Alberto Balboni, presidente Fdi della commissione Affari costituzionali del Senato, spiega che Autonomia e premierato «si integrano e completano a vicenda» e sugli aspetti tecnici della riforma costituzionale è chiaro: «Io la norma antiribaltone la toglierei - dice - mentre sul premio di maggioranza serve una soglia minima del 40% che, se non raggiunta, deve portare al ballottaggio».

Presidente Balboni, l’iter del premierato partirà dal Senato e non dalla Camera, come sembrava inizialmente: perché questa scelta?

Non vedo tutta questa differenza. Siamo in un regime di bicameralismo per cui un provvedimento inizia in un ramo ma poi viene esaminato con stesse prerogative e modalità anche nell’altro. L’unica ragione per cui secondo me parte dal Senato è che a palazzo Madama licenzieremo a breve sia la legge di Bilancio che l’Autonomia, e quindi poi avremo più tempo a disposizione per il premierato. A Montecitorio invece esamineranno la legge di bilancio dopo di noi. Insomma, si tratta di una razionalizzazione dei lavori parlamentari.

A proposito di Autonomia, le opposizioni si lamentano di uno scambio tra Lega e Fratelli d’Italia rispetto al premierato: cosa risponde?

Se fosse vero quello che dicono loro sarebbe stato più logico che l’iter del premierato partisse dalla Camera. L’autonomia finisce il suo iter in commissione e arrivando in Aula lascia il posto al premierato in commissione. C’è anche una certa consequenzialità logica, visto che abbiamo sempre detto che le due leggi, pur essendo una ordinaria e una costituzionale, tuttavia si integrano e completano a vicenda. Una maggiore autonomia in periferia, del resto, presuppone un riequilibrio con il centro.

Venendo agli aspetti tecnici della riforma costituzionale, una delle norme più contestate è il cosiddetto “antiribaltone”, per cui se cade il premier eletto il capo dello Stato nomina un altro esponente della maggioranza, ma non si torna al voto. È d’accordo?

Innanzitutto chiariamo che questa è una proposta di legge, autorevolissima perché viene dal governo nel suo complesso, ma che può essere integrata, emendata e modificata in Parlamento, che è sovrano. Non è scritta nella pietra, è una proposta. La norma antiribaltone risponde a un’esigenza coerente con il ddl, cioè la stabilità di governo e di maggioranza, per cui il secondo premier deve essere eletto nell’ambito della maggioranza che ha eletto il primo, proseguendo il programma uscito dalle urne.

Eppure c’è molta discussione anche in maggioranza: lei da che parte sta?

Con l’elezione del premier otteniamo il consolidamento del bipolarismo e il completamento della democrazia dell’alternanza. Il bipolarismo è l’unica vera forma di democrazia compiuta perché non consente quelle geometrie variabili che abbiamo conosciuto anche troppo spesso. Dall’altro lato, con la norma antiribaltone cerchiamo di fare in modo che si possa comunque completare il programma di governo. Su questo ci sono diversità di opinione sia in maggioranza che all’opposizione. Io sono d’accordo con La Russa: simul stabunt simul cadent. Insomma, io la toglierei.

Si discute molto anche dei poteri del presidente della Repubblica: politicamente conterà meno rispetto a un presidente del Consiglio eletto dal popolo?

Il presidente della Repubblica, come pensato dai nostri costituenti e come scritto in Costituzione, rappresenta l’unità nazionale ed è il custode della Costituzione. Non ha facoltà di scegliere il presidente del Consiglio, ma deve certificare l’esigenza di una maggioranza e poi conferire l’incarico. Continuerà a promulgare le leggi, a presiedere il Consiglio supremo di difesa e il Csm, a conferire l’incarico al premier eletto. Insomma, farà esattamente le stesse cose che sta facendo adesso.

Oggi, almeno in teoria, può nominare chiunque, soprattutto in situazioni di crisi come quelle che hanno portato al governo gialloverde prima e con quello giallorosso poi....

Questo potere non l’avrebbe più nemmeno con un sistema basato su cancellierato e sfiducia costruttiva, che è quello che propone la sinistra. Il nostro sistema, invece, impedisce i ribaltoni. Anche la loro proposta tocca i poteri del presidente della Repubblica, il quale è vero che nei momenti di crisi ha maggior potere, ma con il cancellierato essi sarebbero comunque diminuiti. E in ogni caso con il premierato le crisi non ci sarebbero, grazie al premio del 55%.

L’opposizione dice che la sfiducia costruttiva garantirebbe comunque stabilità ma senza toccare i poteri del presidente della Repubblica: cosa risponde?

Il cancellierato è una forma di governo comunque abbastanza forte, tanto è vero che se chiedessimo agli italiani come si chiama il presidente della Repubblica tedesca molti farebbero fatica a ricordarlo. Nel caso di sfiducia costruttiva ( il premier può essere sostituito solo se l’opposizione indica un altro premier in grado da subito di avere una maggioranza, ndr) il presidente della Repubblica è vincolato al 100%, perché mai al mondo potrebbe disattendere l’indicazione del Parlamento. La differenza tra un premier indicato dal Parlamento e uno indicato dagli elettori è che nel nostro sistema non sono più possibili ribaltoni, che è l’unico modo della sinistra per andare al governo.

Parlava prima del premio di maggioranza: non crede che il premio del 55% potrebbe creare squilibri in caso di vittoria risicata di una coalizione?

Su questo punto si è già espressa la Corte costituzionale, la quale ha detto che il premio di maggioranza deve contemplare anche un limite minimo. Altrimenti il rischio è che una forza politica con il 30- 35% dei voti porti a casa quasi il doppio dei seggi. A questo punto è inevitabile ragionare su una soglia minima. Io, a titolo personale e sottolineo personale, penso che il premio di maggioranza sia giusto perché porta stabilità, tuttavia credo che debba prevedere una soglia minima del 40 per cento, al di sotto della quale si va al ballottaggio. Cioè il sistema che vige in Sicilia, e che funziona.