È la lotta non violenta delle donne a spaventare il regime iraniano. Donne la cui ribellione mette in crisi, giorno dopo giorno, «l’identità del governo». Tra queste donne c’è Nasrin Sotoudeh, avvocata per i diritti umani, nemico pubblico numero uno della Repubblica islamica, che domenica, al funerale della giovane Armita Garavand, pestata a morte per non aver indossato il velo a soli 16 anni, si è accanita di nuovo contro chi non accetta lo status quo. Sotoudeh è finita in carcere, accusata dall'autorità giudiziaria del regime islamico di cospirazione assembleare contro la sicurezza nazionale, propaganda contro il regime e attentato all'ordine pubblico. Ma ha rifiutato ancora una volta di indossare il velo, anche dopo le botte e la privazione del sonno. E finché avrà voce, ci racconta il marito Reza Khandan, ex prigioniero politico, la sua battaglia affinché i diritti vengano rispettati andrà avanti. «L’unico modo per salvare il nostro Paese e il Medio Oriente, sempre caotico e dilaniato dalla guerra - ha dichiarato Khandan -, è rafforzare i movimenti non violenti come “Donna, vita, libertà”. Tuttavia, quanto più pacifiche e non violente sono le proteste, tanto più violenta e crudele sarà la reazione del governo e dell'apparato di repressione».

Lei ha avuto modo di parlare con sua moglie dopo l’arresto. Cosa le ha detto su quanto avvenuto?

Mi ha raccontato che i presenti sono stati aggrediti, picchiati, gettati a terra, presi per i piedi e trascinati sulle pietre del cimitero. Le loro teste sono andate a sbattere contro il terreno, le lapidi e tutto ciò che c’era. Certo, so che censura un po’ il suo racconto per non farci preoccupare. Ma questo mi sembra già abbastanza.

Ha riportato delle ferite?

Ci sono lividi su diverse parti del suo corpo. Ma ciò che mi preoccupa maggiormente è il suo mal di testa e il gonfiore dietro la nuca.

Nel mirino del regime iraniano ci sono soprattutto le donne. Perché spaventano così tanto il potere?

Naturalmente va detto che il numero degli uomini arrestati non è stato insignificante. C'erano 30 uomini e 32 donne detenuti nel centro di detenzione di Vozara o della polizia morale. Ma questo governo deriva e definisce la propria identità in termini di sottomissione delle donne e la rivolta delle donne contro questa dominazione è ciò che minaccia la sua identità. Inoltre, la protesta delle donne assume una forma più civile ed è non violenta. Le dittature hanno più facilità a combattere i gruppi armati che i movimenti non violenti.

Com’è la prigione in cui si trova Nasrin?

Mia moglie si trova attualmente nella prigione di Qarchak, nella quale era già stata in precedenza. Non è nato immediatamente come un carcere: si trattava di un allevamento di bestiame e da tempo veniva utilizzato come ricovero per tossicodipendenti. Con piccole modifiche, ora è diventata la più grande prigione femminile dell'Iran. È una prigione senza norme, sporca e sudicia, con la puzza di liquami, spazi strettissimi e irrespirabili, una gestione atroce e servizi limitati.

È riuscito a parlare con le persone che sono state rilasciate? Cosa le hanno detto?

Sì, ho parlato con almeno una persona. Non solo è stata picchiata, proprio come mia moglie, ma anche torturata nel centro di detenzione della polizia morale. Nasrin ha cercato di andare in suo soccorso, ma è stata spinta via con tutte le forze, con un colpo sul petto. Inoltre sono stati tenuti svegli fino al mattino e non è stato loro permesso di dormire dopo una giornata molto stressante, che aveva incluso aggressioni fisiche.

Nasrin continuerà la sua battaglia in difesa dei diritti? Cosa le dà tanta forza, nonostante tutte le sofferenze che ha patito?

Farà tutto ciò che è in suo potere, ma a prescindere, tutti gli esseri umani hanno limiti fisici ed emotivi. Ciò che le dà così tanta forza e potere è che non sopporta che i diritti delle persone vengano calpestati. Semplicemente non può rimanere in silenzio.

Anche dopo il suo rilascio sua moglie ha continuato a condannare il regime pubblicamente e le sue parole hanno spesso ottenuto una risonanza mondiale. È mai stata minacciata o ha subito ritorsioni per questo?

Durante il periodo in cui era fuori di prigione, ogni volta che faceva una dichiarazione, rilasciava un'intervista o faceva qualcosa di speciale, veniva minacciata di essere riportata in carcere, in un modo o nell'altro.

Il giorno del suo arresto sua moglie ha continuato a rifiutare il velo, anche una volta arrivata in Tribunale. Ciò ha impedito che le procedure si svolgessero in modo ordinario e il mandato di arresto le è stato consegnato in maniera atipica. Cosa comporta questo?

Nasrin e la sua amica, Manzar Zarrabi (familiare di alcune delle vittime volo 752 della Ukraine International Airlines, abbattuto l'8 gennaio 2020 pochi minuti dopo il suo decollo dall'aeroporto Internazionale di Teheran-Imam Khomeini dal Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane, ndr), non indossavano il velo. E non potevano costringerle a farlo nel centro di detenzione. Di conseguenza, non potevano portarle in Tribunale per l'interrogatorio. Sono state trattenute in macchina per ore fuori e alla fine sono stati consegnati loro i moduli del questionario del pubblico ministero da compilare in macchina. Non hanno ceduto alle loro minacce e non hanno indossato l'hijab da nessuna parte. E tutto questo è molto importante per l’avanzamento del movimento “Donna, vita, libertà” e nella lotta contro l’obbligo del velo.

Il regime ha posto fine alla vita di giovani donne, come Mahsa e Armita. Quante altre vittime dovranno esserci prima che questa follia abbia fine?

Non so quante altre Mahsa e Armita ci saranno. Ma so che questo governo, un giorno, dovrà finire.

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