Secondo Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa in quota Forza Italia, «la Lega per prima deve sciogliere la questione Copasir» e «bisogna dare patenti di libertà già dalla prossima settimana alle Regioni che hanno numeri in regola».

Sottosegretario Mulè, lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia sul Copasir rischia di incrinare i rapporti nel centrodestra?

Noi del centrodestra abbiamo sempre denunciato l’attaccamento alle poltrone del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle e per questo non dobbiamo dare l’impressione di fare una gara per quella poltrona tra Lega e Fratelli d’Italia. Nel solco di una legge, e quindi non di una prassi, è bene che la questione venga risolta al più presto, togliendo dal dibattito una disputa che fa male alla coalizione. Bisogna che il Copasir funzioni, perché dallo spionaggio alla cyber sicurezza ci sono molti problemi da affrontare.

Meloni e Salvini troveranno una quadra?

Non ho partecipato direttamente alla discussione, dico solo che la ruota gira e ciò che oggi viene denunciato da Fratelli d’Italia domani potrebbe essere denunciato da un’altra forza politica. Le regole vanno rispettate e la Lega per prima deve sciogliere questa impasse. La responsabilità è in mano a Matteo Salvini ma il Copasir non può rimanere spettatore degli eventi.

Se Fratelli d’Italia e Lega litigano per la leadership del centrodestra, Forza Italia da che parte sta?

Io non vedo scricchiolii nell’alleanza. Lega e Forza Italia sono orgogliosamente nel governo ma continuiamo come centrodestra compatto a governare insieme tante Regioni. La sinergia che non c’è nel sostegno a Draghi si traduce invece a livello regionale in risultati concreti, e ricordo che il rapporto tra Stato e Regioni ha subito un vero cambio di passo con l’arrivo dei ministri di Forza Italia.

In cosa deve e può migliorare il governo Draghi?

Bisogna superare culturalmente lo spirito di gara tra Stato e Regioni e agire come concorrenti di un unico risultato da raggiungere. Da sottosegretario alla Difesa dico che il Ministero è in grado di rispondere alle Regioni quando chiedono aiuto nel creare i centri vaccinali o raggiungere luoghi difficili dove abitano persone anziane e fragili.

Quindi il raccordo tra Asl, Regioni e Stato centrale funziona?

Quando c’è dialogo sì, e le faccio un esempio. Questa mattina ( ieri, ndr) ero a Maiori, nella costiera amalfitana, dove abbiamo attivato un centro vaccinale della Difesa per vaccinare i residenti di tredici Comuni della costiera molto difficili da raggiungere. L’Asl ci ha chiesto aiuto e per questo le va data una nota di merito. Il rapporto va ancora migliorato, ma di sicuro non c’è la litigiosità e il tasso perenne di accuse che è stato causa di molti ritardi durante il Conte bis.

In Italia sono state consegnate oltre quindici milioni e mezzo di dosi di vaccino, ma ne sono state somministrate tre milioni in meno. Al tempo stesso, le Regioni dicono che mancano le dosi. Delle due l’una: è lo Stato che non riesce a distribuirle agli enti locali o sono quest’ultimi a non riuscire a somministrarle?

I numeri sono giudici implacabili. Sono certo che quando i vaccini arrivano a Pratica di mare ci rimangono meno di sei ore, perché vengono immediatamente inscatolati e nel giro di 24 ore al massimo vengono consegnati alle Regioni. È successo questo anche pochi giorni prima di Pasqua con l’arrivo di un milione e 300mila dosi di Astrazeneca. Non c’è stata una sola fiala rimasta a Pratica di mare oltre il tempo minimo per essere inscatolato e avviato alla distribuzione.

Quindi è colpa delle Regioni?

Le Regioni hanno le dosi per poter vaccinare, ma in alcune di esse c’è addirittura un 30 per cento di dosi non utilizzate. Se non hanno centri vaccinali predisposti, chiedano aiuto a Figliuolo e nel giro di pochissime ore, attraverso Difesa ed Protezione civile, attiviamo i centri vaccinali. Ne abbiamo 200 disponibili, di cui 97 dislocati in giro per l’Italia. Quindi altri 103 sono pronti per essere spediti e montati in qualsiasi parte del Paese.

A pari passo con la campagna vaccinale c’è lo studio delle riaperture e dei sostegni alle imprese. Cosa conterrà il prossimo decreto?

Forza Italia prevede un piano con tre direttrici: prestiti fino a 100mila euro da erogare nel più breve tempo possibile alle aziende fino a un milione di fatturato, da restituire in 30 anni con una rata mensile attorno a 300 euro. E questo serve alle piccole e medie imprese che protestano in maniera legittima. Poi c’è il fronte fiscale, dove bisogna intervenire con la cancellazione della Tari 2021. Infine il fronte del lavoro, dove bisogna agire con forme di flessibilità coraggiosa come i voucher, da attivare nel settore del turismo, della ristorazione e del commercio. Queste sono le richieste di Forza Italia, oltre a un fondo di 200 milioni per gli ambulanti e a un fondo per lo sport.

Un piano ambizioso, tanto che Draghi ha detto che il prossimo scostamento sarà più ampio dell’ultimo, che già era di 32 miliardi. Come riusciremo a sostenere tutto questo debito?

Nell’emergenza e in guerra non si bada né a spese né si può fare il conto della serva. È un momento in cui l’Europa per prima è cosciente che tutti gli sforzi devono essere dispiegati fino a quando la pandemia non arretrerà. Fino a quel punto il patto di stabilità è sospeso e abbiamo forti garanzie dalla Banca centrale europea.

Si parla di riaperture già da metà aprile. Sarà così?

I commercianti che incontriamo per strada ci chiedono di tornare a lavorare. Per garantire questo bisogna che le vaccinazioni aumentino e la curva epidemiologica diminuisca. Bisogna dare patenti di libertà già dalla prossima settimana alle Regioni che hanno numeri in regola passando dall’arancione al giallo, per tornare a rivedere il bianco tra qualche settimana. Con una quota di 500mila vaccini al giorno ce la possiamo fare. I decessi crolleranno e le terapie intensive saranno ancora meno sotto pressione.

In Italia si fanno circa 250mila vaccini al giorno, in Germania 650mila, in Spagna 450mila. Perché non riusciamo a raggiungere quei livelli?

Il problema risiede nel non aver avuto un piano vaccinale corretto, che abbiamo potuto fare solo con l’arrivo di Figliuolo. A fine febbraio avevamo vaccinato il 3 per cento della popolazione, a fine marzo, soltanto un mese dopo, abbiamo quadruplicato quel numero. Dall’altro lato scontiamo una cattiva preparazione dell’approvigionamento dei vaccini ma sono convinto che con l’arrivo di Johnson & Johnson raggiungeremo la quota di 500mila al giorno.