«Il Pd uscirà massacrato dal terremoto in corso a Bari» e «il mega pasticcio lo ha fatto Emiliano, che è un po’ la brutta copia di De Luca». Aldo Giannuli, politologo e direttore dell’Osservatorio Globalizzazione, commenta con toni poco indulgenti le vicende che stanno scuotendo la politica barese.

Dopo il caso Bari, Pd e Movimento 5 Stelle sono ai ferri corti: pensa che la frattura sia ancora ricomponibile?

Innanzitutto occorre dire che il malessere non è soltanto nel centrosinistra. È il meccanismo della legge elettorale a essere sbagliato, il maggioritario non ha mai funzionato in questi trent’anni e il risultato è che abbiamo delle finte coalizioni, visto che anche la destra obiettivamente è un accrocco messo insieme per vincere le elezioni ma poi ognuno va in ordine sparso. Dunque anche Pd e M5S a livello nazionale finiranno insieme, è nella logica delle cose: cercheranno di prendere più voti possibili e poi la sera stessa dei risultati andranno ognuno per i fatti propri. In fondo il campo largo non è mai esistito, non per particolari divergenze politiche, visto che nessuno ha una minima idea su cosa voglia dire fare politica, ma perché si tratta di cordate di ceto politico rivali che cercano disperatamente una propria clientela.

Eppure il Pd, che si autodefinisce perno del campo largo, si fa spesso trascinare dal M5S, basti pensare alla Sardegna, o a quanto sta accadendo proprio a Bari...

In altri tempi ci sarebbe stato il socio di maggioranza, che di solito era il Pd, e altri partiti che facevano da cespugli. Ora ci sono due forze politiche sostanzialmente equivalenti e quindi costantemente in sfida. Bari non porterà alla rottura tra Pd e M5S ma è un sintomo del fatto che il ceto politico, dal punto di vista della competenza, è perfettamente alo stesso livello: nessuno sa fare niente. Poi certo, il caso Bari ha la sua particolarità.

Quali?

Prima di tutto diciamo che il mega pasticcio lo ha fatto Emiliano, scaricando poi tutto sulla giunta comunale e su Decaro. C’è stato un modo di gestire le cariche istituzionali, per due mandati in Comune e altrettanti in Regione, inaccettabile. Emiliano è da vent’anni il personaggio principale della politica barese e pugliese, e se il primo mandato in Comune fu decente, già nel secondo si intravedevano i primi guai. Fino alla gestione indecente della Regione, con l’accoglimento del trasformismo da destra causa degli attuali problemi. Possiamo dire che Emiliano sia la brutta copia di De Luca, che ha le sue uscite folk- populiste ma governa bene e sostiene battaglie giuste, come quella contro l’Autonomia. La verità è che Emiliano vuole candidarsi alle Europee e teme Decaro come concorrente.

In tutto ciò si inserisce l’omicidio del nipote del boss Capriati: lo intende come un messaggio alla politica?

È un fatto certamente molto allarmante. Conosco la città e le tribù mafiose che vi albergano, comprese le differenze antropologiche che ci sono e che rispecchiano due quartieri principali: Bari vecchia, quartiere dei Capriati, e Japigia, regno dei Parisi. Tendenzialmente sono un po’ perplesso sul fatto che siano stati i Parisi a uccidere il nipote di Capriati, perché Parisi è certamente il boss più “accorto” dal punto di vista degli omicidi. Ma occorre ragionare anche sul fatto che l’attacco contro Decaro è partito da uno dei suoi affiliati. Insomma, ho l’impressione che sia in corso un terremoto nella malavita barese che si ripercuote anche sulla politica.

E che ha colpito in primis il sindaco, con l’arrivo della commissione ministeriale e quello che ne deriva.

Il povero Decaro non ha niente da rimproverarsi perché è quello che si è dato più da fare nella lotta contro la criminalità organizzata, ma attenzione: sono più di 35 anni che Bari sta avendo un ruolo importante come punto di snodo della malavita nel Mediterraneo. Da dirigente sindacale cercai di portare all’attenzione il fatto che ci sono 800 attività finanziarie tra Bari e provincia, con tutto il traffico che ne deriva. Molti fili della mafia balcanica, da quella albanese a quella kosovara, fino a quella turca, portano a Bari.

Pensa che si arriverà a una scontro frontale tra destra e sinistra per le Comunali o Pd e M5S correranno divisi?

Secondo me la destra, che non ha trovato ancora un candidato ufficiale, vuole prendere tempo, e in questo senso l’ipotesi commissariamento potrebbe tornargli utile. Detto ciò, è probabile che il Pd andrà avanti sul nome di Vito Leccese, ex deputato verde che conosce molto bene la macchina, e il M5S proseguirà con un candidato molto particolare come Michele Laforgia, che io conosco bene e che stimo. Ma che certo non viene dalla cultura M5S. Il padre era di provenienza socialista, poi passò al Pds e il figlio è esponente della sinistra barese. C’è un pezzo di elettorato che in teoria sarebbe Pd e che sta con Laforgia, sostenuto anche da Avs e da Nichi Vendola.

Insomma, pensa che il Pd dovrebbe ripensare la sua strategia?

Il Pd prenderà sicuramente delle botte, sia per la rottura con il M5S sia perché Laforgia gli porterà via dei voti. A ciò bisogna aggiungere che, piaccia o no, il Pd è la parte più toccata dallo scandalo. Decaro non c’entra nulla, ma Emiliano che se ne esce ricordando l’incontro con la famiglia Capriati non fa altro che peggiorare le cose. I dem usciranno massacrati da questa vicenda.