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Il mare in burrasca e davanti agli occhi una nave alla deriva, carica di uomini, donne e bambini. Una scena non nuova in Calabria e a Crotone, dove nella notte tra mercoledì e giovedì 88 migranti hanno rischiato di finire in mare ad un passo dalla terra che avevano cercato di raggiungere, la terra che ai loro occhi rappresenta la salvezza. Una scena disperata, trasformatasi, in un attimo, in una scena di speranza. La foto simbolo di quel momento è quella di Luigi Crupi, 42 anni, ispettore, che fradicio, con l’acqua fino alle ginocchia, porta via in braccio una bambina dall’inferno del mare a forza 4 e il vento che soffiava fino a 20 nodi. «È stato davvero emozionante l’abbraccio dei bambini, il loro stringersi forte al nostro collo. Ci vedevano come l’unico mezzo per raggiungere la riva e un posto sicuro. Altrettanto bella è stata la fiducia riposta in noi dai genitori che ci hanno affidato i loro bambini stremati da una lunga traversata - ha raccontato a Repubblica -. Non dimenticherò mai come quella bambina si aggrappava a me. Io ne ho due della stessa età e sentivo lo stesso abbraccio, di una piccola che stretta al suo papà sente che non gli può accadere nulla di brutto. È stata una grandissima emozione portarla in salvo». A portare i soccorsi sul posto sono state le urla di terrore dei migranti a bordo. E i residenti non hanno esitato un attimo a chiamare le forze dell’ordine. Una volta lì, gli agenti e gli uomini della Croce rossa non hanno esitato a buttarsi in acqua portando in salvo tutti. Della caccia al migrante che ancora popola il web e le parole del profilo ufficiale di turno, tra quelle onde, non c’era spazio. Nemmeno una traccia, un minimo rigurgito. C’era, invece, tutta l’umanità che sembrava ormai perduta, sepolta da tempo dalla paura per chi viene da fuori, consacrato da più parti radice di ogni male. Certo, erano pubblici ufficiali in servizio e forse, tutto questo, è solo scontato. Ma la speranza è che per tutti valgano le parole di Crupi: quell’abbraccio era l’abbraccio di sua figlia.