«Credo che sui migranti abbia avuto la meglio la linea di Salvini, ma alla fine è questa la linea di tutto il governo». Inizia così la nostra conversazione con Roberto Fico, ex presidente della Camera ed esponente di spicco del Movimento 5 Stelle, da sempre considerato l'anima di sinistra del grillismo. «Le parole del ministro dell'Interno dopo il naufragio sono agghiaccianti. Per non parlare del Consiglio dei ministri andato in scena a Cutro: uno spot con tanta impreparazione anche rispetto a ciò che si voleva normare col decreto. Davvero un brutto spettacolo», dice.

Presidente, quando parla del ministro dell'Interno si riferisce alle accuse di irresponsabilità rivolte alle vittime?

Probabilmente il ministro la pensa in quel modo. Giudica perché evidentemente non conosce. Non riesce a riconoscere la sofferenza di persone che hanno poco o nulla. Non comprende la sofferenza di padri e madri che non hanno alcun diritto nel loro Paese e scappano per sopravvivere o magari per permettere a una figlia di studiare o di non indossare il burqa. Gente che ritiene sia meglio salire su un barcone per fuggire, mettendosi nelle mani di scafisti criminali, che restare a casa. Persone che attraversano enormi difficoltà e vivono momenti tragici e si devono pure sorbire il giudizio di Piantedosi.

Crede che il governo abbia qualche responsabilità per i mancati soccorsi?

Il governo non ha chiarito in modo preciso e puntuale i passaggi sulla catena di comando. Ci sono troppi perché inevasi. Com'è possibile che una barca segnalata alle 23 da Frontex in mezzo al mare grosso sia stata lasciata in balia delle onde, nonostante una presenza importante di persone a bordo ( in base alla risposta termica rilevata dalle strumentazioni) e nonostante la rilevazione di un cellulare turco ( che quindi faceva presupporre la presenza di migranti)? Per me è incomprensibile. La magistratura faccia luce su quanto accaduto.

Quindi presume ci sia stata volontà politica?

Giudico pessimo e deteriore l’atteggiamento del governo sul tema. Perché dobbiamo partire da un dato imprescindibile: in mare ci vuole ricerca e salvataggio, tutto il resto viene dopo. Se c'è un dubbio su una barca in difficoltà si parte e si va a vedere. Punto.

Questione di atteggiamento anche la scelta evitare di rendere omaggio alle vittime accolte al Palazzetto dello Sport di Crotone, come ha fatto la premier? O si è trattato solo di uno scivolone nel protocollo?

In questo caso ci sono due sbagli: non essere partiti per Cutro immediatamente, appena avvenuta la tragedia, e non aver reso omaggio a chi ha attraversato il mare ed è morto alla ricerca di una vita migliore. Un'indecisione incomprensibile che si è ripetuta persino qualche giorno dopo, quando il Consiglio dei ministri si è riunito proprio a Cutro, nonostante i familiari delle vittime aspettassero risposte. Tutta la gestione di questa vicenda mostra l'inadeguatezza del governo. E vorrei ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché in silenzio, rendendo omaggio a quelle bare, è stato in grado di rappresentare il sentimento di tutti gli italiani.

Mentre parliamo, decine di barche strapiene di esseri umani solcano il Mediterraneo nella speranza di approdare in Europa. Ci sono alternative all'accoglienza?

Sono convinto che ci voglia una nuova missione Mare Nostrum, a responsabilità europea e con l'Italia capofila, per salvare vite umane. È vero che dobbiamo provare a bloccare le partenze e bloccare gli scafisti, ma bisogna prima di tutto superare la legge Bossi- Fini. Invece il decreto del governo va in direzione opposta: inasprisce quella legge, mettendo in discussione persino la protezione speciale. Non riesco proprio a capire cosa intenda questo esecutivo per lotta all'immigrazione irregolare. Pensano di risolvere il problema col decreto flussi che nulla ha a che vedere col tipo di immigrazione che arriva dai barconi? Per avere immigrazione legale e sicura vanno fatti accordi bilaterali con Paesi che non rientrano nella lista del decreto flussi.

Sull'immigrazione i governi di ogni colore hanno fornito risposte sostanzialmente repressive a una richiesta di una vita migliore. Anche il Conte uno ci ha messo del suo con i decreti sicurezza: criminalizzando chi scappa e cancellando la protezione umanitaria a cui faceva riferimento prima. Crede che il M5S abbia commesso degli errori su questo fronte?

