I miei pochi lettori sanno che ho sempre considerato il Pd non un partito ma piuttosto un aggregato politico-elettorale, cioè un contenitore che tiene insieme forze, gruppi, cordate, personalità e personaggetti che condividono una sola cosa: come arrivare e stare nelle stanze di comando, nei Comuni, nelle Regioni, nel Parlamento, nel governo.Il segretario del Pd, come presidente del Consiglio, ha una sua politica: propone leggi e riforme ricercando un rapporto diretto con gli elettori e usando il Pd come un supporto. Le correnti di minoranza operano solo discutendo e obiettando sulle leggi proposte dal governo, poi votano disciplinatamente come si fa in un partito. Così hanno votato la riforma costituzionale e la legge elettorale (salvo alcune eccezioni). Poi riprende forma l'aggregato e ognuno, sia che stia in maggioranza sia che stia in minoranza, si pone obiettivi che non collimano con quelli che dovrebbero caratterizzare un partito.I "turchi" (Orfini e altri), che sono nella maggioranza, dicono di avere un loro progetto di legge elettorale che potrebbe essere una soluzione accettabile anche per la minoranza. Ma nessuno sa cosa è questo progetto: non esiste un confronto su di un testo. Anche Speranza, della minoranza, ha un progetto di legge elettorale su cui però non si svolge nessun dibattito nel Pd. Renzi, sulla legge elettorale un giorno dice che può anche modificarla (come?), l'altro dice che l'Italicum è la legge migliore del mondo e non si tocca. Anche sulla riforma costituzionale Renzi prima dice che, se vince il NO, si dimette anche dalla vita politica, poi fa autocritica e dichiara che non intende personalizzare e, quindi, comunque vada, resta al suo posto. Infine, a Torino l'altro giorno proclama che, se vince il NO, cambia mestiere.Ancora mancano quasi due mesi di campagna referendaria per continuare con questo balletto. Il Pd come aggregato reggerà o si sfascerà con le tensioni che già si stanno verificando? Bersani, gira e rigira, voleva e vuole votare NO per dare, come tanti, un colpo a Renzi. Il quale forse non farà nulla di concreto per recuperare l'unità del Pd. Tutto è rinviato al 5 dicembre: non solo per sapere se la riforma passerà oppure no, ma se l'aggregato Pd ci sarà ancora oppure no. Dal punto di vista politico generale cosa ci sarà dopo le urne è una incognita. Quel che è certo è che i problemi del Paese, quelli economico-sociali che toccano la vita del popolo e il domani della Nazione, saranno più problemi di prima.Nella foto in alto: Lorenzo Guerini e Roberto Speranza.