Ieri il “Fatto Quotidiano” ha realizzato uno scoop. Con il quale ha aperto la prima pagina del giornale. È entrato in possesso dei verbali dell’interrogatorio del ministro Luca Lotti, ascoltato il 27 dicembre da un sostituto procuratore di Roma a proposito del cosiddetto scandalo Consip. E li ha pubblicati. Tra poche righe proviamo a riassumere lo scandalo Consip, intanto poniamo una domanda semplice semplice: cosa vuol dire “entrato in possesso? ”.

I verbali della deposizione di Lotti fanno parte di un’inchiesta che è ancora nella sua fase preliminare. Come tutti gli atti di questa inchiesta, i verbali sono sottoposti al segreto d’ufficio. Il “Fatto” ci dice che ha potuto visionare i verbali, e li ha visionati abbastanza bene perché ne ha trascritti interi brani, con frasi testuali. Esiste un articolo del codice di procedura penale (il 114) che proibisce la divulgazione e la pubblicazione degli atti delle inchieste giudiziarie almeno fino alla conclusione delle indagini preliminari. E un articolo del codice penale (il 326) che punisce la violazione del segreto addirittura con il carcere da sei mesi a tre anni. Lo scoop del “Fatto” è la prova provata che questo articolo 114 è stato violato. Al momento non sappiamo da chi, in che modo, in quali circostanze, ma la violazione c’è.

Il “Fatto”, nell’articolo che rende conto dello scoop, spiega che l’interrogatorio non è stato secretato, e dunque è pubblico. Non è così. L’interrogatorio non è stato secretato (e qui si parla del segreto investigativo, e cioè all’articolo 329 del codice di procedura) ma il segreto d’ufficio resta comunque, fino alla fine delle indagini preliminari. Ammenoché il Pm (ma non ci sono precedenti significativi) non decida di sospenderlo, con un decreto motivato, per particolari esigenze delle indagini. Circostanza, francamente, da escludere nel caso della deposizione di Lotti. Segreto investigativo e segreto d’ufficio non sono la stessa cosa. Pubblicare il verbale della deposizione di Lotti era e resta una violazione del diritto e della riservatezza e della Costituzione.

La seconda serie di domande che vorremmo porre è questa: fare uno scoop di questo genere è giornalismo investigativo, giornalismo d’inchiesta, o è semplicemente giornalismo corsaro? E il giornalismo corsaro è la forma moderna del giornalismo d’inchiesta, o più spesso è semplicemente un metodo di lotta politica, esercitato talvolta per conto proprio talvolta per conto terzi? E se è esercitato per conto terzi, di solito, chi sono questi terzi?

Prima di provare a rispondere, forniamo in sintesi la sostanza dello scoop. La Procura di Napoli e la Procura di Roma stanno indagando sulla possibilità che alcuni alti ufficiali delle forze armate e alti funzionari dello Stato e lo stesso ministro Lotti abbiano commesso il reato di violazione del segreto d’ufficio, fornendo ad alcuni dirigenti della Consip la notizia che si stava indagando su di loro per il sospetto di un giro di tangenti (la Consip è una società di proprietà del ministero dell’Economia che si occupa di appalti e di spesa pubblica).

Il “Fatto Quotidiano” ha ricevuto alla fine di dicembre da ignoti la notizia di questa indagine e ha pubblicato i nomi degli indagati. A questo punto al primo reato di fuga di notizie si è aggiunto un secondo reato identico: la fuga di notizie sulla fuga di notizie. Stavolta a mezzo stampa. Il ministro Lotti ha giurato di non sapere niente di tutta questa storia e ha chiesto di essere ascoltato. Un sostituto procuratore di Roma lo ha ascoltato e poi i verbali sono finiti sulle pagine del “Fatto” (e a questo punto i reati sono tre, ai primi due si aggiunge il reato di fuga di notizie su fuga di notizie su fuga si notizie). Nei prossimi giorni, giurateci, le “fughe” aumenteranno.

Non è la prima volta che succede. E certamente non è solo “Il Fatto” ad essere strumento di questi reati (quante volte grandi giornali, come il “Corriere della Sera” o “Repubblica” hanno pubblicato, ad esempio, fiumi di intercettazioni segrete?). E di sicuro non è l’ultima volta che di fronte all’evidenza di questi reati nessuno indaga. Eppure è certo che qualcuno ha violato il segreto. Chi? E’ così difficile scoprirlo? Va applicato o no l’articolo 326 del codice penale? A queste ultime domande la risposta è semplice: non è difficile scoprirlo ma nessuno indagherà, nessuno lo scoprirà, nessuno sarà sanzionato.

Riprendiamo invece le domande di fondo che abbiamo posto un paio di capoversi più sopra e che riguardano il profilo del moderno giornalismo in Italia. Io credo che il giornalismo corsaro basato sulla violazione dei segreti – e dello Stato di diritto – da parte delle autorità che invece hanno il compito di tutelare quei segreti, non sia giornalismo moderno, tantomeno d’inchiesta né investigativo. Sia semplice sottomissione del giornalismo alle Procure, talvolta per guadagnarne i favori, talvolta per interessi commerciali (vendere qualche copia di più). E che il prezzo di questo tipo di giornalismo (e anche di questo modo di svolgere le inchieste con un occhio sempre fisso allo spettacolo e all’informazione) crei dei danni gravissimi al Diritto. Può darsi che io sbagli, ma francamente non riesco a capire dove. Nessuno è mai riuscito a spiegarmi perché violare la legalità con lo scopo di danneggiare degli imputati, e violare quindi i diritti degli imputati, sia un atto di libertà e di democrazia. E non mi pare che da parte del giornalismo italiano ci sia la volontà di discutere queste cose.

P. S. L’altro giorno è morta Clare Hollingworth. Aveva 105 anni. Il 29 agosto del 1939 si appostò al confine tra Polonia e Germania e si accorse che i carrarmati tedeschi stavano per invadere e dare il via alla seconda guerra mondiale. Diede la notizia in esclusiva al suo giornale, il Daily Telegraph. Ecco, quello era uno scoop, credo. Senza veline, senza verbali copiati. Voi dite che semplicemente io sono un nostalgico? Forse avete ragione.