Non c'è dubbio che il Movimento abbia commesso degli errori. Sono errori frutto di un contratto di governo siglato con la Lega per far partire la legislatura. Per fortuna, anche la parte di noi che dava manforte alle politiche leghiste è uscita dal Movimento e oggi non c'è più. Quegli errori appartengono al passato, certe posizioni sono diventate prima minoritarie e poi cancellate dal Movimento. Ricordo di non aver presieduto la seduta della Camera durante l'approvazione dei decreti sicurezza per scelta politica. Ho condotto le mie battaglie interne e credo che oggi la linea sia chiara.

Certo, lei è sempre stato critico nei confronti di quei provvedimenti e ci ha sempre tenuto a non nascondere la sua posizione. Ma quei decreti hanno comunque prodotto degli effetti su persone in carne e ossa. Crede che oggi il suo partito debba chiedere scusa per quegli errori?

Politicamente il mio Movimento ha sbagliato, ma come accade per gli sbagli che si fanno in politica l'importante è correggere il tiro. E un anno dopo, per fortuna, abbiamo rimediato a quegli sbagli col Conte due, superando molte criticità dei decreti sicurezza.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, attribuisce la responsabilità dell'aumento esponenziale delle partenze ai mercenari russi della Wagner. Siamo davanti a un altro “effetto collaterale” della guerra?

Spero che il ministro abbia degli elementi concreti per dire queste cose e che sia anche in grado di dimostrarli, documentando quanto sta accadendo in Libia.

Sulla guerra siete rimasti praticamente l'unica forza parlamentare a chiedere lo stop di invio di armi all'Ucraina. Vi sentite isolati?

Il problema resta lo stesso: si sente sempre meno parlare di pace e diplomazia. Al diritto di difesa del popolo ucraino va affiancata la parola diplomazia per trovare una via d'uscita. Servirebbe una politica estera comune europea, magari con un seggio unico nel consiglio di sicurezza dell'Onu per avere voce in capitolo.

Sì, ma da un punto di vista parlamentare siete soli. Il Pd di Schlein non sembra avere una posizione troppo differente dal Pd di Enrico Letta sulla guerra. È un ostacolo per ricucire l'alleanza?

Ognuno ha la propria identità ed è giusto così. È normale che su alcuni punti andiamo perfettamente d'accordo e su altri no. E su altri ancora magari ci saranno delle mediazioni da fare. Ma credo che si possa comunque iniziare a lavorare insieme da subito. Perché davanti alla grande inadeguatezza di questo governo, che attacca sempre i più deboli, un'unione di intenti è fondamentale per costruire insieme un'opposizione forte.

Eppure si dice che avreste preferito una vittoria di Bonaccini per poter consolidare il vostro ruolo di unica forza progressista, di sinistra, del Paese. Temete che la segretaria dem possa rosicchiare consensi nel vostro bacino elettorale, come già registrano i sondaggi?

Rifuggo questo ragionamento. Perché il Movimento deve guardare a ciò che può fare e controllare direttamente. Bisogna avere la capacità di progettare politicamente un'idea di Paese e trasferirla ai cittadini per creare consenso. Non possiamo basarci su ciò che avviene negli altri partiti, noi dobbiamo avere un'identità e un progetto di Paese a prescindere.

Ci sarebbero dunque i presupposti per riaprire il dialogo col Pd. E con gli altri partiti dell'opposizione? Il campo largo di Letta può resuscitare?

Per il momento è bene cercare di lavorare su alcuni punti in comune - salario minimo, reddito di cittadinanza, migranti, transizione ecologica col Pd e con le forze progressiste come Sinistra italiana. Il resto si vedrà.

Un'ultima battuta su Claudio Attanasio, il manager che si è dimesso dopo aver inviato un'email al Cda della società 3- I citando le parole pronunciate da Mussolini dopo l'omicidio Matteotti...

Un manager che scrive una lettera ai suoi dirigenti, copiando il discorso di Mussolini all'indomani dell'omicidio Matteotti, è fuori dal mondo. Vorrei sentire però parole chiare da parte di Meloni e del governo su questa vicenda. Parole di vergogna per quello che ha scritto un manager nominato da loro.