Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), spiega che «in caso di dissidio tra genitori e figli la posizione di un minore che vuole vaccinarsi deve prevalere rispetto a quella di padri e madri contrari alla vaccinazione». Sul green pass per i lavoratori commenta: «Credo che si debba convincere i lavoratori a vaccinarsi ma penalizzare chi decida di non farlo non è facile da accettare dal punto di vista etico».

Presidente D’Avack, qual è la posizione del Cnb sulle vaccinazioni dei minori che abbiano genitori no vax?

Noi abbiamo ritenuto che in questa vicenda che riguarda i “grandi minori” fosse importante garantire il loro interesse a dare il consenso al trattamento sanitario. Può succedere che i genitori siano contrari per problematiche ideologiche e contestualmente potrebbe esserci l’ipotesi che i figli vogliano essere vaccinati per molte ragioni. Le più banali sono quelle di vedere garantita la propria salute e al tempo stesso di poter contare su una libertà che in tempo di lockdown non hanno potuto avere. Vogliono frequentare piscine e cinema, incontrare i coetanei in bar e palestre. Oggi in qualsiasi vicenda di contrasti tra figli e genitori il tribunale ascolterebbe il grande minore e generalmente si adegua alla sua volontà purché le ragioni portare avanti dai genitori non siano particolarmente valide e consistenti. In questo caso mi pare difficile negare l’interesse del minore alla vaccinazione e la volontà dell’adolescente dovrebbe avere posizioni di preminenza rispetto alla volontà dei genitori.

E se capitasse che sia il minore a non volerne sapere di ricevere il vaccino?

Il discorso vale anche alla rovescia. Abbiamo ipotizzato che il genitore voglia vaccinare il grande minore che non vuole essere vaccinato. In questo caos occorre fare il possibile per informare, spiegare e spingere attraverso informative corrette e più ampie possibile il grande minore ad aderire alla vaccinazione. Ma non riteniamo che questa debba essere obbligatoria perché al momento non esiste per legge un obbligo e quindi sarebbe discriminatorio.

Avete deciso di prendere questa posizioni dopo i recenti fatti di cronaca su questo tema?

Ci siamo ispirati ai casi concreti di ragazzi che volevano vaccinarsi ed è per questo che è un parere etico e non giuridico, perché sotto il profilo strettamente giuridico è evidente che di fronte a un dissenso tra genitori e minori si dovrebbe andare di fronte al giudice popolare. Il giudice avrebbe comunque finito per ascoltare il grande minore prendendo poi provvedimenti in merito. Ma nel frattempo ci sono arrivate richieste da parte di privati sul da farsi. È evidente che noi non siamo in grado di dare consulenze specifiche ma il problema c’è e deve essere affrontato. L’unica soluzione è di carattere giudiziario ma eticamente abbiamo voluto sottolineare che in situazioni di questo genere, considerato l’interesse dell’adolescente, è giusto che esso sia prevalente rispetto a quello dei genitori.

Pensa che si arriverà all’obbligo vaccinale per alcune categorie?

Credo che sarà difficile arrivare all’obbligo vaccinale purché non si verifichi un aumento dell’epidemia. Dovesse peggiorare la situazione, allora il governo potrebbe passare all’obbligo soprattutto per determinate categorie di persone. Sappiamo che oggi è fortemente consigliabile ad esempio per i docenti e si è arrivati alla via di mezzo del green pass e relative sanzioni. Ma la scuola è frequentata da ragazzi che potrebbero non essere vaccinati perché non possono a causa di problemi di salute e a maggior ragione potrebbero essere esposti al virus e alle sue varianti. Piuttosto che obbligare abbiamo ritenuto giusto spingere sull’informazione corretta e sulla convinzione della collettività a vaccinarsi spontaneamente. Ma non sempre è facile.

Si discute anche dell’obbligo di vaccinazione, o di green pass, nei luoghi di lavoro come fabbriche e aziende. Che idea si è fatto?

È un tema molto delicato perché da una parte i lavoratori vaccinati e con green pass sono una garanzia per la salute degli stessi lavoratori e anche per la sicurezza nella imprese; dall’altra ci sono le libertà costituzionali che non possono essere messe da parte. Anche in questo caso credo che si debba convincere i lavoratori a vaccinarsi ma penalizzare chi decida di non farlo non è facile da accettare dal punto di vista etico. È vero che si può ricorrere a tamponi e test ma è chiaro che chi lavora non può andare a fare il tampone ogni quattro giorni. Partendo dal green pass è probabile che piano piano si arrivi all’obbligo vaccinale a carico di determinate categorie professionali.

Come si sta comportando la ricerca scientifica dal punto di vista etico nello sviluppo dei vaccini?

Credo che siamo sulla giusta strada e penso che da parte degli scienziati ci sia una ricrea sui vaccini e sulle varianti che porti a ottimi risultati. Nella ricerca ricordo che debbono essere rispettati criteri etici anche nel caso di sperimentazioni accelerate come quelle fatte per trovare vaccini contro il coronavirus. Si parla anche dell’ipotesi di un terzo vaccino per coloro che hanno già fatto alle due dosi e questo servirebbe per far fronte alle diverse varianti.

Quale tipo di informazione potrebbe convincere gli adolescenti a vaccinarsi?

Credo sia fondamentale dare agli adolescenti le informative più giuste e ampie. Non le stesse che vengono date agli adulti, ma mirate in base all’età dei ragazzi e quindi più comprensibili per loro. Ritengo che l’immunizzazione degli adolescenti sia un percorso da incrementare ma aggiungo che deve essere spiegato a ragazzi che essere vaccinati non significa essere immuni da tutti i mali perché dobbiamo continuare a fare attenzione e attenersi all regole evitando che anche i vaccinati un domani possano prendere il virus. Credo anche che il ministero della Salute potrebbe fare di più a livello di informazione rispetto a quanto fatto finora.