Il Partito radicale è connotato da una regola semplice e senza eccezioni: si può iscrivere chiunque e nessuno può essere espulso per nessun motivo. Questa regola lo rende un partito unico, diverso da tutti gli altri partiti nei quali le iscrizioni devono essere vagliate e, semmai, accettate e le espulsioni possono essere decretate senza appello da "probiviri" che giudichino l'iscritto un "infedele" alla linea politica o un "deviante" dalla linea di condotta morale.La tessera del Partito Radicale non può essere negata a nessuno, neanche al condannato all'ergastolo, al quale non chiediamo conto del suo passato, del male arrecato, del bene negato. Non siamo un tribunale della Sharia chiamato a stabilire il "prezzo del sangue" versato, a perseguire i "nemici di Dio" e i "corrotti in terra", a "reprimere il vizio e promuovere la virtù".Quando alla fine degli anni 80, nella campagna di iscrizioni "o lo scegli o lo sciogli" per salvare il Partito Radicale, arrivò l'adesione di Piromalli, molti dirigenti del Partito di allora storsero il naso: sì, va bene, l'accettiamo perché per statuto non la possiamo rifiutare a nessuno, ma non rendiamola pubblica per non creare scandalo. Quando Marco si accorse di questo tentativo di autocensura, andò su tutte le furie e sparse ai quattro venti la notizia dell'iscrizione del vecchio capo della ?ndrangheta. "Lasciate che i Piromalli vengano a me", disse Marco, nutrendo credo la speranza che, in un carcere diverso e più umano, l'uomo della pena possa divenire una persona diversa da quella del delitto e la certezza che, comunque, il Partito Radicale non era un centro di potere e di interessi da spartire."Spes contra Spem" è stata la cifra della vita di Marco: il dover essere speranza contro l'avere speranza, proprio quando ovunque nel mondo sembrano prevalere disperazione, indifferenza e rassegnazione, a partire dal mondo carcerario dove vige ancora il "fine pena mai" dell'ergastolo senza speranza.Il motto di Paolo di Tarso nella Lettera ai Romani era il titolo del Congresso di Nessuno tocchi Caino tenuto nel dicembre scorso nel Carcere di Opera, l'ultimo a cui ha potuto partecipare Marco ed è anche il titolo del docufilm di Ambrogio Crespi che verrà proiettato al Festival del Cinema di Venezia il 7 settembre prossimo.Racconta le testimonianze degli agenti di polizia penitenziaria del Carcere di Opera, del Direttore Giacinto Siciliano e del Comandante Amerigo Fusco, la presa di posizione ? per la prima volta? del Capo del Dap Santi Consolo contro l'ergastolo "ostativo", ma anche le storie di condannati a vita che descrivono il carcere come un luogo e un tempo in cui ci si può perdere per sempre, ma anche il luogo e il tempo in cui è possibile ritrovarsi per sempre, rinascere a nuova vita. Da alcune testimonianze dei detenuti sembra emergere addirittura un "elogio della galera", perfino del carcere duro.Secondo molti che lo hanno visto in anteprima, il docufilm di Crespi è un vero e proprio Manifesto della lotta alla mafia. Alternativo a Gomorra, la serie televisiva che ha ridotto il libro-denuncia di Saviano sulla camorra nel suo opposto, la mitizzazione del giovane camorrista, criminale, violento, omicida e suicida. Alternativo anche ai proclami emergenzialisti di quelli che Leonardo Sciascia definiva "i professionisti dell'antimafia", in servizio permanente effettivo contro tutto ciò che non rientri perfettamente nel sistema di leggi e carceri speciali, pentitismo e collaborazione attiva con la giustizia, ergastolo ostativo e 41 bis.Il ministro dell'Interno Alfano in questi giorni ha lanciato l'allarme sul rischio di "radicalizzazione" in atto nelle carceri. Non so quanto sia fondato questo rischio o sia l'ennesima emergenza che ci si candida a governare, in nome della sicurezza, con leggi d'eccezione e armamentari speciali. Quel che so è che Marco Pannella, in tutta la sua vita non ha fatto altro che "radicalizzare" le carceri e i carcerati, convertire ai connotati del Partito Radicale, alla nonviolenza, allo stato di diritto e alla legalità l'intera comunità penitenziaria. Se nelle carceri non vi sono più rivolte, pagliericci bruciati, vi sono meno aggressioni e autolesionismi e più scioperi della fame per far valere i propri diritti, è grazie a Marco Pannella e al Partito Radicale.Questa radicalizzazione positiva e costruttiva continueremo a perseguirla. Abbiamo proposto la partecipazione anche di condannati all'ergastolo al prossimo congresso del Partito Radicale, che si tiene nel carcere di Rebibbia dal 1° al 3 settembre, non solo perché è quello che Marco avrebbe voluto succedesse, ma ? soprattutto ? per aiutare lo Stato, l'amministrazione penitenziaria e il ministro della Giustizia Orlando ad avere successo sugli "imprenditori della paura" che alimentano il "populismo penale" in voga nel nostro Paese."La mafia si combatte con il Diritto, non con la terribilità", ammoniva Sciascia, usando un neologismo poetico eppure significativo. Ci si illude di poter risolvere le emergenze ? sconfiggere la mafia, la violenza e il fanatismo ? con la "terribilità", contrapponendo al terrore un terrore uguale e contrario, derogando ai principi fondamentali dello Stato di Diritto e di Diritti Umani.