fluido dell’opinione pubblica. Il risultato è uno spirito pubblico malato. E uno spirito pubblico malato produce populismo malato.

Il problema non è l’esistenza di movimenti populisti, che sono sempre esistiti e che in genere svolgono una funzione utile, di critica e di sentinella del potere. Il problema è la degenerazione del Dna del populismo. E questa degenerazione è provocata dalla frattura tra realtà e percezione sociale. E non solo. Anche da veri e propri elementi di disonestà intellettuale, come quelli segnalati nell’articolo di Francesco Damato che pubblichiamo qui sopra. Il quale osserva come i nostri organi di informazione moltiplichino ogni clamore quando qualcuno viene arrestato, e spengano il loro interesse se viene scarcerato o assolto.

Di chi è la responsabilità maggiore? Del giornalismo ovviamente, che sembra proprio essersi venduto l’anima, come non era mai successo dai tempi del fascismo. E della politica, dove vince la timidezza e talvolta la vigliaccheria. La colpa non è di Grillo. Grillo nuota assai bene in questa melma prodotta dalla assenza di informazione. Ma non ha creato lui la melma. Grillo insulta i giornalisti e i politici, ma i giornalisti e i politici sono i suoi funzionari più fedeli.