La Cina, con il vertice Sco di Tianjin e la parata del 3 settembre, si è mostrata al come potenziale leader di un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione. Ne parliamo con Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes e autore del libro “La Cina ha vinto”.

Al vertice Sco si sono fatte prove per un ordine globale alternativo a quello a trazione statunitense?

La Sco è stata creata a inizio secolo da Cina e Russia, successivamente hanno fatto il loro ingresso Pakistan e India e altri Paesi. L’ istantanea di fondo di questi giorni è la possibilità per Cina e India, i Paesi più popolosi del mondo, di avvicinarsi e costruire un rapporto meno conflittale di quello avuto in passato, che ha portato agli scontri nel 2020 e ad altri problemi. In un contesto in cui l’amministrazione Trump è stata particolarmente dura con l’India, per i suoi rapporti con la Federazione russa in materia energetica, l’India e la Cina possono utilizzare questa finestra storica per migliorare i loro rapporti. A seguito degli scontri del 2020 il governo indiano presieduto da Modi ha adottato provvedimenti molto duri neo confronti delle aziende cinesi, ad esempio nello stesso anno Tik tok è stato bandito in India. Non conta tanto quello che si dice o decide, quanto più il cerimoniale dello stare insieme di questi leader, anche per la presenza di Erdogan, figura di spicco nel mediterraneo. Non dobbiamo però esagerare questi incontri, tra i Paesi membri della Sco ci sono rapporti complessi in cui c’è una forte componente di conflittualità, basti pensare al fatto che India e Pakistan si sono combattuti fino a qualche mese fa, non può essere un’alleanza strategica. Bisogna cercare un equilibrio e non sopravvalutare né sottovalutare i rapporti tra questi paesi. Nella prospettiva degli Stati Uniti le cose importanti da vedere nelle prossime settimane saranno il prosieguo della trattativa commerciale con la Cina e l’evoluzione della questione dei dazi con l’India. In base a questi due elementi si capirà come si svilupperò il triangolo di relazioni tra Usa, Cina e India. Ciò che i cinesi temono di più è un eventuale avvicinamento tra Washington e Nuova Delhi, che in realtà sta già avvenendo, ad esempio sul lato della formazione gli studenti indiani hanno superato quelli cinesi nelle università americane.

«Dobbiamo opporci alla mentalità e all’egemonia della Guerra Fredda», ha detto il presidente cinese, Xi Jinping, aggiungendo poi che l’umanità si trova ora al bivio e «deve scegliere tra guerra e pace». Si profila all’orizzonte una seconda guerra fredda?

L’aspetto che dobbiamo tenere a mente di estrema diversità della situazione attuale tra la Cina e gli Stati Uniti ora e tra l’Unione Sovietica e gli Usa prima è che la Cina è un grande mercato e la principale potenza manifatturiera mondiale, un Paese che produce e che vuole esportare nei mercati esteri, insomma ha una posizione nello scacchiere internazionale molto diversa da quella che era dell’Urss. Non dobbiamo pensare che la Cina voglia avere come mercati di riferimento solo quello russo o nordcoreano. L’economia cinese è legata alla crescita del mercato interno e alle esportazioni negli altri mercati di un grande numero di prodotti. La prospettiva della Cina non può che essere questa, per Pechino è difficile pensare di poter fare affidamento solo al blocco dei paesi a lei vicini. Allo stesso tempo però la Cina mette in discussione l’ordine costituito, a seguito della fine della seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti e dagli alleati in quanto malfunzionante e scarsamente rappresentativo di Paesi che rappresentano metà della popolazione globale con cui poter costruire meccanismi di collaborazione.

Nel secolo scorso l’Urss guidava il blocco orientale, la Cina gli era subordinata, ora la situazione sembra essersi rovesciata.

La Cina è la prima potenza manifatturiera mondiale, la Russia è un Paese rilevante per ampiezza del territorio, delle risorse minerarie e degli idrocarburi e per l’apparato militare, sono due entità diverse da questo punto di vista, tra i due Paesi c’è un rapporto che è difficile che non sia subordinato e va sempre considerato alla presenza del terzo, gli Stati Uniti. Quello avanzata dall’amministrazione Trump è l’idea di Nixon alla rovescia. Nixon ha diviso campo il comunista dell’epoca portando la Repubblica popolare verso gli Usa, strappandola all’influenza sovietica e ponendo le basi per il grande sviluppo economico cinese. La Russia per gli Stati Uniti non rappresenta certo quello che la Cina ha rappresentato in passato nel piano di Nixon, ma se la Russia si spostasse verso gli Usa o diventasse neutrale potrebbe danneggiare Pechino, in teoria, in pratica bisogna chiedersi se questa strategia può funzionare e se sta funzionando, a questa seconda domanda si può rispondere tranquillamente di no.

Com’è cambiato il rapporto tra Stati Uniti e Cina negli ultimi anni e come potrebbe cambiare in futuro?

Bisogna distinguere tra la visione culturale americana sulla Cina e quella di Trump. Trump vuole trovare un punto d’incontro e fare un accordo commerciale con la Cina, come ha fatto nel 2019. In quel caso il covid ha fatto andare le cose in maniera diversa da quella prospettata dalle due parti. Trump ha sempre questo modo di parlare dei suoi interlocutori come se fossero alt avolo da gioco e sa che la Cina le carte giuste le ha, come le hanno anche gli Usa, in questo devono trovare modo di convivere. Ci sono però anche altre visioni negli Usa, come quella secondo cui la Cina e la sola esistenza del Partito comunista cinese siano una minaccia per gli Usa. Trump deve in qualche modo riuscire a mediare tra le due visioni. Nel mio libro racconto come la Cina ha conosciuto gli Stati Uniti e di come nella classe dirigente statunitense ora c’è una minore capacità di conoscenza della Cina. Sono venute meno figure come Bush padre che hanno sempre avuto confidenza con la Cina. La stesa Cina è cambiata molto. Quello che manca agli Usa è la curiosità di conoscere il proprio interlocutore, che sia un avversario o qualcuno con cui poter fare accordi.

Come l’Occidente dovrebbe cambiare il proprio sguardo verso la Cina?

In Oriente vive la maggior parte della popolazione presente sul pianeta, ci sono i due paesi più popolosi del globo, Cina e India, che sono anche due civiltà millenarie. La prima cosa da fare è riconoscere che il centro del mondo oggi è quello, non siamo più noi. Bisogna conoscere e tenere a mente il fatto che queste persone hanno conosciuto l’occidente, lo hanno studiato e hanno studiato anche il pensiero politico occidentale. Loro hanno imparato delle cose di noi e noi dobbiamo imparare cose di loro, abbiamo bisogno d’essere curiosi verso la Cina, l’India e in generale il sud est asiatico.