PHOTO
Fuggono da guerre, fame, mancanza di futuro. Pur di andare via sono disposti a tutto: anche a morire. Ma davanti ai corpi che ci vengono incontro spesso galleggianti, lidea è di costruire gli hotspot in mare per rispedirli indietro. Ha ragione monsignor Galantino: è una proposta inaccettabile.Lemergenza non si può negare, ma deve essere affrontata per quello che è: unemergenza umanitaria. Invece la proposta a cui sta lavorando il ministero dellInterno sposta il problema: dalle vite umane alla burocrazia. Gli hotspot, che sarebbero delle grandi navi dove verrebbero portati i migranti in fuga, sarebbero una sorta di centri di identificazione collocati in mare. Come ha spiegato Galantino questa soluzione negherebbe un diritto fondamentale di queste persone: «il diritto di presentare domanda dasilo e il diritto al ricorso se una domanda non venisse accolta». Verrebbero ciò portati sulle navi, identificati e rispediti a casa.Il segretario della Cei è molto chiaro e il suo monito non può essere dimenticato: «Quei cadaveri nel Mediterraneo sono uno schiaffo alle democrazie europee». Un discorso difficile da digerire e che spesso viene affrontato con parametri vecchi. Quante volte si sente dire che lItalia non è in grado di accogliere chi fugge, che sono troppi, che anche qui cè povertà. Quando si ragiona in questo modo, non si tiene conto che siamo di fronte a una guerra, a un terza guerra mondiale, in cui ogni giorno si perdono vite umane. Solo nelle ultime settimane si è calcolato che nel Mediterraneo sono morte mille persone. Mille: tante, troppe. Sono numeri che ci chiedono due sforzi. Il primo è uno sforzo umano. Dobbiamo fare lo sforzo di identificarci con queste persone che fuggono. Chi di noi non tenterebbe di fuggire per dare un futuro migliore ai propri figli, chi non proverebbe a vivere se lalternativa è il nulla? E una domanda che ci dobbiamo porre, uscendo da noi stessi, dalle nostre vite. La crisi cè anche in Italia, ma ciò che spinge un essere umano a rischiare di morire in mare, di morire ustionato per le perdite di carburante, è qualcosa che va oltre, che non può essere paragonato alla condizione che vivono anche diversi italiani. Ma certo dire è diverso non basta, servono soluzioni, che mettano insieme umanità e capacità di risolvere laccoglienza.Proposte di questo tipo esistono. Alcune le ha fatte Galantino. Sono soluzioni che richiederebbero una Europa unita e forte, capace di agire in maniera organica. Dice infatti il segretario della Cei che servono tre cose. La prima è che i 28 Paesi europei dovrebbero impegnarsi allo stesso modo nellaccoglienza. La seconda è che bisogna organizzare i corridoi umanitari: «In questo modo - dice - si eviterebbe la crescita di una tratta di esseri umani oggi gestita da mafie e da terrorismo». La terza soluzione è quella di pensare un «permesso di protezione umanitaria». Non si tratta di idee velleitarie, di iniziative sovversive. Lo sembrano se paragonate allarroganza della Lega che continua ad attaccare la Chiesa come se non stesse facendo abbastanza. La Chiesa di Francesco invece sta facendo tutto il possibile, il problema resta ciò che facciamo noi.