«Il funzionamento della giustizia sarà un tema cruciale per la ripartenza post Covid e posso assicurare fin da ora che sarà massimo l’impegno al riguardo da parte del Parlamento e del governo», afferma la dem Anna Rossomando, vice presidente del Senato.

Presidente Rossomando, come vede la ripartenza dell’attività giudiziaria?

Premesso che sul punto abbiamo votato un provvedimento che anticipava la ripresa, inizialmente prevista al 31 luglio, al 30 giugno, credo che in questo momento sia importante superare alcuni ostacoli e timori.

A cosa si riferisce?

Il Covid ha messo in evidenza i ritardi storici della giustizia. Ora al netto dell'esigenza di tenere alta la guardia sull’emergenza sanitaria, urge riprendere il percorso relativo agli interventi strutturali nel processo penale e civile.

Di riforma della giustizia si discute da anni...

Dopo essere stati impegnati giorno e notte sull'emergenza Covid adesso dobbiamo concentrarci per far ripartire le riforme. Il metodo di lavoro dovrà però essere diverso.

"Discontinuità" con il precedente esecutivo gialloverde?

Esatto.

E come si realizza questa discontinuità?

Prima esisteva una sorta di forma di baratto fra gli alleati di governo: “io ti voto la legittima difesa e tu mi voti lo Spazzacorrotti o il blocco prescrizione”. Ecco, questo tipo di approccio deve essere superato. Le “regole d’ingaggio” sono diverse.

Comunque se il precedente governo aveva posizioni molto distanti sulla giustizia anche l’attuale non è da meno.

È innegabile una sensibilità diversa con il partner di governo ma è questa la scommessa. L’impegno principale di un governo di coalizione è trovare le soluzioni con il metodo del confronto, senza risparmiarsi.

Che ruolo avranno le opposizioni?

Sono certa che daranno un contributo significativo.

Da dove partire?

Nel civile dall'esperienza Covid traiamo la convinzione che l'uso della digitalizzazione e dei sistemi telematici possa essere utilizzata con benefici sul servizio giustizia. La riforma sarà articolata e complessa, dovrà essere di aiuto al sistema economico e all'altezza degli standard europei, come ha dichiarato recentemente il commissario Gentiloni.

Sul penale?

Il contradditorio è il perno del processo penale, pertanto il processo deve tenersi in presenza. Su questo aspetto il Pd ha una posizione molto chiara. La riforma, già incardinata alla Camera, ha l'obiettivo di ridurre i tempi dei processi, proseguendo sulla differenziazione delle risposte, a seconda delle differenti domande di giustizia.

Il Pd ha una grande incompiuta, la riforma dell’ordinamento penitenziario. Uno dei primi provvedimenti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede fu quello di mandare in archivio tutto il lavoro fatto dal predecessore Andrea Orlando.

Sbagliò. Si pensò che le pene alternative al carcere significassero “impunità”. Invece era un diverso modo di rendere effettiva la pena. E anche più efficace. Mi riferisco alla riduzione della recidiva.

Un modo diverso di affrontare la sicurezza?

Certo. Ricordo che venne predisposto un monitoraggio da parte del ministro Orlando.

E sulla riforma della prescrizione?

Sono fiduciosa che l’attuale impianto possa essere rivisto con la riforma del processo penale.

Veniamo alla riforma del Csm. Il Consiglio dei ministri ha approvato ad agosto un ddl al riguardo. I punti salienti?

Mi convincono diversi aspetti. E’ stato archiviato definitivamente il sorteggio dei componenti. Era una battaglia del Pd. Poi la separazione fra chi nomina e chi giudica, una proposta che risale al 2014 da parte del ministro Orlando. Infine il contributo dell’ avvocatura, seppur timido rispetto alle aspettative.

Si riferisce al voto degli avvocati nei Consigli giudiziari?

Avrei voluto un maggior ruolo per gli avvocati. Si parla sempre di cultura comune della giurisdizione. Gli avvocati ne fanno parte a pieno titolo. Al momento non è previsto che possano esprimere un voto.

Però faranno parte dell'Ufficio studi del Csm.

Insieme ai professori. E poi c'è la tutela della parità di genere.

Finiranno le degenerazione del correntismo?

La riforma non è risolutiva. Però punta a scoraggiare meccanismi di potere e comunque non si può più attendere. Sul resto lavoreremo in Parlamento, approfondendo anche le criticità che alcuni hanno sollevato.

Sul gratuito patrocinio?

È un istituto importante. Deve essere garantito a tutela del diritto di difesa.

Si risolveranno i problemi dei tempi lunghi per la liquidazione del compenso?

Il ministro ha mostrato sensibilità. C’è un ddl incardinato alla Camera proposto dal Governo. Nel dl Semplificazioni, per ridurre i tempi, un emendamento a mia prima firma prevede anche un metodo d’inoltro delle richieste di liquidazione uniforme su tutto il territorio nazionale per via telematica.

E i fondi?

L' impegno del governo, assunto con l'approvazione di un ordine del giorno al Dl Semplificazioni, è quello di reperire risorse economiche per incrementare l'apposito fondo.

Per quanto riguarda l’equo compenso?

Deve essere vietata la possibilità, per la pubblica amministrazione, di stipulare contratti a titolo gratuito. Assolutamente.