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IGNAZIO LA RUSSA PRESIDENTE SENATO
Presidente Ignazio La Russa, qualche giorno fa lei, dopo aver ricevuto il deputato di Iv Roberto Giachetti e la presidente di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, ha dichiarato in una nota di essere favorevole a una misura che, per un periodo limitato, aumenti gli sconti di pena già esistenti per i detenuti che abbiano avuto un comportamento irreprensibile. Ci può dire come si è fatta strada in lei questa presa di posizione?
Non c’è stata da parte mia una modifica del mio pensiero, perché per me rimane fermo il concetto della certezza della pena e che chi sbaglia deve pagare. E non ho mai apprezzato in maniera particolare indulti e amnistie. Si tratta di avere a cuore, oltre alla certezza della pena, anche le condizioni di vita dei detenuti. Sono un avvocato penalista e ho sempre avuto questa impostazione. Ricordo che un mio detenuto morì in carcere bruciato vivo perché un extracomunitario suo compagno di cella aveva dato fuoco al materasso per protestare contro il sovraffollamento. E stiamo parlando di trent’anni fa o più. Rimase imprigionato nelle fiamme, morì e io andai a verificare dentro il carcere e feci delle dichiarazioni che assomigliano a quelle di oggi. Non ho quindi avuto bisogno di fare una profonda riflessione, quando ho visto Giachetti e la Bernardini: li ho incontrati perché avevo già queste idee.
Nel suo partito, però, potrebbe essere definita una posizione eretica.
Nel partito c’è grande considerazione per la dignità del detenuto in carcere, però si fanno anche altre considerazioni che hanno diritto di esistere. C’è chi è assolutamente in linea con quello che ho detto io e c’è chi dice anche che si pone il problema dell’opinione pubblica: magari pensa che in carcere ci siano meno persone di quante ce ne dovrebbero essere e che tutti i benefici che hanno i detenuti siano eccessivi, e che questi benefici li portano a scontare meno pena di quella comminata. Io ho cercato di dire che il problema è diverso: molto è stato fatto nelle carceri. Oggi ci sono tanti servizi che, quando ho cominciato a fare io l’avvocato, non c’erano. Penso alla pizzeria, alla sala musica, alla palestra. Tutto bello, ma se poi metti sei persone nella stessa cella dove ce ne potrebbero entrare due o tre, allora tutti gli sforzi diventano inutili. C’è quindi bisogno di coprire il tempo necessario a realizzare un vero piano carceri, che il Governo mi ha detto di volere fare in due anni, con una norma che valga solo per determinati casi, che faccia leva sugli sconti di pena per chi non ha compiuto reati gravi e abbia avuto una condotta perfetta. Ovviamente tengo in debita considerazione le obiezioni che vengono non solo dal mio partito ma da una larga parte di opinione pubblica, anche di quella che non vota il mio partito.
Noi parliamo nelle nostre pagine spessissimo di episodi di cronaca in cui gli avvocati sono minacciati. Un avvocato, ad esempio, che difende un accusato per stupro o per omicidio spesso diventa preda degli hater, sotto la spinta del clamore mediatico. C’è ormai nell’opinione pubblica questa tendenza secondo cui alcuni imputati non dovrebbero avere diritto alla difesa. Ci sono sempre più avvocati sotto scorta.
È assolutamente un grande problema, a cui a volte hanno concorso anche certi comportamenti un po’ troppo disinvolti di alcuni miei colleghi. Ma questo è marginale: la verità è che c’è un’insofferenza generalizzata per il diritto di difesa. Questa cosa sta superando la soglia di tolleranza in uno Stato di diritto, la cui regola basilare è che tutti hanno diritto a una difesa tecnica. Il giudice ha studiato, il giudice conosce la legge, e anche il pubblico ministero, che è quello che sostiene l’accusa, ha studiato, conosce gli atti più dell’avvocato. Se non ci fosse un difensore, ci sarebbe una enorme disparità nei confronti di un imputato non ancora condannato che potrebbe essere innocente, come in molti casi, e che non ha quelle conoscenze tecniche. Da lì nasce, in qualunque Stato di diritto, la necessità, l’obbligo non solo giuridico ma prima di tutto morale, di dotare qualsiasi imputato di una difesa tecnica affinché vi sia una voce competente a sostenere le ragioni di chi è accusato. Io non mi sono mai trovato in difficoltà a difendere persone ritenute responsabili di reati che naturalmente mi facevano obbrobrio. Se da avvocato difendo uno che ha rapinato una banca, mi pare ovvio che non sono d’accordo nel fare le rapine in banca, ma può anche darsi che chi è accusato di avere fatto una rapina in banca sia innocente. Tutti hanno bisogno e hanno diritto ad avere un avvocato sempre e comunque, se non altro per sapere quale sia l’entità giusta della pena da infliggere.
Vorrei chiudere con una nota di leggerezza parlando di politica e calcio. Le volevo chiedere se avrebbe barattato la sconfitta a un’elezione o a un referendum con la vittoria della Champions da parte dell’Inter
Di sconfitte elettorali ne ho subite talmente tante nella mia lunga carriera, che una più una meno... ho già dato quanto a sconfitte. Comunque se mi dicessero che possiamo rifare la partita, allora sarei pronto a barattarla mettendo in discussione la mia personale candidatura...