Ieri dalle colonne di QN la responsabile giustizia della Lega, la senatrice Giulia Bongiorno, data anche come possibile nuovo ministro a via Arenula, ha ribadito concetti molto forti in tema di giustizia. Ne parliamo con il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia che ci dice: «Io mi sarei aspettato che quanti si preparano a governare si ponessero il problema del miglioramento della risposta di giustizia ai cittadini e non il problema del governo dei magistrati».
Il Consiglio superiore della magistratura è un organo di garanzia costituzionale. Parlare di demolizione di un organo di garanzia, a mio parere, è il segno di un approccio sbagliato.
Credo che una riflessione collettiva su quello che è venuto fuori dal cosiddetto scandalo Palamara è iniziata da tempo. Non abbiamo bisogno di attendere il nuovo Consiglio per avere una rigenerazione dei comportamenti e dei costumi. Questa è stata avviata già da tempo; lo scandalo ha scosso la magistratura nel suo insieme e non è passato sotto silenzio. Si lavora su più piani all’accertamento delle responsabilità, sia disciplinari sia all’interno dell’Anm, come si evince dai vari Comitati direttivi centrali. Quindi mi sembra riduttivo affidare al nuovo Consiglio l’inizio della rigenerazione etica. Sono peraltro convinto che il nuovo Csm proseguirà con l’attenzione dovuta alla correttezza dei comportamenti.
Mi pare che il piano delle riforme si stia spostando dalla legislazione ordinaria a quella costituzionale. Non posso che dissentire da un programma che vuol riformare la Costituzione per privare i magistrati del diritto di elettorato passivo e attivo. Bisogna arricchire le garanzie e non comprimerle.
Ahimè, la separazione di fatto è già avvenuta con la riforma Cartabia. Ora si vuole completare il quadro di separazione sul piano costituzionale. Faccio notare che nel prossimo Consiglio i pubblici ministeri saranno cinque su trenta componenti, un sesto del totale. Con le riforme costituzionali che si paventano - e quindi con un Csm dei pm – questi ultimi nel loro Consiglio, che deciderà sulle loro carriere e sulle loro promozioni, saranno in maggioranza assoluta. Non credo che questo sia un modo oculato e sapiente di gestire la magistratura requirente, allontanandola dalla giurisdizione e facendola diventare maggioranza nel governo delle loro carriere con un aumento enorme dei loro poteri. Ciò imporrà, a differenza di quello che sostengono i riformatori o di coloro che si presentano come tali, un controllo su questo piccolo numero di magistrati che detiene il potere dell’azione penale. In conclusione, perseguire questa strada è sbagliato perché alla fine ci condurrà ad un controllo politico sull’azione penale.
Ne sento parlare poco. E quello che si sente non va nella direzione che almeno io mi attendevo. Convengo che le riforme fatte da ultimo sono timide ma lo sono sul piano del miglioramento dell’efficienza della macchina giudiziaria. Gli obiettivi del Pnrr sono la riduzione del 40% e del 25% dell’arretrato del civile e del penale: la timidezza è nei meccanismi che ci dovrebbero consentire di raggiungere questi obiettivi, non nelle riforme che riguardano i magistrati. Io mi sarei aspettato che quanti si preparano a governare si ponessero il problema del miglioramento della risposta di giustizia ai cittadini e non il problema del governo dei magistrati. Mi sembra un modo asfittico di guardare alla giurisdizione, come se tutto si riducesse alle carriere dei magistrati e al Csm. L’attenzione andrebbe concentrata su come recuperare efficienza.
No, la magistratura non ha questo tipo di letture della campagna elettorale. Noi registriamo quello che viene detto da qualunque forza politica. Se mi devo misurare con quanto lei mi sta sottoponendo, le faccio una valutazione di merito, non di schieramento.
Sono d’accordo. Continua ad essere una perenne emergenza del Paese: anche per questo nel prossimo congresso dell’Anm che si terrà a metà ottobre a Roma ci sarà una sessione dedicata al carcere.
Come le dicevo, certamente il primo obiettivo è verificare se quelle promesse fatte con il Pnrr potranno essere soddisfatte. La riduzione dei carichi: questa è l’emergenza della giustizia, sia per i cittadini sia per gli obblighi che abbiamo con l’Unione Europea.