«Bene le dimissioni di Renzi, ora stiamo all’opposizione», è la linea di Cesare Damiano, leader della minoranza Labour Dem e non riconfermato in Parlamento, il quale però mette in guardia dai depistaggi: «Non si agiti lo spauracchio dei 5 Stelle per avallare impossibili alleanze col centrodestra».

Renzi si è dimesso ufficialmente. Si è eliminata una delle ragioni di polemica?

Le dimissioni sono una buona notizia. Siamo passati da quelle postdatate a quelle vere ed è ciò che noi chiedevamo, perchè abbiamo bisogno del massimo della chiarezza per gestire una situazione difficile.

La sconfitta è stata pesante, Renzi porta le maggiori responsabilità?

La sconfitta elettorale è stata a tutto tondo e certo le responsabilità non sono solo del segretario, ma in quanto tale porta su di sè il carico maggiore. Io mi auguro che ora si apra una fase nuova, più inclusiva, dopo che il partito è stato sottoposto a una serie di elettroshock: il referendum perso, la compilazione delle liste con la voluta estromissione della minoranza, fino al risultato del voto. Ora evitiamo i rischi del post- voto.

Lunedì si terrà la direzione, c’è aria di resa dei conti?

Il passo indietro inequivocabile di Renzi aiuta a ricostruire un maggiore dialogo interno. Da statuto, l’assemblea nazionale ha eletto un segretario e anche un vicesegretario che ora potrebbe svolgere la funzione di reggente. Maurizio Martina è un giovane in grado di unire ciò che in passato era diviso, uno sforzo che dobbiamo fare tutti.

Esiste ancora una minoranza o si è sgretolata anche questa con il voto?

In questo tsunami politico, mantenere gli antichi ancoraggi è difficile e anche la nozione di maggioranza e minoranza tende a sfumare. Naturalmente esistono le minoranze: Andrea Orlando, io e Del Giudice le abbiamo rappresentate anche in questa fase.

Poi c’è Michele Emiliano, unica voce che chiede l’apertura ai 5 Stelle.

Per quanto mi riguarda, credo che il Pd debba riaffermare la sua alterità rispetto al Movimento 5 Stelle. Va respinto chi agita l’argomento del compromesso con i grillini, soprattutto se lo fa per oscurare l’altra vera questione, altrettanto impossibile secondo me: l’alleanza con il centrodestra.

Teme che Renzi lanci esche avvelenate?

Io temo i depistaggi. Si agita uno spauracchio e tutti corrono in una direzione, mentre nella direzione opposta magari qualcuno immagina che si possa pensare ad un accordo col centrodestra. Credo, invece, che dobbiamo discutere del perchè siamo andati incontro a una sconfitta così cocente, che corre il rischio di fare implodere il partito.

Se il Pd è indisponibile ad alcuna alleanza, significa che si alleeranno Lega e 5 Stelle oppure si tornerà a votare?

Bisognerebbe essere Nostradamus per immaginare quello che potrà succedere. La chiave di volta è nelle mani del presidente Sergio Mattarella, che dovrà compiere come sempre passi misurati e affiderà l’incarico soltanto nel caso in cui esista una maggioranza di governo.

Lei non è stato rieletto in Parlamento, che cosa farà ora?

Io non sono uno di quelli che, se sconfitti, abbandonano la politica. Continuerò la mia battaglia di idee e contenuti: sono membro della direzione nazionale e lì cercherò di dare un contributo. Si può perdere, ma io l’ho fatto a testa alta, avendo fatto il mio dovere. In questa tornata non abbiamo portato risultati, però si può ancora riannodare il filo di una comunità solidale. Io ne sono convinto e mi batterò per farlo.