Gli allarmismi in caso di vittoria del No? «Solo propaganda». La semplificazione legislativa legata alla modifica del Senato? False, «siamo di fronte a una complicazione». Il risparmio che deriverebbe dalla riduzione dei rappresentati? Un argomento «imbarazzante». A Carlo De Chiara, il presidente uscente di Magistratura democratica la riforma costituzionale non piace proprio. E spiega al Dubbio i motivi della sua scelta di campo.Perché Md è schierata dalla parte del No?La nostra maggiore preoccupazione è lo squilibrio che si determina tra governabilità e rappresentatività dell'unica Camera titolare del potere di fiducia nei confronti del governo. La riforma costituzionale va letta unitamente alla legge elettorale, perché il dato più caratterizzante di questa riforma è il superamento del bicameralismo paritario. Per questo è molto importante capire come verrà composta e che livello di rappresentatività avrà la Camera dei deputati. L'Italicum, la legge elettorale in vigore, sotto questo profilo presenta delle serie criticità, perché consente a una minoranza, magari anche esigua nel Paese, di diventare maggioranza in Parlamento. E questo proprio nel momento in cui si opta per un sistema monocamerale. Per questo le due leggi devono essere guardate insieme ed esaminate in un unico contesto, credo che questo sia assodato.Il Pd ha trovato un accordo interno per cambiare la legge elettorale dopo il referendum. Non è sufficiente?Da quello che sappiamo, non mi pare che ci sia chiarezza sul contenuto di questa nuova legge elettorale. La disponibilità a modificare l'Italicum è positiva, ma allo stato la legge in vigore è quella e credo che sia giusto che gli elettori decidano Sì o No considerando la norma che c'è. Quella che potrà essere fa parte delle ipotesi.Quindi senza Italicum voterebbe Sì?No. La riforma del Senato è mal riuscita, non si capisce bene di chi sia rappresentativo. Perché, ad esempio, non è il Bundesrat di cui pure si era parlato, non è rappresentativo dei governi regionali. In Germania i componenti dell'organo federale sono soggetti al vincolo di mandato, devono votare in base alle indicazioni che arrivano dai rispettivi Lander. Non si capisce bene invece cosa sia il Senato proposto dalla riforma, si sa solo che sarà eletto dai consigli regionali senza una precisa contezza delle modalità. Sarà inoltre un Senato con serie difficoltà operative, visto che sarà composto da consiglieri regionali e da sindaci già molto impegnati nell'esercizio della loro prima carica. Immagino che avranno difficoltà a trovare il tempo per esercitare anche la seconda.Per i sostenitori della riforma, però, la modifica del Senato snellirà il processo legislativo. Non è così?Con la modifica della seconda Camera si son dovuti differenziare i vari processi legislativi a seconda delle materie o della natura degli atti da adottare. Obiettivamente siamo di fronte a una complicazione. Quando moltiplichi il numero dei procedimenti, come puoi sostenere di aver realizzato una semplificazione?Avrebbe preferito l'abolizione del Senato?Questa è una domanda difficile. Penso che il Senato possa continuare ad avere un suol ruolo, ma bisogna trovarlo con chiarezza.La "governabilità" è uno dei temi forti del Sì. L'argomento la preoccupa?No, la governabilità non è una bestemmia nelle sue declinazioni più corrette. La sentenza numero 1 del 2014 della Corte Costituzionale ha riconosciuto che anche le esigenze della governabilità hanno cittadinanza nella nostra Carta e mi sembra una considerazione di buon senso.Qual è il problema allora?Nel far prevalere le esigenze della governabilità su ogni altra esigenza, in particolare sulla rappresentatività che non può essere mortificata oltre un certo segno. Perché significa mortificare la partecipazione, la voglia dei cittadini di intervenire nella vita pubblica.I riformatori battono anche su un altro punto: il nuovo Senato farà risparmiare circa 60 milioni di Euro...Sono imbarazzato quando si parla di una funzione pubblica elettiva in termini di risparmio economico. Se una carica elettiva è utile, nell'interesse dei cittadini, è bene che si affrontino dei costi. Se non serve la si elimina. Ma non la si può eliminare per tagliare, la si elimina se non serve. Il centro del ragionamento deve essere l'utilità, non il risparmio. Mi sembra irriguardoso nei confronti di chi svolge la funzione della rappresentanza politica dei cittadini.La riforma del Titolo V, sottraendo competenze e burocrazie regionali, potrebbe attrarre nuovi investimenti. Non la convince neanche questa argomentazione?Mi sembrano valutazioni piuttosto ardite che nemmeno gli economisti possono sostenere. Credo sia importante coniugare le esigenze economiche con la rappresentatività dei territori che vengono interessati dagli investimenti. Bisogna fare in modo che ci sia uno sviluppo economico equilibrato, nel rispetto dell'ambiente e del territorio, ascoltando gli interessi delle comunità locali. È una questione di equilibri, non si può andare con l'accetta.Per Renzi, «chi vuole bloccare la casta ha in mano una matita domenica». Magistratura democratica rappresenta la casta?Ma per carità. Siamo dei cittadini che esprimono un punto di vista sulla riforma della Costituzione. La ricchezza del dibattito non può che giovare a migliorare la qualità della scelta che si è chiamati ad effettuare.Se vince il No cade il governo, scappano gli investitori e il Paese sarà consegnato alle larghe intese per molto tempo. È fantascienza?Da cittadino mi sembra che questi allarmi siano solo frutto di propaganda, come è comprensibile quando si affrontano competizioni come queste. Certo, sarei più soddisfatto se la propaganda si nutrisse di argomenti seri, oggettivi e robusti, invece di illazioni.