Un Pm, in seguito a una denuncia, affronta il caso di un tentato sequestro di persona. Anzi, sequestro di bambino. Indaga, e abbastanza in fretta accerta che contro l'indiziato non c'è niente. E' un'indiziato senza indizi. Quindi lo libera. Evitando in questo modo la clamorosa persecuzione di un malcapitato.E' veramente molto improbabile che il magistrato in questione, che è una donna e opera a Ragusa, abbia preso la vicenda sottogamba.Nessuno prende sottogamba il possibile sequestro di un bambino. Infatti la Pm ha interrogato l'indiziato per sette ore filate, e poi ha interrogato i parenti della presunta vittima, e i testimoni, e alla fine non ha avuto dubbi. L'indiziato stava giocando con la bambina e non aveva nessuna intenzione di sequestrarla né ha provato a farlo.L'indiziato era indiano. Aveva un decreto di espulsione, e dunque non doveva stare su quella scogliera. Pare che avesse anche precedenti penali per uso di droga e furto di rame. Queste circostanze, nell'opinione pubblica, sono indizio o addirittura prova di colpevolezza. Niente di strano. Nel clima nel quale viviamo - creato dalla stampa, dalla Tv, dalle polemiche politiche, dal populismo - è abbassata normale che l'opinione pubblica ritenga colpevole di qualunque reato possa essere accusato chi abbia delle colpe precedenti. Per esempio il furto di rame, per esempio il mancato espatrio, ma anche l'uso di droga e, alla fin fine, persino l'essere indiano, che magari non sarà proprio una colpa sancita dalle leggi, ma insomma... Se ha rubato rame, è probabile che possa rubare anche bamnbini. Se è indiano...Non è stata però solo la cosiddetta opinione pubblica a scagliarsi contro la magistrata e contro la Procura. Sono stati i giornali, gli opinionisti e un bel numero di politici. Che hanno persino chiesto l'intervento del Ministro, il quale a un certo punto si è sentito in dovere di inviare gli ispettori, per ristabilire un po' di calma e accertare la verità. C'è un ex grillino, consigliere comunale, che ha signorilmente definito una "merda" l'indiano e altrettanto "merda" la magistrata che lo ha scarcerato.Potremmo liquidare questo episodio come un ordinario episodio di isteria collettiva. Succede spesso, specie quando qualcuno grida a reati particolarmente odiosi, come il sequestro dei bambini. Sono reati molto molto rari, però tenutissimi. E quindi spesso succede che una paura, un'incertezza, un'incomprensione, portino a gridare al rapimento, o al pedofilo, anche quando non è vero. Basterebbe pensare alla leggenda infondata, eppure incrollabile da decenni e da secoli, secondo la quale i rom (anzi: gli zingari) hanno tra le loro attività quella di sequestrare - chissà perché - i bambini. Il fatto che negli ultimi cent'anni, in Italia, non sia stato accertato neanche uno -neanche uno - episodio di rapimento o tentato rapimento di bambini da parte dei rom, non serve in alcun modo a intaccare la leggenda e la paura (con la conseguenze di tipo razzista che questo meccanismo psicologico comporta).Qui però il caso è leggermente diverso. Perché c'è di mezzo un magistrato. E entra in gioco l'idea popolare di magistrato, e quello che l'opinione pubblica si aspetta da un magistrato. Si aspetta che il magistrato arresti e condanni. Un buon magistrato arresta e condanna, e dunque fa giustizia. Perché la giustizia è questo: condanna. Se un magistrato scarcera o assolve è un pessimo magistrato, perché fa esattamente l'opposto di quello che dovrebbe fare. Pochissimi prendono in considerazione l'ipotesi che "non condannare" un innocente sia il massimo grado di giustizia, e che arrestare un innocente, viceversa, sia il fallimento completo della giustizia. Le sentenze dei grandi processi - quelli dei quali si sono occupati giornali e Tv - se sono di assoluzione, sono accolte al grido di "vergogna". I giornali si scandalizzano, indicano i magistrati al ludibrio. Lasciano intendere che, per qualche ragione misteriosa, sono complici.Tutto questo è il risultato di molti anni di azione diffusa giustizialista. Che ha coinvolto quasi tutti gli strumenti di orientamento - o addirittura di dominio - dello spirito pubblico: giornali, Tv, organizzazioni culturali, politiche, morali. Quasi al gran completo l'intellettualità italiana è su queste posizioni. E le principali organizzazioni della magistratura - in particolare l'Anm - non fanno nulla per contrastare questa ondata di "spasimo" forcaiolo. Anzi, spesso agevolano lo spargersi di queste idee, accarezzano il giustizialismo.Ciononostante ci sono dentro la nostra magistratura le eccellenze e le donne e gli uomini capaci di sfidare il conformismo e di applicare con coscienza e saggezza la legge. Ma per fare questo devono avere molto coraggio, diventare sommamente impopolari, affrontare un muro di ostilità. Che viene da chi? Dalla forma più diffusa e ampia del legalitarismo: quello che odia la legge e la legalità O meglio, che considera la legalità una forma di potere al di sopra della legge, garantita e imposta da un etica superiore, nella quale il sospetto è il "signore" e la punizione è l'espressione di una sorta di divinità in grado di purgare la società e far trionfare il bene. E' il legalitarismo antilegalitario, che ha fatto strame del diritto e oggi dilaga, maggioritario, fin dentro il parlamento. Questo legalitarismo antilegalitario è il nemico vero della democrazia, e per combatterlo occorrerebbe una mobilitazione anche della magistratura. Servirebbero molti Pm come quelli di Ragusa.