Poche settimane fa ha fatto sudare freddo Giuseppe Conte con un emendamento, sottoscritto da una cinquantina di parlamentari, in cui chiedeva di cancellare la proroga ai vertici dei servizi segreti nascosta in mezzo ai provvedimenti emergenziali. Oggi Federica Dieni, capogruppo M5S al Copasir, prova a ragionare sulla «rifondazione» del Movimento 5 Stelle, in vista degli Stati generali.

Onorevole, partiamo dal governo. Sembra che Conte voglia rimettere mano al reddito di cittadinanza. È arrivato il momento di fare un tagliando alla vostra riforma più importante?

Sicuramente si possono valutare dei correttivi per aggiustare eventuali difetti del provvedimento, però ci si siede a un tavolo e si discute tutti insieme in maniera approfondita. Siamo la prima forza di governo, rappresentiamo due terzi della maggioranza, è normale che si debba passare dal Movimento 5 Stelle per ogni decisione.

Anche per modificare i decreti sicurezza?

Certo, anche se un confronto iniziale c'è già stato. Ora è fondamentale che il dialogo continui.

Il Pd attende con preoccupazione che il M5S concluda il suo percorso congressuale. E dopo il “conclave” di lunedì scorso i big del suo partito hanno deciso di velocizzare i tempi. È la soluzione migliore?

Non si può temporeggiare troppo. Vito (Crimi, ndr), cui va la nostra gratitudine per tutto l'impegno che ci sta mettendo, è un capo politico provvisorio da molti mesi, ora il Movimento ha bisogno di una nuova organizzazione interna. E nel giro di poche settimane dovremo avviare la nuova fase costituente. Se all'inizio la mancanza di struttura era un punto di forza, adesso non è più concepibile per un partito di governo. Abbiamo bisogno di una leadership forte e rappresentativa.

Forte ma collegiale o forte e basta?

In questo momento è meglio lavorare a una guida collegiale, con una sorta di segreteria politica, ma con una figura di vertice riconosciuta.

Quindi una segreteria con un segretario?

Sì, serve una sorta di segretario, o leader, riconosciuto.

Al “conclave” in agriturismo mancavano due cardinali di peso: Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio. Una casualità?

Era un incontro aperto ai soli membri del governo. Credo che in futuro ci saranno altri tavoli e altre occasioni per confrontarsi.

Ma c'è ancora spazio nel M5S per Di Battista?

Alessandro per noi è una figura importante, una colonna, sono convinta che darà il suo contributo alla nostra rifondazione.

L'ex deputato non è proprio un fan dell'alleanza col Pd, lei come giudica questo primo anno di governo?

È un'alleanza che sta portando dei frutti, nonostante gli ostacoli enormi legati all'emergenza Covid. Questa maggioranza ha dimostrato di essere idonea a gestire una situazione molto delicata, non posso che essere soddisfatta. Chiaramente ci separano ancora tante differenze dagli alleati, ma fino a oggi abbiamo dimostrato che col Pd si può dialogare e intavolare un ragionamento costruttivo.

Quindi è un alleanza che può andare oltre l'emergenza?

Credo di sì.

Estendendo l'intesa di governo alle realtà locali?

Non sono contraria a una soluzione di questo tipo, a patto che questi accordi vengano costruiti per tempo sui territori, senza aspettare l'ultimo momento utile prima del voto. Si può fare, ma bisogna lavorarci con calma.

Flop delle Regionali a parte, Di Maio ha rivendicato la sua strategia di dialogo col Pd alle Comunali. Dove vi siete presentati in coalizione avete vinto al primo turno o siete in corsa per i ballottaggi. Il futuro del M5S passa per un'alleanza organica?

Questo non lo so, bisognerà valutare. Sicuramente è più utile presentarsi in alleanza a livello locale e avere l'opportunità di essere più incisivi nei Comuni e nelle Regioni.

Lei è di Reggio Calabria, dove al ballottaggio si sfideranno tra pochi giorni il sindaco uscente, il dem Giuseppe Falcomatà, e il candidato della Lega Antonino Minicuci. Il M5S al primo turno si è presentato da solo senza superare lo sbarramento. Rimarrete equidistanti al ballottaggio?

Solitamente non diamo indicazioni di voto ai ballottaggi in cui non siamo presenti, ma ovviamente non posso evitare di dire la mia sulla mia città. In alcune circostanze ho criticato anche duramente il sindaco uscente Falcomatà per alcuni problemi di gestione, ma non credo sia utile consegnare un Comune così importante a uno schieramento a trazione leghista. Reggio non deve essere un trofeo da esporre per Matteo Salvini.

Praticamente un'indicazione di voto al contrario: per lei la Lega non è votabile...

Esattamente, non è votabile.