«Mi pare che il caso Consip si stia ulteriormente complicando dal punto di vista della trasparenza. Sembra che la procura di Napoli abbia deciso di non informare i colleghi romani sulla “cessato allarme” legato alla presunta presenza di elementi dell’intelligence nell’inchiesta», il senatore dem Stefano Esposito commenta così le novità sull’inchiesta Consip.

Il capitano del Noe, Gian Paolo Scafarto, ha riferito ai pm romani che a suggerirgli di «compilare un capitolo specifico» sul coinvolgimento di «personaggi legati ai servizi segreti» fu «il dottor Woodcock». Che idea si è fatto di tutta questa vicenda?

Ovviamente si tratta di parole pronunciate da Scafarto, che andranno verificate, ma mi rassicura il fatto che gli atti siano stati trasferiti alla Procura di Roma.

E se fosse vero ciò che dice il capitano del Noe significherebbe che Woodcock più che lavorare a un’indagine avrebbe costruito un teorema con alcuni falsi evidenti. Ma qual è lo scopo di questi falsi?

Appunto, quale sarebbe lo scopo?

Se ci fermiamo alle informazioni di cui disponiamo sembra un’operazione volta a coinvolgere, attraverso Tiziano Renzi, l’allora presidente del Consiglio in una vicenda nella quale parrebbero non c’entrare nulla. Il tutto condito da una spruzzata di servizi segreti. Più che un’inchiesta sembra un libro giallo. Ma non voglio spingermi oltre, è meglio usare tutte le cautele del caso, non voglio contribuire a gettare ulteriore fumo in questa vicenda. Il nostro interesse è che ci sia massima chiarezza. L’unico dato sicuro è che l’inchiesta Consip, partita per accertare episodi di corruzione, ha deviato, speriamo senza dolo, su un binario politico.

Anche se fosse vero ciò che dice Scafarto ( che fu Woodcock a suggerire di dedicare un capito specifico alla presenza degli 007), che male ci sarebbe?

Da cittadino non mi pare che sia un atteggiamento corretto, le indagini devono basarsi sui fatti, né su teoremi, né su opinioni. I magistrati devono fare le indagini, con tutti i supporti necessari, ma devono fotografare fatti, ci vogliono prove.

Però al pm Woodcock viene consegnata dal Noe un’informativa in cui si sostiene che i servizi segreti stiano in qualche modo tenendo d’occhio l’indagine di Napoli. Non è normale suggerire di dedicare un capitolo specifico a questo tema?

In teoria non c’è niente di anomalo. Ma sappiamo che la stessa polizia giudiziaria che ha compilato l’informativa ha poi comunicato alla Procura di essersi sbagliata. Perché però quell’informativa è rimasta tra gli atti? E perché, se è vero ciò che dice Scafarto, è stata trasmessa alla Procura di Roma? Quella roba andava cestinata. E invece è finita sui giornali, gettando fango sul padre di Renzi, su Lotti e sullo stesso presidente del Consiglio. Intere pagine dedicate a un falso.

Pensa ci sia stato dolo?

Non lo so, davvero. L’unica cosa che posso dire da cittadino è che spero di non essere mai indagato da Woodcock. Se le parole del capitano Scarfato fossero confermate, Woodcock dovrà spiegarci cosa è successo.

Fatta salva l’autonomia della magistratura, secondo lei il Csm dovrebbe approfondire?

Non credo ci debbano essere sollecitazioni da parte della politica. Immagino che una vicenda di questo tipo sarà oggetto di accertamenti. Sa qual è il vero elemento di garanzia in questa vicenda?

Mi dica.

Giuseppe Pignatone e il pool che indaga a Roma. Sono sicuro che la vicenda verrà chiarita, che gli indagati potranno godere di tutte le garanzie previste e che gli innocenti verranno scagionati. Tutto il resto viene da sé. Sarebbe singolare che, in caso di verifica della parole di Scafart, o il Csm si girasse dall’altra parte. Ma lasciamoli lavorare, sono state scritte troppe pagine di giornale sul nulla.

Sui giornali si parla anche del ministro Boschi. Anche le rivelazioni di De Bortoli sono fondate sul nulla?

Non ho ancora avuto modo di incrociare di persona De Bortoli, però se succedesse gli chiederei: le informazioni su Boschi quando le ha avute? Perché se risalgono a un paio d’anni fa non capirei il motivo per diffonderle oggi. Se invece risalgono a un periodo recente, perché dovrei credere a qualcuno che racconta due anni dopo di un presunto intervento della Boschi su Banca Etruria? Vedo un accanimento sospetto nei confronti del ministro. De Bortoli ha parlato di “fonti vicine alla banca”. Qualcuno mi spiega perché dovrei credere alla fonte di terza mano di De Bortoli invece che a Maria Elena?

Quello che solleva De Bortoli, però, è un problema politico, il possibile conflitto di interessi del ministro Boschi: membro del governo e contemporaneamente figlia del vicepresidente della banca che dovrebbe essere acquistata da Unicredit.

Suo padre era un vicepresidente senza alcuna delega operativa ed è stato sanzionato dalla Banca d’Italia come tutti gli altri. Ma è stato scagionato da qualsiasi accusa di natura penale. Il conflitto d’interessi ci sarebbe se la famiglia Boschi fosse proprietaria della banca, ma la famiglia Boschi non possiede Etruria. Nessuno può nemmeno dire che il padre del ministro abbia contribuito a vendere obbligazioni chiaramente tarocche. Chiudiamola questa storia.