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«Sul dl sicurezza ci sono delle criticità importanti sia a livello costituzionale che di coerenza con gli obiettivi che si pone». Per queste posizioni critiche la senatrice grillina Elena Fattori oggi potrebbe persino essere espulsa dal Movimento nel corso dell’assemblea congiunta dei gruppi convocata da Di Maio. Eppure, non ha alcuna intenzione di nascondersi. «È un decreto che non porta sicurezza, crea nuovi clandestini».
Perché crede sia un decreto pericoloso?
Perché toglie la protezione umanitaria e smantella gli Sprar, l’unica forma di accoglienza totalmente rendicontata, controllata e pubblica. Un sistema che garantiva la convivenza pacifica tra residenti e richiedenti asilo. Il mio non è buonismo, è una preoccupazione per la sicurezza. Perché è normale che senza protezione ti trovi persone a spasso per l’Italia che diventano preda della malavita organizzata.
Per giustificare la fine degli Sprar, Salvini ha anche utilizzato la vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace...
Sono scelte discutibili. Più convivenza pacifica di Riace, un modello che doveva essere d’esempio, non riesco a immaginarla. Adesso quelle persone ce le ritroveremo a vagare nelle periferie.
Lei però non mette in discussione solo il decreto sicurezza, ma tutte le scelte del suo Movimento dal 4 marzo a oggi...
No, non tutte. Solo quelle dettate dalla convivenza con la Lega. Sono ad esempio assolutamente favorevole alla manovra finanziaria e ho votato a favore del decreto dignità. Sono state fatte tante cose buone, ma questa convivenza su alcuni temi molto importanti per noi ci costringe ad assumere posizioni radicalmente opposte ai nostri principi. E questo comincia a pesare molto sui territori.
Ha detto che se aveste raccontato questa metamorfosi in campagna elettorale vi avrebbero inseguito con i forconi. Avete raccontato bugie?
No, ma mi sono immedesimata molto in uno qualunque dei nostri attivisti. E mi sono chiesta: cosa andrò a raccontare su alcuni temi sui territori? Non lo so, mi trovo molto in difficoltà. Ma era una riflessione rivolta a me stessa, non a tutto il Movimento.
Le è capitato di recente di incontrare attivisti arrabbiati?
Mi sollecitano in tanti. Soprattutto attivisti che vengono dal sud Pontino, dove domina la Lega e noi siamo sempre stati all’opposizione conducendo feroci battaglie di contrapposizione.
Per questo lei e i suoi colleghi Nugnes, De Falco e Mantero vi siete esposti così tanto?
Non c’è nessuna fronda, nulla di organizzato. È successo che ognuno di noi ha letto il decreto, ha trovato punti che non condivideva e ha presentato degli emendamenti in alcune parti totalmente sovrapponibili.
Se venisse posta la fiducia la voterebbe?
Non so come uscirà il decreto dalla Commissione, se verrà migliorato e sarà votabile voterò la fiducia, sennò no. Se confligge in maniere molprisse to forte con la mia idea di sicurezza e integrazione magari non voterò contro ma neanche a favore. Tra l’altro è una fiducia non a un governo 5 Stelle ma a un decreto Salvini, sono due cose molto diverse.
Sì, ma il vostro “Codice etico” obbliga i portavoce a votare la fiducia «ai governi presieduti da un presidente del consiglio dei ministri espressione del MoVimento 5 Stelle». Teme che verrà la sua espulsione all’assemblea congiunta?
L’assemblea è un momento di confronto, chiariremo ogni punto. Se il codice etico prevede le sanzioni per un voto contrario o un non voto significa che deve essere applicato sempre. E ci sono molti deputati che non hanno votato la fiducia al Milleproroghe ad esempio. Non si può applicare a piacere, o il codice rischia di diventare una persecuzione a seconda dell’argomento.
Parteciperà all’assemblea oggi?
Non lo so...
Crede che qualcuno preferirebbe liberarsi dei parlamentari meno fedeli a Di Maio?
Io mi ritengo molto fedele a Di Maio. Ho una grande stima nei suoi confronti e l’ho sostenuto anche quando volevano segargli le gambe.
Chi voleva segargli le gambe?
Ci sono stati momenti in cui in tanti volevano prendere Virginia per le orecchie ed eliminare Di Maio, non dimentichiamocelo. Io l’ho sempre supportato, invece. Non voglio riconoscenza, ma nessuno mi tratti da “infedele”. Semplicemente ci sono momenti in cui uno deve fare delle scelte personali, etiche.
Ma il destino di Di Maio e quello di Salvini a questo punto sono separabili?
Dovrebbe chiederlo a loro. Io sono in difficoltà perché stimo Luigi ma non ho una profonda avversione per Salvini e le sue posizioni.
Come fa a rappresentare un partito alleato con una forza che lei avversa?
Guardo ai contenuti. Con la Lega abbiamo condiviso tante cose ad esempio in commissione Agricoltura, di cui io sono membro. La bravura sarà trovare un punto di caduta che possa andare bene a entrambi, come non è avvenuto sul decreto sicurezza.
Se oggi pomeriggio sco- di non essere più una senatrice del Movimento come si comporterebbe?
Mi dispiacerebbe molto. Ho iniziato a fare attivismo nel Movimento una decina d’anni fa, si può dire che sono un socio fondatore. Sarebbe una grande delusione, dopo tante battaglie, sentirsi messi alla porta.
Ma se accades-se me ne farei una ragione perché non ho mai tradito i principi del Movimento. Per questo, in caso di espulsione, non mi dimetterei.
Sono stati altri a cambiare idea?
È normale che in una coalizione succeda, però io rivendico il diritto alla libertà di voto su temi particolarmente sensibili. Non si può lavorare insieme per cinque anni come una falange ma- cedone dove ognuno mette da parte anche le proprie convinzioni più profonde in nome di non si sa che. Se ogni volta che si presenterà l’occasione qualcuno poporrà di eliminare qualcuno credo che arriveremo a fine legislatura in tre.
Tra falangi macedoni e testuggini romane, il M5S sembra essersi trasformato in una caserma. Lei invece reclama libertà sui temi etici. E su quelli politici come Tap e Tav?
Sulla Tap è stato commesso un grande errore, avremmo dovuto prestare più attenzione a ciò che promettevamo ottenendo in cambio dei consensi. Quello che si può fare in questi casi è semplicemente chiedere scusa. Sulla Tav la vedo più complicata, fa parte del nostro dna, compare nel nostro inno di fondazione. Beppe è stato anche arrestato per aver bloccato i cantieri.
Dica la verità, siete diventati un po’ casta?
Quando uno entra lì dentro un pochino casta rischia di diventarlo.