Una parola sempre più ricorrente e alla quale si agganciano grandi speranze: futuro. Il futuro dell’avvocatura, con tutti i suoi protagonisti, sarà al centro della sessione ulteriore del XXXV congresso nazionale forense, come evidenzia il presidente del Cnf, Francesco Greco. «Nelle nostre discussioni – dice Greco – partiremo sempre dalla tutela dei diritti, che passano attraverso una avvocatura libera e indipendente. Una avvocatura imbrigliata non potrà neppure garantire al Paese la piena attuazione dei diritti». I lavori congressuali saranno aperti domani mattina alla presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Presidente Greco, la sessione ulteriore è una grande occasione di confronto e riflessione. Cosa si aspetta?

Questo appuntamento congressuale cade in un momento storico particolarissimo; un momento in cui dobbiamo fermarci a riflettere, considerato quanto emerge, per esempio, dai rapporti pubblicati di recente sullo stato in cui versa la nostra professione. A ciò si aggiunga il crollo del numero dei candidati che hanno partecipato all’esame di abilitazione professionale tre giorni fa. Gli aspiranti avvocati quest’anno sono stati circa 9mila. Un dato che indica con chiarezza quanto sta accadendo. Basti pensare che nel 2021 gli aspiranti avvocati erano 26mila. Se questa tendenza dovesse confermarsi, a fronte anche delle cancellazioni, nell’arco di cinque anni il numero degli avvocati italiani potrebbe essere dimezzato. Un numero elevato di avvocati costituiva in passato un problema. Un crollo delle iscrizioni all’albo rappresenta invece un problema di segno opposto. Ecco perché le soluzioni devono essere trovate con un lavoro attento e ponderato. A parte il dato numerico, con le conseguenze che si possono avere sul piano previdenziale e sulla nostra Cassa, c’è da prendere in considerazione un altro elemento particolarmente rilevante.

Quale?

Noi avvocati svolgiamo una funzione importantissima nella struttura giudiziaria del Paese. Bisogna comprendere, quindi, perché fenomeni come le cancellazioni dall’albo e la crisi della vocazione diventano sempre più marcati. Senza tralasciare che questi fenomeni partono dall’università, dove assistiamo ad un crollo degli iscritti alla facoltà di giurisprudenza. Ormai questi temi stanno acquisendo i caratteri dell’emergenza. Il congresso nazionale forense sarà pertanto la sede migliore per trovare delle soluzioni. Un corpo professionale e sociale deve pensare al proprio futuro. Se fino ad oggi l’avvocatura ha costituito la spina dorsale della tutela dei diritti, il fatto che non ci siano più giovani che aspirano a diventare avvocati deve indurci ad una analisi approfondita per correre ai ripari.

Lei in più occasioni ha sottolineato l’importanza del ruolo dell’avvocato all’interno del processo, alla luce degli ultimi interventi legislativi. Sarà oggetto di discussione anche nei lavori congressuali?

Certo. La riforma Cartabia incide notevolmente sulla effettiva tutela dei diritti. Vorrei che il congresso parta da questa considerazione e che la politica, che sarà presente con alcuni autorevoli esponenti, recepisca il concetto secondo il quale l’avvocatura è importante per la tenuta della democrazia. Le riforme della giustizia alle quali abbiamo assistito rendono difficile la vita dell’avvocato all’interno del processo, costringendolo ad una vera e propria corsa ad ostacoli. Faccio queste considerazioni perché noi avvocati siamo impegnati in prima persona a tutelare i diritti dei cittadini. Avere reso difficile con una serie di interventi il percorso processuale significa complicare il percorso dei cittadini per avere risposte adeguate alla domanda di giustizia con l’introduzione di una causa. Non si può pensare alla soluzione dei mali della giustizia impedendo ai cittadini un percorso semplice, lineare e chiaro. È come se si dicesse: “Gli ospedali sono pieni e non curiamo più i malati”. Un modo di pensare del genere non si può tollerare. La presenza dei rappresentanti delle istituzioni al congresso nazionale forense potrà essere l’occasione per ribadire le nostre esigenze. Spero che la politica recepisca il nostro allarme lanciato comunque già da tempo.

Per guardare al futuro senza patemi occorre attrezzarsi al meglio. In questo contesto le specializzazioni svolgono un ruolo fondamentale. Cosa ne pensa?

Io mi auguro che le specializzazioni diventino uno strumento per alzare ulteriormente il nostro livello di professionalità. Per fare questo è necessario osservare con attenzione quanto accade attorno a noi e concentrarsi su nuovi ambiti da affiancare a quelli già presi in considerazione negli anni passati. Pensiamo, per esempio, a tutto quanto è connesso al commercio elettronico, ai sistemi di pagamento, allo studio delle tecniche espositive degli avvocati. Altri ambiti di specializzazione riguardano il diritto e la sostenibilità ambientale, il diritto all’alimentazione. Sarà importante soffermarsi sull’aspetto della compatibilità giuridica con certe forme di alimenti artificiali. A tutto ciò si aggiunga l’Intelligenza Artificiale nei confronti della quale dobbiamo farci trovare pronti. Si tratta di un tema delicato che sta avendo una evoluzione normativa. Pensiamo all’AIAct varato a livello europeo qualche giorno fa. Il quadro normativo chiaro è una esigenza sentita da tutti. L’avvocatura, come sempre, è pronta a fare la propria parte e a collaborare.

Dunque, questo congresso nazionale forense è destinato a tracciare una rotta ben precisa?

Ne sono certo. Lo dimostrano i temi e lo dimostra la presenza numerosa dei colleghi che hanno raggiunto Roma. Sono previsti oggi e domani circa 1500 tra congressisti e delegati. Sarà presente tutta l’avvocatura italiana. Ci attendiamo quindi risultati importanti. Il mio intento è quello di raccogliere tutte le mozioni che saranno affrontate e votate dai delegati con un preciso obiettivo: scrivere un documento unitario da portare all’attenzione della politica e delle istituzioni. Chiederò, sin da oggi, ai rappresentanti della politica che ci raggiungeranno di impegnarsi a recepire il documento congressuale. Da qui dovrà partire la riscrittura delle leggi dell’avvocatura. Una sfida degna dell’autorevolezza del Consiglio nazionale forense, supportato dalla massima assise dell’avvocatura che si riunisce a Roma con la sessione ulteriore del congresso.