«Morra ha pronunciato delle frasi drammaticamente sbagliate che hanno contribuito a delegittimare la sua azione di presidente. Ma ha deciso di non dimettersi e a noi non resta che prenderne atto». Comincia così la conversagione con Walter Verini, tesoriere del Partito democratico e membro della Commissione parlamentare Antimafia.

Onorevole, però il centrodestra ha fatto sapere che non parteciperà più ai lavori della Commissione finché a presiederla ci sarà Nicola Morra. Come se ne esce?

Evitando di paralizzare la Commissione. Perché questo annuncio del centrodestra non colpisce il presidente, che pure si è reso responsabile di gravissime dichiarazioni condannate da tutti i partiti, colpisce la Commissione stessa, in un momento particolarmente delicato per il contrasto alle mafie.

Perché particolarmente delicato?

Perché tutte le Procure d'Italia ogni giorno ci avvertono del forte rischio di una crescita esponenziale del ruolo e della penetrazione delle mafie in questa fase di crisi economica e sociale. Se alcuni reati sono diminuiti durante al lockdown, altri stanno crescendo. A cominciare dall'usura, a cui tanti commercianti e famiglie si rivolgono: oggi più di ieri la criminalità organizzata presta soldi e dà da mangiare, esercitando una sorta welfare mafioso. Aumentano inoltre i rischi d'infiltrazione nel settore dei rifiuti, in particolare dei rifiuti sanitari, anche grazie a un sistema di deroghe e di snellimenti burocratici resi necessari dalla pandemia. Insomma, la situazione è delicata e la commissione Antimafia dovrebbe essere più dinamica e capace di far sentire la propria voce.

Fino a oggi la Commissione non è stata all'altezza della situazione?

Abbiamo fatto tantissime audizioni, ma la commissione Antimafia deve svolgere anche un altro ruolo.

Quale?

Offrire al Parlamento delle proposte anche normative per contrastare quei fenomeni di cui parlavamo prima. Faccio un esempio concreto. L’Italia presiederà il G20: vogliamo produrre dei contributi, come Commissione per il contrasto al crimine su scala globale?

Pare di capire che al momento l’Antimafia parlamentare non abbia fatto abbastanza. Colpa del presidente?

Sono abituato a condividere le responsabilità, quindi parlo di tutta la Commissione, anche se è chiaro che il presidente avrebbe potuto dare un impulso diverso. A volte abbiamo fatto audizioni forse più condizionate da qualche talk televisivo che dalla realtà. Dopo di che, voglio ricordare che Morra non fu eletto col nostro voto, ma con quello del centrodestra. Noi all'epoca votammo Piero Grasso.

Persino l'integerrimo Nicola Gratteri ha definito Jole Santelli una persona «perbene», dissociandosi in qualche modo dall’esponente del M5S...

Lo abbiamo detto in tutti i modi: quelle di Morra sono parole di estremo cattivo gusto. La presidente Santelli non solo era una persona perbene, era un esponente politico forte e leale con cui era inevitabile avere rapporti cordiali, seppur nelle differenze di vedute.

Ma davanti alle pressioni del centrodestra, non sarebbe il caso che Morra prendesse in considerazione l'ipotesi di fare un passo indietro?

Mi pare di capire che il presidente Morra abbia deciso di non dimettersi. A noi non resta che prenderne atto. Morra ha pronunciato delle frasi drammaticamente sbagliate che hanno contribuito a delegittimare la sua azione di presidente, ma ha chiesto scusa, anche se secondo noi avrebbe dovuto farlo con più nettezza. Adesso il presidente dovrà farsi carico di una situazione che lui stesso ha provocato.

Come?

Oltre a una sincera autocritica, Morra dovrà rilanciare il lavoro di questi due anni su basi nuove, ci sono delle emergenze non differibili. Il Pd farà la sua parte, spero lo facciano anche le opposizioni. Perché stare sull'Aventino rischia di far ritardare iniziative che la Commissione può portare a termine per offrire al Parlamento ulteriori strumenti di contrasto ai fenomeni mafiosi.

Se Morra fosse stato iscritto al Pd sarebbe ancora il presidente della commissione parlamentare Antimafia?

Noi del Pd cerchiamo sempre di mettere al primo posto la credibilità delle istituzioni, ancor prima del partito o del singolo individuo.

Roberto Giachetti di Iv, in Aula ha invitato tutti a riflettere sulla parola «impresentabile» spesso utilizzata dalla commissione Antimafia anche per indicare persone non condannate. È il caso di aprire una riflessione?

Giachetti coglie un punto su cui vale la pena discutere. Sapete come si stendono le liste degli impresentabili, termine in realtà più giornalistico che dell'Antimafia? Prima di un’elezione la Commissione scrive alle Corti d'Appello, dove le liste sono state depositate 30 giorni prima del voto, e chiede di conoscere i carichi pendenti dei candidati. Solo per inoltrare questa richiesta passa una almeno settimana, e siamo già a 23, se non 20, giorni prima del voto. La risposta delle Corti a sua volta arriva dopo dieci o quindici giorni, e siamo arrivati a tre o quattro giorni dal voto. A quel punto gli uffici della Commissione hanno bisogno di qualche altro giorno per esaminare l'elenco ricevuto, e siamo arrivati a 24/ 48 ore prima delle elezioni. È un meccanismo sbagliato.

Sarebbe bene eliminarlo?

Non dico questo. Andrebbe migliorato, andrebbe trovato un modo per evitare che quell'elenco venga strumentalizzato. La commissione Antimafia, secondo me, può svolgere la sua funzione di informazione nei confronti dei cittadini, purché lo faccia in modo diverso, motivato, senza creare le colonne infami delle liste di proscrizione, attraverso dei meccanismi che scattino in tempo reale, non un giorno prima del voto. Fermo restando che tocca sempre ai partiti fare da filtro prima ancora della magistratura. La politica deve essere responsabilizzata.