«Credo che ragionare su strade alternative per alleggerire il carico sia inevitabile, a partire dalla riduzione dell’abuso della custodia cautelare». Parola della portavoce di Azione, Mariastella Gelmini, per la quale «la questione carceraria è un’emergenza che riguarda tutti».

Senatrice Gelmini, martedì il colloquio tra Mattarella e il Capo del Dap, chiamato al Colle dopo l'allarme sui 13 suicidi in carcere nel solo mese di gennaio: cosa sta succedendo nei nostri penitenziari?

La situazione nelle carceri italiane è particolarmente grave. Occorre affrontare la questione in modo serio e bisogna farlo con urgenza. Dal sovraffollamento alla carenza di personale, dal dramma dei suicidi alla sanità penitenziaria, che grava purtroppo su un Servizio Sanitario nazionale già in affanno. «Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri - diceva Voltaire - poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione». Sono passati undici anni da quando la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia per il trattamento inumano e degradante negli istituti di detenzione. È triste constatare oggi quanto poco sia cambiato, e che poco o nulla sia cambiato in meglio.

Spesso i suicidi sono associati a situazioni di disagio psichico tali per cui alcuni detenuti non dovrebbero stare in carcere ma nelle Rems, che però sono poche: come risolvere la situazione?

Il problema della salute mentale in carcere non è adeguatamente affrontato nel nostro Paese. Ci sono detenuti con disturbi psichiatrici o con dipendenza da alcool e droghe, a cui non sempre vengono garantiti spazi, assistenza e cure adeguate. Purtroppo in Italia sono solo una trentina le Rems, con poco meno di 600 posti disponibili. La polizia penitenziaria, i volontari e tutto il personale delle strutture fanno un lavoro egregio, ma da soli non possono farcela. Si deve fare di più.

La correlazione tra sovraffollamento e suicidi è stata provata più volte, eppure i detenuti sono oltre 62mila con un sovraffollamento oltre il 120%: crede che occorra aumentare le pene alternative per alleggerire il carico sui nostri penitenziari?

Il sovraffollamento è un problema non solo per i detenuti, ma anche per la polizia penitenziaria, chiamata a garantire sicurezza e legalità in queste strutture, nonostante una forte carenza di organico. Attualmente nelle carceri italiane ci sono circa 1400 detenuti che devono scontare una condanna inferiore a un anno, quasi 3mila devono scontare una condanna inferiore ai 2 anni. Credo che ragionare su strade alternative per alleggerire il carico sia inevitabile, a partire dalla riduzione dell’abuso della custodia cautelare. Rita Bernardini, Presidente di “Nessuno tocchi Caino”, sta conducendo uno sciopero della fame per chiedere al governo di mettere in campo iniziative per diminuire la pressione nelle carceri. Spero che su questo arrivi un segnale.

C'è anche un problema di architetture penitenziaria, come da lei richiamato nel question time di ieri al ministro Nordio: in che modo si può garantire maggiore spazio e vivibilità nelle nostre carceri?

Abbiamo appreso dal ministro Nordio lo sblocco di 166 milioni di euro per l’edilizia carceraria, risorse importanti che saranno destinate anche a due realtà bresciane che conosco molto bene, ovvero quella di Canton Mombello e di Verziano. La vera sfida ora è spendere bene questi soldi, senza incappare in ritardi e lungaggini burocratiche. Occorre monitorare affinché tra progettazione, gara e cantieri ci sia una tempistica accettabile. Costruire nuovi spazi per i detenuti, dando loro la possibilità di studiare, di formarsi e anche di lavorare è fondamentale per dare piena applicazione al principio costituzionale di rieducazione della pena.

Pensa che su questi temi e sulla riforma della giustizia si possa raggiungere una convergenza in Parlamento che vada oltre il perimetro della maggioranza?

La questione carceri deve essere al centro dell’agenda politica. È un’emergenza che riguarda tutti: bisogna attivare le giuste sinergie, al di là del colore politico, mettendo in campo un approccio non ideologico. Ed è quello che con il collega Enrico Costa stiamo facendo, per esempio, anche sul tema della giustizia. La prossima settimana arriverà in Aula al Senato il ddl Nordio, su battaglie come quella dell’abolizione dell’abuso d’ufficio Azione darà il suo contributo.