Il filosofo Marcello Veneziani, sulle polemiche tra Meloni e Macron spiega che «con Draghi al governo, Parigi e Berlino avrebbero scelto la stessa linea», perché «è la linea egemone che esiste dai tempi di Kohl e Mitterrand e che viene ribadita ogni volta», poi ipotizza che «il problema per Meloni, in tema di consenso dell’opinione pubblica, potrebbe venire dalla posizione filoucraina e filoamericana assunta dal governo che tra la gente è molto più controversa». Sul caso Cospito è netto. «Non si può accettare l’idea che un movimento anarchico con le sue mobilitazioni di piazza, possa determinare dei cambiamenti nelle scelte dello Stato», dice.

Professor Veneziani, crede che il nostro paese sia più isolato in Europa dopo l’incontro tra Macron, Scholz e Zelensky all’Eliseo?

Io credo che i mass media stiano enfatizzando questa presunta emarginazione “temporanea” della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, quando il problema reale è invece permanente. Nel senso che c’è un asse franco tedesco che considera l’Italia tra i paesi minori e strategicamente Berlino e Parigi cercano di tenere in mano la bussola europea. Draghi aveva certo credibilità internazionale ma il risultato era lo stesso. Quindi mi sembra una polemica un po’ pretestuosa e anche masochista, visto che sento in giro un sottile godimento per questa presunta emarginazione che però è dell’Italia, non della Meloni.

Ha accennato a Draghi: la foto con l’ex presidente del Consiglio accanto a Macron e Scholz sul treno per Kiev è ancora negli occhi di tutti. Non crede ci siano differenze con l’oggi?

Credo che la sostanza dei rapporti tra Germania, Francia e Italia sia rimasta invariata. La considerazione di cui godeva Draghi era sicuramente maggiore rispetto a Meloni ma questo non avrebbe portato a cambiamenti strategici. Con Draghi al governo, Parigi e Berlino avrebbero scelto la stessa linea. È la linea egemone che esiste dai tempi di Kohl e Mitterrand e che viene ribadita ogni volta. Sono loro i paesi trainanti, mentre gli altri sono i vagoni.

Visto che Meloni è presidente dei Conservatori europei, pensa che questa situazione potrebbe avvicinare ancora di più il nostro paese al gruppo di Visegrad allontanandolo da Francia e Germania?

In linea teorica è un’ipotesi ovviamente da non scartare, ma in pratica lo senario che si apre è che con le prossime elezioni europee c’è la probabilità che possa nascere una maggioranza di centrodestra con l’alleanza tra Popolari e Conservatori. Credo insomma che le prospettive di una “deriva Visegrad” del nostro paese con la destra al governo siano perlomeno minori di quest’altra ipotesi, la quale potrebbe dare assetti europei diversi almeno a livello di Unione. Poi restano gli interessi nazionali che sono preminenti, e lì i tedeschi fanno i tedeschi e i francesi fanno i francesi.

Meloni ha parlato dell’importanza dell’opinione pubblica nella gestione delle controversie europee: crede che Scholz e Macron partano svantaggiati da questo punto di vista in riferimento alla propria situazione in patria che non li vede in ottimi momenti rispetto a Meloni?

Penso che di certo tutti, prima o poi, debbano considerare il consenso popolare di cui gode la nostra presidente del Consiglio, consacrato anche da giornali internazionali che la reputano la premier più popolare d’Europa. Il problema per Meloni, in tema di consenso dell’opinione pubblica, potrebbe venire dalla posizione filoucraina e filoamericana assunta dal governo che tra la gente è molto più controversa. Ecco, quello potrebbe diventare un fattore di crisi.

A proposito di consenso, oggi e lunedì si vota in Lazio e Lombardia: pensa che un successo di Fratelli d’Italia con un flop di Lega e Forza Italia potrebbe creare problemi alla maggioranza?

Per quanto riguarda le prossime competizioni regionali, credo che il centrodestra ha molte probabilità di vincere sia in Lazio che in Lombardia. Tra l’altro in Lombardia si riconfermerebbe un governatore della Lega, quindi tensioni interne non mi pare di vederle. Anche perché c’è un certo equilibrio tra le forze, poi certo tutto è possibile ma con una prospettiva di vittoria in entrambe le regioni è fuori luogo e fuori tempo pensare che queste Amministrative possano generare tensioni.

Eppure se la Lega dovesse scendere sotto la doppia cifra in Lombardia Salvini non potrebbe restare indifferente, non crede?

Sì, ma questi sono problemi che ci sono già adesso. Sono problemi di due forze, Forza Italia in particolare ma anche la Lega, che sono indubbiamente in una fase critica. Ma da qui a pensare che questo porti a al masochistico tentativo di far saltare il governo Meloni ce ne passa. Sono tutti sulla stessa barca, quindi sarebbe una follia. Mi pare dunque un’ipotesi che non si può scartare, ma che non ha probabilità pratica.

Visti i casi Donzelli prima e Fazzolari poi, crede che la maggioranza abbia un problema di comunicazione?

Sì, a volte ci sono toni da opposizione che stridono molto con la presenza al governo. Poi bisogna distinguere da caso a caso. Il caso Fazzolari è stata una montatura di alcuni giornali fondata sul nulla. Per quanto riguarda i toni usati in Parlamento da Donzelli invece credo che la lezione sia stata assimilata. Nel senso che non si può in una posizione di governo assumere quei toni e creare una tensione che un partito di governo dovrebbe invece cercare di stemperare.

Toni che si sono alzati sul caso Cospito: crede che il governo stia gestendo in maniera adeguata una situazione che si fa di giorno in giorno più difficile?

Fermo restando che la situazione è pregressa, attenendo sia alle scelte dei magistrati sia a quelle di un precedente governo e quindi il governo sta operando in semplice continuità, credo che finora siano stati abbastanza coerenti e prudenti. Cioè non si può accettar l’idea che un movimento anarchico con le sue mobilitazioni di piazza possa determinare dei cambiamenti nelle scelte dello Stato. Si possono anche ripensare delle posizioni, ma non a causa della pressione della piazza. Mi sembra insomma che mantenere questa posizione, trasferendo Cospito in un carcere con maggiore assistenza, sia una soluzione di buonsenso.