Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, chiede a nome dei primi cittadini un incontro alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per discutere di immigrazione, con l’obiettivo di convincere il governo «a fare marcia indietro e a «impedire la dismissione del sistema di accoglienza e integrazione». Sul termovalorizzatore di Roma ha le idee chiare: «La tecnologia e la scienza ormai ci consentono di realizzare impianti di smaltimento per la produzione di energia pulita dai rifiuti con livelli di inquinamento bassissimi - spiega Che non sono neanche minimamente comparabili all’inquinamento da smog e da inquinamento domestico che abbiamo nelle nostre città».

Sindaco Nardella, il governo non ha intenzione di accogliere l’appello dei primi cittadini, tra cui lei, per stoppare la norma che pone fine alla protezione speciale per i migranti. Come reagirete?

Non ci fermiamo, chiediamo di incontrare la presidente Meloni. Su questo tema, a noi sindaci non interessa lo scontro con il governo, non inseguiamo battaglie ideologiche, semmai ci mettiamo a disposizione per trovare soluzioni concrete. Sulla base della nostra esperienza, possiamo dire con certezza che le nuove norme sull’immigrazione finiranno per far crescere il numero di cittadini extracomunitari costretti a vivere in clandestinità, impossibilitati a trovare un lavoro regolare e quindi pronti a entrare nel sistema dell’illegalità. Il paradosso è che così non solo non si risolve il problema dell’immigrazione irregolare, ma si rende molto più difficile l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, si bloccano i processi di integrazione e si crea più insicurezza nelle nostre città.

Anche a causa dell’instabilità in Africa, dalla Tunisia al Sudan, presumibilmente nei prossimi mesi arriveranno migliaia di migranti in Italia, con numeri ben più alti di quelli degli ultimi anni: in che modo i sindaci potranno contribuire alla loro accoglienza e alla loro integrazione?

L’unico modo è fare marcia indietro e impedire la dismissione del sistema di accoglienza e integrazione. Senza i Sai e i Cas, se la questione si affronta con metodi esclusivamente emergenziali, il sistema salta e il problema si scarica tutto sui territori, sulle città. Ma così la situazione diventa insostenibile.

Un altro punto controverso del decreto migranti è la nomina del commissario Valenti, che alcune regioni a guida Pd hanno rispedito al mittente. Non pensa che sia necessaria unità tra i vari livelli istituzionali per affrontare il tema?

Conosco bene e stimo il prefetto Valenti, col quale ho avuto modo di collaborare efficacemente a Firenze negli anni scorsi. Senza entrare nel merito della sua nomina, credo che la collaborazione tra governo, regioni e comuni sia indispensabile. Se il fenomeno dell’immigrazione si riduce a uno scontro ideologico e di propaganda è un disastro. La destra ha vinto le elezioni con la strategia dei porti chiusi ma poi governando ha dovuto fare i conti con la realtà. Dicevano che gli immigrati sono troppi, salvo poi accorgersi che servono 500mila immigrati per sostenere il lavoro, le pensioni e in generale l’economia dell’Italia. Lasciamo da parte la propaganda e collaboriamo nella concretezza.

A proposito di enti locali, saranno fondamentali per la messa a terra del Pnrr, che in alcuni casi sta stentando, tanto da far pensare a una rimodulazione dei fondi con l’Ue. In attesa del pronunciamento della commissione sul progetto per gli stadi di Firenze e Venezia, crede che si arriverà a questo epilogo o c’è ancora spazio per gestire e sfruttare l’intero ammontare dei fondi?

Il punto è che non è chiaro cosa sia questa rimodulazione, perché per quanto ne sappia i paesi dell’Ue non sono disposti a concedere proroghe sulle date fissate, visto che l’Italia peraltro è la principale beneficiari dei fondi del Pnrr. Si tratta dunque di concludere i contratti e appaltare opere entro quest’anno e di terminare i lavori entro il 2026. Sono obiettivi sfidanti che si possono raggiungere soltanto attraverso un’ulteriore massiccia semplificazione burocratica e attraverso un coordinamento sistematico tra la cabina di regia del governo e gli enti territoriali, a cui compete una parte molto rilevante di tutto il piano.

La nuova segreteria di Elly Schlein sta muovendo i primi passi, ma se sul sostegno a Kiev le nubi si sono diradate restano alcuni punti di contraddizione, primo tra tutti quello del termovalorizzatore di Roma, sul quale la segretaria dà risposte abbozzate mentre gli alleati propongono odg per fermarlo. Il Pd riuscirà a parlare a una voce sola sulla questione?

Non abbiamo altra scelta. Il nostro partito è al governo in quattro regioni e in migliaia di comuni, dobbiamo coniugare un impegno forte e coraggioso sui temi ambientali con la capacità di gestire i problemi attraverso iniziative concrete. La tecnologia e la scienza ormai ci consentono di realizzare impianti per la produzione di energia pulita dai rifiuti con livelli di inquinamento bassissimi. Che non sono neanche minimamente comparabili all’inquinamento da smog e all’inquinamento domestico che abbiamo nelle nostre città.

Dopo gli attacchi e gli insulti tra Renzi e Calenda degli scorsi giorni, pensa che ora ci sia più spazio per il Pd nel cercare quei voti riformisti e moderati che negli anni hanno fatto la fortuna dei dem ma che ultimamente il partito sembra aver perso?

Preferisco non commentare vicende che riguardano altri partiti e soggetti politici. Ciò che conta per il Pd è saper parlare a un elettorato largo che a va da quello più moderato di centrosinistra a quello più identitario di sinistra, attraverso proposte concrete e non formule astratte o ideologiche. I cittadini hanno bisogno di capire in mondo semplice e chiaro cosa intendiamo fare su temi come il welfare, la sanità, la scuola, l’ambiente, l’immigrazione.