Il Cnf non intende entrare nella vicenda riguardante la pubblicazione da parte di organi di stampa di affermazioni riferibili al sottosegretario Gennaro Migliore, e da questi smentite, in tema di applicazione del regime di carcere duro.Ritiene invece di dover richiamare l’attenzione sul fatto che la funzione della pena e la sua esecuzione nei secoli sia stata al centro di studi e dibattiti e approfondimenti culturali ad opera di vari settori del sapere, dai giuristi, ai filosofi, dagli studiosi della psiche a quelli delle dinamiche sociali, dagli intellettuali agli operatori del settore, e così via.Non può negarsi che gli sviluppi di queste analisi abbiano fissato una netta distinzione tra sistemi sociali civili, basati sul rispetto della dignità umana, e sistemi che, in nome di varie ideologie, pongono al centro dei propri valori la punizione, magari esemplare, prima che il riconoscimento della persona.La scelta di civiltà è tanto più difficile e impopolare quanto più socialmente inaccettabile sia stato il comportamento del reo, ed è fuori di dubbio che di fronte a certi crimini e a certi pericoli per la collettività, sia “complicato” riconoscere al reo quel trattamento umano negato nei casi peggiori dallo stesso alle proprie vittime, così come è fuori di dubbio che di fronte a certi fatti delittuosi la tentazione emotiva della “vendetta” sia difficile da governare con la ragione.Tuttavia la differenza tra la realizzazione di una società avanzata che rispetta l’individuo, chiunque esso sia, e una società incline alla “vendetta”, è tutta qui.I pericoli insiti nel secondo modello sono molti, primo fra tutti lo sgretolamento dell’idea di uno Stato custode e garante dei diritti di tutti.Sarebbe importante che su questi temi non ci si scontrasse e invece si lavorasse a soluzioni di civiltà che non calpestino mai il principio di umanità, e che, d’altro canto, abbiano presente anche l’importanza di risposte rassicuranti che lo Stato deve saper dare ai propri cittadini.Ecco perché il Cnf continua ad impegnarsi nella difesa di una democrazia dei diritti con al centro la persona, non lasciando solo chi, nell’esercizio della propria responsabilità politica e di governo, come, fra gli altri, il ministro Orlando e il sottosegretario Migliore, o chi, nello sviluppo del proprio impegno sociale, come tante associazioni, pensatori ed operatori, vuole guardare in tale direzione.*Presidente del Consiglio nazionale forense