La giustizia internazionale interviene con tempi un po’ più lunghi, ma interviene sempre. Di questo è certo Mark Ellis, direttore esecutivo dell’International Bar Association (IBA), organizzazione fondata nel 1947 che riunisce avvocati e ordini forensi di oltre 170 paesi.

«L'arresto e la consegna di Putin alla Corte penale internazionale – spiega al Dubbio Ellis - non dovrebbero avvenire a breve. La storia però ci insegna che i leader accusati di crimini atroci alla fine si trovano sempre al cospetto dei giudici. Lo dimostra quanto accaduto con capi di Stato diventati poi criminali di guerra, come Slobodan Milosevic, Charles Taylor, Muammar Gheddafi e Omar Al Bashir».

Secondo l’esponente dell’IBA, il provvedimento della Corte penale internazionale del 17 marzo scorso sta cambiando anche «la narrativa attorno a Putin all'interno della stessa Russia». «Per gli oppositori del suo regime – aggiunge -, il mandato d'arresto potrebbe rafforzare lo scenario futuro, vale a dire quello di una Russia post- Putin».

Direttore Ellis, il mandato d'arresto internazionale contro Putin è un primo, grande risultato per la giustizia internazionale?

Sicuramente ed è un fatto che riguarda tanto l’Ucraina quanto la comunità internazionale. Per il popolo ucraino Putin è considerato il principale responsabile dei crimini che si sono consumati e che si stanno consumando in quel paese, aggredito più di un anno fa. Per la comunità internazionale il mandato d'arresto ribadisce che i principi di giustizia e di responsabilità sono alla base dell'ordine legale mondiale e che meritano di essere sempre difesi. Il mandato d’arresto nei confronti di Putin è una pietra miliare nel percorso per individuare le responsabilità connesse a crimini atroci. Inoltre, il mandato d’arresto rafforza il principio secondo cui, indipendentemente dalla loro influenza, grado o posizione, anche i più potenti possono essere ritenuti responsabili di gravi crimini.

È stato attivato dunque un meccanismo irreversibile?

Non si torna indietro dal mandato d'arresto contro Putin. Il presidente russo limiterà i suoi viaggi, poiché rischia di essere arrestato e consegnato alla Corte penale internazionale ogni volta che metterà piede fuori dalla Russia. I 123 Stati firmatari dello Statuto di Roma sono obbligati ad eseguire il mandato. Inoltre, l’Aja può chiedere a qualsiasi Stato non facente parte della Cpi di fornire assistenza sulla base di un accordo ad hoc.

Dallo scoppio della guerra, l'International Bar Association ha chiesto l'intervento della giustizia internazionale. La sua organizzazione ha svolto un ruolo importante?

La giustizia penale internazionale va ben oltre i Tribunali penali internazionali. La Cpi fungerà da Tribunale di ultima istanza, complementare alla giurisdizione nazionale, e perseguirà i maggiori responsabili dei crimini di guerra. La stragrande maggioranza dei casi sarà trattata dai Tribunali nazionali ucraini. Inoltre, in base al principio della giurisdizione universale, gli Stati che hanno implementato il principio nel proprio ordinamento giuridico interno possono anche portare avanti indagini e azioni penali contro gli autori di crimini atroci. A questo proposito, si potrebbe paragonare la situazione attuale come quella verificatasi all'indomani della Seconda guerra mondiale. Mentre i capi del regime nazista vennero portati davanti al Tribunale militare internazionale, durante il processo di Norimberga, migliaia di processi “minori” ebbero luogo in paesi come Germania, Francia, Polonia e Australia, svolti dai Tribunali nazionali.

L’avvocatura ucraina, sin dallo scoppio della guerra, ha chiesto di perseguire Putin. L’incriminazione di Putin è anche merito di un lavoro costante degli avvocati?

Quando le forze russe si sono ritirate dalla regione di Kiev alla fine di marzo 2022, sono emerse rapidamente le prove di tanti crimini. In quella occasione è stata creata una rete di collaborazione ad hoc, comprendente entità nazionali e internazionali, incluso il progetto dell’app “eyeWitness to Atrocity” dell'IBA ( si veda anche Il Dubbio dell’ 8 marzo 2022, ndr), che ha iniziato a documentare i numerosi casi di crimini consumati sul territorio dell’Ucraina. Ad oggi, tramite l'app sono state ricevute più di 35.000 segnalazioni, tra fotografie e video, con fascicoli inviati alla Commissione internazionale d'inchiesta sull'Ucraina incaricata dalle Nazioni Unite.

La rete degli avvocati dell'IBA ha offerto supporto per l'Ucraina fornendo consulenza pro bono in varie aree, come antitrust, danni ambientali, crimini di guerra e recupero di beni, oltre ad ospitare discussioni in webinar e intervistare, per conoscere le loro esigenze, gli avvocati ucraini che continuano a lavorare nel loro paese.

Insomma, un grande gioco di squadra?

Proprio così. Si aggiunga pure che gli avvocati stanno lavorando per raccogliere prove di potenziali crimini, supportati da squadre investigative internazionali e dalla Corte penale internazionale. In un discorso ai delegati dell'IBA, nell'ottobre 2022, il presidente dell’Ucraina, Zelensky, ha sottolineato il ruolo degli avvocati. Emblematiche furono le sue parole: “Gli avvocati porranno fine a questa guerra, dopo i militari, dopo i politici. Proprio loro, gli avvocati'. È necessario che gli avvocati siano attrezzati e abbiano le competenze necessarie anche per condurre le difese contro i presunti autori di crimini nei processi interni. Il diritto a un giusto processo è fondamentale, come è essenziale garantire gli standard internazionali di equità e imparzialità. L’Ucraina ha tutto l’interesse a dimostrare pure alla comunità internazionale che i processi celebrati lì siano equi. La Russia invece non ha questo interesse.