Erri De Luca non è solo uno scrittore, è un partigiano della libertà d’espressione, un intellettuale che interviene nel dibattito pubblico senza equilibrismi e senza paura di sbilanciarsi. A costo di attirarsi critiche e, a volte, denunce.Cominciamo dalle Amministrative, come mai ha sostenuto Luigi De Magistris a Napoli?Cinque anni fa Napoli scelse come primo cittadino un magistrato al di fuori da ogni schieramento di partito. Praticamente una candidatura inventata dal nulla. E durante il suo primo mandato De Magistris è riuscito a fare la cosa più importante: non far mettere le mani sul denaro pubblico alle solite cricche di corruttori.Dunque, il successo di De Magistris si fonda sulla parola “onestà”, la stessa che ha decretato la vittoria del Movimento 5 stelle?È triste che “onestà” sia una parola fondamentale per la campagna elettorale e che non sia semplicemente la certificazione di uno stato di fatto. Ma il problema è che ci troviamo di fronte a una corruzione dilagante che ci fa guadagnare la medaglia d’argento nella classifica dei più corrotti d’Europa, secondi solo alla medaglia d’oro della Bulgaria. Questo è un sentimento ormai radicato. Ci sono molti cittadini rimasti inerti perché non hanno avuto nemmeno la voglia di partecipare col voto. C’è un 50 per cento di popolazione - la parte che non è andata alle urne - che si è dissociata per desolazione.È possibile recuperare questi “desolati”?Secondo me sì, perché non è una blocco stabile, può aumentare ma può anche ridursi.Come?Con una gestione della cosa pubblica che faccia passare l’appetito agli accaparratori di denaro pubblico. Come ha fatto De Magistris a Napoli. In tanti hanno provato a far inciampare il sindaco senza riuscirci, e adesso a queste persone toccheranno altri cinque anni di digiuno. Questa è una misura sufficiente a far venire voglia ai cittadini di partecipare.Come è stato possibile, a sinistra, sostituire la parola “uguaglianza” con la parola “onestà”?Perché l’onestà è diventata la prima misura di disinfezione sulla piaga, bisogna prima isolare l’infenzione e renderla incapace di nuocere ancora. Poi la questione, secondo me, non è tanto l’uguaglianza, ma la partecipazione. L’uguaglianza è un traguardo.Qual è la differenza tra la proposta di De Magistris e il Movimento 5 stelle?È una questione personale: De Magistris si è affermato come persona perbene, il Movimento 5 stelle ha piazzato delle persone che devono dimostrarlo.I contenuti dell’uno e degli altri sono sovrapponibili?Io dico di sì.Eppure il sindaco sembra intenzionato a creare un suo movimento nazionale spostato più a sinistra. Esiste lo spazio per un’altra forza anti sistema?In questo momento direi di no. Ma credo De Magistris, rispetto al M5s, sia più simile a Podemos. Ed è bello che ci sia una fratellanza tra Napoli e Barcellona come gemellaggio politico.Che fine ha fatto l’elettore di sinistra che votava il partito a prescindere da tutto?È stato talmente mortificato da rompere le righe.È colpa di Matteo Renzi?Io credo che questa sconfitta elettorale sia del Pd, non del governo. È il Partito democratico che ha perso i consensi nelle città, l’esecutivo secondo me gode ancora di un margine di credito nell’elettorato.Dunque hanno sbagliato tutti l’analisi del voto?Sì, si è voluta personalizzare la sconfitta. Ma non è ancora un voto politico questo. E non lo sarà nemmeno quello del referendum sulla Costituzione.Ma è stato il premier a volere trasformare il voto di ottobre in un plebiscito sulla sua persona...In parte è vero, ma le cose non stanno esattamente così. La questione non ha a che fare con le riforme, ma con la spina dorsale di un popolo che è la Costituzione. Abbiamo una Carta meravigliosa, ogni volta che qualcuno ha provato a toccarla ha fatto danni.Crede che le modifiche proposte dal governo siano dannose?No, mi sembra semplicemente una manovra di ingegneria governativa. Io preferisco l’assetto costituzionale attuale.Il Movimento 5 stelle, da sempre favorevole all’eliminazione del Senato, ora è contrario alla riforma costituzionale che ridimensiona molto il bicameralismo perfetto. Perché?Non lo so. Ma ci sono molte cose del M5s con le quali non sono per nulla d’accordo. Una è questa, cioè l’eliminazione del Senato, l’altra è l’uscita dall’Europa. Del resto io non sono un aderente al partito di Grillo.Proprio mentre parliamo, i cittadini britannici stanno votando sulla permanenza o meno di Londra dentro l’Unione europea e sul Blog di Beppe Grillo è apparso un post che in qualche modo smentisce tutta la linea precendente: «Il Movimento cinque stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla», scrivono i pentastellati. Come se lo spiega?Credo si siano resi conto che diventare forza di governo in Italia comporta essere degli europeisti.Che idea si è fatto delle due nuove sindache di Roma e Torino?Non ho ancora un’idea precisa. Di Chiara Appendino però conosco la posizione sua e del Movimento torinese contro il “buco” della Val di Susa, il Tav. La sindaca è andata a viso aperto contro questo disastro. Mentre di Virginia Raggi non so come se la caverà con le Olimpiadi, un affare buono per i palazzinari ma non per il Paese. Accollarsi i Giochi oggi significa passare un guaio.I partiti tradizionali sono arrivati al capolinea?Sono troppo compromessi con la corruzione e con un esercizio del potere dispotico e privato. Solo dei rinnovamenti brutali e bruschi di un ceto politico giovane e nuovo li può salvare.Praticamente ciò che sta facendo Renzi nel Pd?Renzi ha incarnato per un periodo questa alternativa: ha buttatto gambe all’aria tutta la vecchia nomenklatura del Pd e ne ha messa una nuova, ma poi si è comportato alla vecchia maniera, imbarcando tutti quelli che potevano servirgli alla durata della legislatura.D’Alema e Prodi hanno rilasciato delle interviste molto dure nei confronti del segretario. Stanno provando a levarsi qualche sassolino dalle scarpe?Rancori, vecchi rancori. I sassolini gli restano, non se li tolgono, sono destinati a soffrire. Renzi deve abbassare radicalmente l’età media dei nuovi dirigenti se vuole riuscire nell’impresa.