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Gianluca Zuddas/LaPresse
«Quando mi sposto da Roma o sono ad Avellino o a Pescara, e quindi conosco come le mie tasche sia l’una che l’altra». Gianfranco Rotondi risponde dall’auto che lo sta portando in giro per l’Abruzzo, lui che di voti racimolati nelle ultime ore e comizi per convincere gli indecisi se ne intende da decenni. Durante la Prima Repubblica si spendeva per la Dc, oggi, che pure è alla Camera sotto le insegne di FdI, lo stesso. O meglio, per la sua “Dc con Rotondi”.
Onorevole Rotondi, dopo il voto sardo c’è il rischio di una sconfitta del centrodestra anche in Abruzzo?
Rifuggo la narrazione di un agguato del quale il centrodestra sarebbe stato vittima in Sardegna e ora rischierebbe di esserlo in Abruzzo. Semplicemente stiamo facendo i conti con una realtà politica modificata rispetto alle Politiche. In quel caso l’opposizione era divisa in tre, con un polo di centro, il Pd e il M5S. Il campo largo ha poi ripristinato il bipolarismo e quindi i turni regionali sono diventati più simili a un ballottaggio. Da qui le difficoltà del centrodestra ma non c’è niente di nuovo sotto il sole: prima che i Cinque Stelle spaccassero il centrosinistra lo scenario sardo e abruzzese erano la regola.
Il campo largo in Abruzzo è larghissimo e sostiene Luciano D’Amico, un candidato considerato “forte”. Teme possa replicare quanto fatto da Todde in Sardegna?
Alle elezioni regionali il voto personale del candidato è relativo, ancor più in Abruzzo visto che non c’è il voto disgiunto. La stima per D’Amico, che nutriamo anche noi del centrodestra, non abilita a governare la pessima coalizione che lo sostiene. Marsilio non è stato un governatore inerte. Ha messo in moto gli investimenti, ha creato un intreccio virtuoso con il governo nazionale e ha portato soldi all’Abruzzo. Parliamoci chiaro, oggi si riparla di alta velocità ferroviaria, tema che che prima era considerato una chimera.
In Sardegna è mancato qualche migliaio di voti per la vittoria del centrodestra: potrebbe replicarsi un testa a testa anche in Abruzzo?
Sono abituato a fare autocritica, non a giudicare gli altri. Quindi non so quali voti siano mancati in Sardegna, dico che anche il contributo della DC è stato al di sotto delle sue possibilità. La mia lista ha preso 2500 voti scarsi ma ha perso ben 13 candidati dopo che il Tar ha esaminato il ricorso di Cuffaro. Le beghe interne alla DC hanno modificato il voto, perché la mia lista avrebbe preso molto di più Di certo non da noi è arrivato il voto disgiunto perché noi vogliamo andare sempre al governo e quindi abbiamo votato anche il candidato governatore.
Pensa che i dissidi interni tra Lega e Fd’I potrebbero emergere in modo palese in caso di sconfitta di Marsilio?
Ho fatto parte di governi di coalizione, ne ho sostenuti tanti e combattuti altrettanti. Le assicuro che questo è il governo di coalizione con i rapporti migliori tra i partiti che ne fanno parte. Non immagina nemmeno cos’era il centrodestra ai tempi in cui sedevo al governo, peraltro assieme a Giorgia Meloni. La quale ora tiene assieme sensibilità diverse e ha la fortuna di avere due vice che si stanno caricando sulle spalle la responsabilità di governo facendo anche sacrifici. Poi ci siamo noi democristiani che accompagniamo la processione senza essere parte del governo, che per la DC è quasi un rito sacrificale.
I sacrifici di Tajani, che ha rivitalizzato Fi, sono diversi da quelli di Salvini, alle prese con le beghe interne alla Lega...
Che Tajani fosse bravo lo sapevo e oltretutto me lo ha detto più volte lo stesso Berlusconi. Quindi immaginavo non solo che Fi avrebbe tenuto ma che anzi sarebbe cresciuta. Salvini... beh, io sono stato il più apertamente critico nei suoi confronti quando era leader del centrodestra. Non si contano le punture di spillo che gli ho riservato, perché non ha coinvolto i partiti minori facendo solo il leader della Lega e ne ha pagato il prezzo, non riuscendo a diventare presidente del Consiglio. Dal giorno in cui ha sostenuto Giorgia Meloni però ed è entrato al governo però non ha sbagliato un solo colpo. Nella Lega gli fanno pesare la battuta d’arresto del progetto di partito nazionale, e se torna la Lega nordista i fucili di Salvini sono meno carichi. Ma sono convinto che il suo progetto possa essere ancora premiato dagli elettori.
Dopo la Sardegna Meloni ha parlato di necessaria analisi della sconfitta. Cosa le consiglierebbe?
Meloni ha una tripla responsabilità: guida il suo partito, la coalizione e il governo. In una prima fase ha preso confidenza col governo e con la coalizione, ma siccome Fd’I è il partito di maggioranza relativa ed è accompagnato da partiti minori come il mio, a metà legislatura le consiglierei di mettere la testa sulla politica. La maggioranza relativa o aspira a diventare assoluta o regredisce. D’altronde, Moro teorizzava l’ansia di non appagamento, un modo sofisticato e moroteo di dire che o si va avanti o si va indietro.
Visto che passa molto tempo a Pescara, qual è la sua impressione su queste Regionali?
Quando non sono a Roma o sono ad Avellino o sono a Pescara e quindi è quasi giusto che sia stato eletto nelle due città in cui abitualmente vivo. Secondo me la partita è ragionevolmente a favore di Marsilio, magari con un distacco minore rispetto a quello di cinque anni fa. Poi si sa che nei confronti diretti decidono le ultime ore, quando gli incerti si orientano e danno la preferenza all’uno o all’altro schieramento. Insomma, c’è da pedalare.