Stavolta pare che il Taser arrivi davvero. Sta lì in stand by dal 2014, quando la pistola elettronica in dotazione alle forze dell’ordine fu introdotta, sulla carta, con un emendamento al decreto sulla sicurezza negli stadi fortemente voluto dall’allora ministro degli Interni Angelino Alfano. Per ora l’uso sarà molto contenuto: 30 pistole in tutto da dividersi tra poliziotti, carabinieri e finanzieri delle 11 città scelte per la sperimentazione su tutto il territorio nazionale. Niente a che vedere con le migliaia di ordigni elettronici adoperati negli Usa ( e in un centinaio di altri Paesi) non solo dalle forze dell’ordine ma anche dalle agenzie private.

Il significato di quella strana sigla che nel dubbio tutti finiscono per pronunciare teaser, come se invece di un’arma quasi letale si trattasse di una ragazzotta provocante, è bizzarro. Sta per Thomas A.

Swift’s Electric Rifle. Tom Swift, personaggio di un ciclo di romanzi di fantascienza scritti all’inizio del XX secolo, era l’eroe d’infanzia di Jack Cover, ricercatore della NASA che nel 1969 iniziò a lavorare sull’ordigno che, a contatto con il corpo umano, provoca un shock elettrico stordente.

Realizzato per la prima volta nel 1974 e poi via via perfezionato, il Taser è in dotazione alla polizia americana dagli inizi del XXI secolo ed è adoperato oggi da 107 Paesi per un totale di circa 15mila agenti dotati di “pistola elettronica”. Dal 2007, però, è considerato ufficialmente “strumento di tortura” dall’Onu.

Esistono in commercio cinque modelli diversi di Taser, tutti prodotti dalla Axon. Non è chiaro quale sarà quello adoperato in Italia.

Probabilmente si tratterà dell’X2, uno dei due modelli in dotazione alla polizia americana. Tutti i modelli lanciano due elettrodi, collegati al dispositivo con fili lunghi 8 metri, che bucano i vestiti e trasmettono una scarica elettrica pari a 50mila volt per 5 secondi. La legislazione italiana dovrebbe però imporre una scarica di durata più breve. Il modello X2 contiene due cariche e negli Usa è fornito della micidiale modalità d’uso detta “Drive Stun”, che permette di adoperare il Taser anche direttamente a contato della soggetto preso di n l’obiettivo in questo n di stordire ma di re dolore. Non è però e in Italia questa à, quella che più di ogni alifica l’arma inventata Cover come strumento a, verrà abilitata.

mente il Taser è rato arma non letale.

nifica però che non sia sa e che non faccia Nel 2012 un rapporto di y International contava 0 vittime a partire dal ggi i morti sono poco ille negli Usa e in Il pericolo principale essere costituito dalla reazione anismo alle scariche a dello stato di salute.

i decessi sarebbero vocati da attacchi di Ma evidentemente non è e sapere in anticipo se il o colpito è in buona meno, e proprio questo cherebbe il rischio dell’uso della pistola elettronica. Gran parte delle vittime è stata registrata come affetta da sindrome da “Excited Delirium”, una crisi acuta che provoca violenza, moltiplicazione delle forze e totale incontrollabilità del soggetto. E’ una diagnosi che però va presa con le pinze. Si tratta infatti di un disturbo, provocato da malattie mentali o da abuso di stupefacenti, non riconosciuto da tutta la comunità scientifica e certamente addotto in molti casi a giustificazione per decessi dovuti invece semplicemente a violenze poliziesche ed è probabile che sia stato adoperato come giustificazione per l’uso, rivelatosi poi fatale, del Taser da parte della polizia.

Secondo le stime di Amnesty, il 90% delle vittime del Taser erano disarmate e la percentuale sarebbe in crescita con un raddoppio dei casi letali negli ultimi due anni. Negli usa lo Stato con il più alto numero di vittime è la California, seguito dalla Florida e dal Texas. Va anche rilevato che non sempre la pistola elettronica basta a mettere fuori combattimento il soggetto colpito. Nel 2015 la Corte suprema annullò, riconoscendo l’infermità mentale, la condanna a morte ai danni di un homeless ex marine ed ex poliziotto, Humberto Delgado.

Fermato mentre si aggirava con un carrello della spesa, Delgado era fuggito. Colpito dal Taser aveva retto lo shock, probabilmente perché indossava diversi strati di indumenti, e ucciso il poliziotto che lo aveva colpito.

Quello sulle vittime della scarica elettrica è però un dato che va ponderato con attenzione. Negli Usa la polizia ha il grilletto facile: le vittime si aggirano sul migliaio ogni anno. Di conseguenza è plausibile la tesi secondo cui il Taser avrebbe salvato più vite di quante non ne abbia compromesse e che la soluzione al problema dei colpi letali sia nella messa a punto di ordigni più sicuri. Del resto in Italia l’accelerazione sull’avvio della sperimentazione è stato deciso dopo il caso del sudamericano ucciso a Genova dopo che aveva ferito un agente. L’uso del Taser avrebbe potuto in quel caso evitare il ricorso all’arma da fuoco.

Il punto critico è la differenza tra la situazione italiana e quella degli Usa. La polizia italiana, fortunatamente, spara molto meno di quella a stelle e strisce. I morti, come nei casi Cucchi e Aldovrandi o magherini ( unico caso di “Excited Delirium” sinora in Italia), sono invece a forte sospetto di maltrattamenti. Il Taser, soprattutto se dotato di “Drive Stun” potrebbe rivelarsi davvero un rimedio peggiore del male.