Pensare di inasprire le pene, questa volta contro i minori autori di reato, rispecchia modalità che si ripetono ciclicamente per fare colpo sull’opinione pubblica, dopo alcuni fatti che hanno riempito le pagine di cronaca. «Bisogna investire nella scuola prima di tutto», dice al Dubbio Nicola Quatrano, ex magistrato penale, ora avvocato del Foro di Napoli.
Avvocato Quatrano, i fatti di questa estate potrebbero portare ad una serie di provvedimenti per contrastare la criminalità minorile. È la soluzione giusta?
Ogni anno siamo chiamati a fronteggiare una emergenza. Già questo fa capire che certe misure hanno un carattere strumentale e che hanno poco a che fare con la soluzione del problema. Siamo di fronte alle solite misure strombazzate sull’onda di certi avvenimenti per tenere buona l’opinione pubblica. Io non darei troppa importanza a queste misure che si inseriscono in una deriva manettara, tipica di un governo di destra. Non dimentichiamo, però, le responsabilità dei governi precedenti. Ci troviamo di fronte alla risposta facile da offrire all’opinione pubblica. Parlare di una ondata della criminalità non è una novità.
Rispetto ai reati commessi dai minori, si ritorna a riflettere sull’abbassamento dell’imputabilità. È una soluzione?
A mio avviso è una sciocchezza. Si tratta di un tema già affrontato altre volte. È un refrain al quale si ricorre per placare le preoccupazioni dell’opinione pubblica. Un bambino va aiutato, non va punito. Abbassare l’imputabilità significa sostituire all’aiuto e all’ascolto la punizione. C’è un motivo per cui si è posto un limite alla imputabilità. Fatti i pro e i contro, si è sempre ritenuto che fosse meglio, sotto una certa soglia di età, intervenire con l’aiuto e non con la punizione. Non penso però che quanto annunciato si farà.
Perché?
Bisognerebbe a questo punto abbassare anche l’età del consenso sessuale. Portare l’imputabilità a 12 anni significa che chi abusa di un bambino di questa stessa età non commette violenza. Vuol dire considerare un consenso maturo quello di un dodicenne. Avremo con questo risvolto della medaglia delle conseguenze e si solleverà una grande opposizione.
I minorenni violenti come si aiutano?
Può sembrare una banalità, ma le soluzioni sono la scuola, il lavoro e la disciplina sociale. Senza trascurare i buoni esempi. E gli adulti non danno affatto buoni esempi. Non mi meraviglia quindi che succedano certi fatti. Non esistono in questo ambito delle scorciatoie. Badiamo bene: va fatta anche una distinzione tra minori violenti e minori emarginati. Il Daspo annunciato, il divieto di accesso al centro cittadino, riguarda i giovani delle periferie. Una ulteriore discriminazione. Parliamo di provvedimenti che non mirano a risolvere il problema della criminalità, ma che tradiscono la loro natura classista. Non mi meraviglia, d’altronde, una impostazione del genere da parte di questo governo. I giovani che possono incorrere nel Daspo sono quelli delle periferie, italiani emarginati e immigrati, non i rampolli della piccola e media borghesia che già vivono nei centri cittadini.
Il ruolo della scuola non dovrebbe essere mai dimenticato…
Il ruolo della scuola è la lezione di Don Milani. Ne abbiamo inutilmente celebrato il centenario della nascita. Una scuola che interpreta sé stessa è come uno strumento di inclusione sociale: una scuola che consideri la bocciatura di un ragazzo come una sconfitta e non come il suo compito. Questa è la scuola di cui abbiamo bisogno. Ne parlava Don Milani cinquant’anni fa. L’Italia ne ha celebrato l’anniversario senza conoscerlo, senza fare i conti con la sua lezione. Nei quartieri napoletani, in cui succedono fatti molto gravi, andiamo a vedere quali sono i tassi di bocciatura nelle scuole. Sono spaventosamente alti. La presidente Meloni perché non è andata a vedere quali sono i tassi di bocciatura e di abbandono scolastico nelle scuole di Caivano? Il ruolo della scuola è fondamentale per educare e formare i giovani. È un investimento per il futuro.
C’è il rischio di un antagonismo sociale con i minorenni protagonisti?
Il rischio è fortissimo. Lo abbiamo visto in Francia, negli Stati Uniti, e lo vediamo in tutto l’Occidente. Quando si sceglie la strada della punizione e della repressione non ci si può aspettare altro. Abbiamo già visto qualcosa, soprattutto, nelle città del Nord. Temo che si moltiplicheranno gli episodi come quelli delle città francesi, prese d’assalto dai giovani delle banlieue. I giovani si rendono conto sulla loro pelle che certi provvedimenti sono classisti e ipocriti, che hanno soltanto la funzione di tranquillizzare l’opinione pubblica. Provvedimenti che non prendono in considerazione le necessità di ascolto e di aiuto dei giovani.
Sembra che questo governo debba necessariamente individuare un “nemico” in ambiti tra i più diversi. Cosa ne pensa?
Ci stanno portando al disastro economico e sociale, però, come ho già detto, certe situazioni non le viviamo solo con questo governo. Sono visibilissimi alcuni segnali e questo governo agisce, come si conviene ad un esecutivo di destra, selezionando i nemici, attribuendo tutte le colpe all’incapacità amministrativa e di governo a fantomatici nemici. Questa volta sono i giovani, sono gli immigrati, saranno altri in futuro. Il meccanismo ormai è noto. La storia ci ha insegnato come funzionano certe cose.