La vicenda della pandemia sta facendo venire al pettine una serie di nodi, politico-economici, ma ancor prima socio-culturali, che esistevano da tempo ma che l'"ordinarietà" apparente della vita del Paese tendeva ad occultare. Emblematica la questione dell'obbligo vaccinale o, in subordine, della necessità del Green pass per accedere ad una serie di servizi. Fin qui sono state messi in risalto profili sì rilevanti ma di dettaglio. Il tema non è l'ammissibilità, giuridica ed etica, dell'imposizione del vaccino o quello delle limitazioni della libertà di circolazione. Il reale macro-argomento è, in effetti, quello della "democrazia efficiente". Era tempo che si affrontasse e la durezza della quotidianità di questo periodo non ne consente il rinvio. Sarà capitato a tutti di ascoltare apprezzamenti sulla reazione di stati totalitari, innanzitutto la Repubblica cinese, specie durante la prima pandemia, all'emergenza con misure liberticide; simili affermazioni non meritano alcun rispetto meno che meno se il "modello" diventano regimi incompatibili con la tutela dei diritti fondamentali. Ma del pari ho sincero disappunto quando sento evocare valori costituzionalmente "sensibili" a difesa della scelta di una percentuale, alta, ma minoritaria, di cittadini che rifiutano la vaccinazione ed oggi si battono perfino contro lo strumento indiretto di coazione costituito dal green pass quale strumento di abilitazione a determinate attività. Sia chiaro, se una simile opzione non impattasse sulla salute collettiva ed individuale della maggioranza dei cittadini, sarei del tutto schierato con chi rivendica tale diritto. Ma se è scientificamente conclamato che tale atteggiamento influisce sull'affrancazione definitiva dal morbo che da quasi due anni condiziona le nostre vite, ecco che occorre domandarsi se la democrazia a fondamento costituzionale debba necessariamente essere incompatibile con l'efficienza delle soluzioni. Analoga riflessione può valere in merito all'altro tema spesso evocato in questo strano tempo: la privacy. Chi scrive da sempre è convinto sostenitore che la protezione dei dati personali sia oggi "il" diritto, in un'epoca di mercificazione del sé e di perdita di controllo della propria esistenza frantumata in migliaia di dati manipolati da privati ormai "controllori" del mondo spesso senza regole. Ma può in nome della riservatezza impedirsi o rallentarsi l'adozione di misure prevalenti sul piano sanitario da parte del regolatore pubblico? Ho francamente più di un dubbio. Ed ecco perché il quesito attiene alla democrazia "efficiente".; e tale non è quella che coltiva soltanto i diritti, ponendo in secondo piano i doveri costituzionalmente fondati di solidarietà sociale, a tacere dell'altrettanto diritto alla salute. Qualcuno ricorda il dibattito che anni fa si registrò in ordine all'introduzione dell'obbligo di uso delle cinture di sicurezza o del casco in moto: anche allora qualche "libero pensatore" sostenne che morire o restare invalido per un incidente stradale è una scelta personale! Ed allora - come andrebbe fatto adesso per i vaccini - si replicò che il limite delle scelte individuali - di norma prevalenti - è nell'interesse della collettività cui si appartiene: ogni incidente in più è un aggravio di costi per la collettività, oltre al fatto che il bene della persona è valore primario e fondante di una comunità basata sulla Costituzione perfino laddove il singolo non intendesse attribuirvi analogo valore. Una democrazia viene avvertita come bene comune se è capace di scelte che talora comportino sacrifici -nettamente inferiori - di prerogative individuali, se è in grado di compiere un instancabile bilanciamento tra i valori in gioco, ma poi decide! Non si può pretendere di riaprire i locali pubblici ma poi essere contrari al green pass né di tracciare i contagi ed opporsi alla raccolta dei dati personali. E, più in generale, ad esempio, non si può predicare la lotta all'evasione, ma impedire che chi effettua i controlli non disponga di informazioni adeguate né aspirare ad un'amministrazione più efficiente ed essere contrari a strumenti elaborazione dei dati personali. Non un centimetro in meno sul piano delle garanzie, sia chiaro, ma molti passi avanti decisi verso una democrazia efficiente che compie ponderatamente scelte; altrimenti non c'è rimedio alle tentazioni pericolosissime e striscianti di derive, quelle sì, autoritarie.