«Conosco molto bene il ministro della Difesa Guido Crosetto. È una persona seria e corretta. Nell’interesse delle Istituzioni, però, deve chiarire in Parlamento il senso delle sue affermazioni», dichiara Gaetano Pecorella, avvocato, più volte parlamentare ed ex presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio durante il secondo governo Berlusconi.

Presidente Pecorella, lei ritiene che il timore di Crosetto riguardo una possibile interferenza da parte di gruppi ben individuati di magistrati sia fondato? In altre parole, è all'orizzonte un “attacco” giudiziario all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni?

Sinceramente non saprei cosa rispondere. Ma proprio per questo il ministro ha il dovere di chiarire quanto prima in Parlamento. Forse, ma è una mia ipotesi, Crosetto voleva fare una analisi storica dei rapporti fra toghe e politica, senza riferirsi a casi particolari.

Una analisi storica partendo dall’esperienza dei governi Berlusconi che si caratterizzarono per un durissimo scontro con la magistratura?

Si. In quel senso. Penso che abbia voluto lanciare un messaggio avendo ben presente cosa si è verificato in passato.

Può esserci oggi un “parallelo” giudiziario con i governi Berlusconi?

No, affatto. Lo scenario è totalmente diverso.

Ci spieghi.

È molto semplice. Berlusconi quando è entrato in politica nel 1994 era un imprenditore affermato e di successo. Tutti i procedimenti penali che ha avuto sono stati, ad iniziare da quello che poi determinerà la sua decadenza dal Senato, legati in qualche modo alle sue aziende. Meloni invece nel corso della sua vita ha fatto soltanto politica e quasi sempre all’opposizione.

Mi vuol fare capire che non ha “scheletri” nell’armadio ed è quindi difficile trovare qualcosa per attaccarla?

Ma certo. Non possiamo mettere sullo stesso piano Berlusconi e Meloni. Se hai decine di migliaia di dipendenti e sei a capo di tante aziende hai certamente più possibilità che qualcosa spunti fuori rispetto a chi ha fatto solo politica stando all'opposizione e senza dunque avere alcun potere. Ricordiamoci cosa è accaduto in quegli anni.

I procedimenti penali hanno determinato una perdita della credibilità di Berlusconi. Hanno eroso giorno dopo giorno il grande consenso che aveva.

Non riuscendo a trovare nulla di penalmente rilevante, l’agire dei magistrati è stata la principale causa di discredito.

Meloni può essere “tranquilla”?

Diciamo di sì. Oggi, poi, a differenza di allora non ci sono alternative politiche plausibili. Non ci può essere un governo diverso. È alquanto difficile pensare di poter creare una maggioranza alternativa che guidi il Paese.

Le riforme della giustizia si faranno?

Al momento il risultato dopo oltre un anno di governo è quanto mai deludente. Però va detto che la premier è stata molto ma molto astuta nella scelta di Carlo Nordio come ministro della Giustizia. Ha scelto per quel ruolo una figura da tutti riconosciuta come un garantista però, poi, gli unici provvedimenti che il suo governo ha approvato vanno in senso esattamente contrario, prevedendo tutta una serie di nuovi reati con un generale inasprimento delle pene.

È stata una mossa comunicativa?

Sì. E devo dire anche molto efficace. Da un lato, come detto, il governo continua ad approvare norme che creano nuovi reati ed inaspriscono le pene e dall’altro non perde occasione per annunciare che farà una riforma radicale della giustizia di stampo liberale e garantista che però non vedrà mai la luce.

La discussione sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio si trascina da un anno.

Ecco, appunto. È un reato che prima scompare, poi ritorna, poi scompare nuovamente. E così via.

Ha fatto discutere l’ipotesi di mettere i test psicoattitudinali per chi vuole fare il concorso in magistratura.

Quando ero presidente Commissione giustizia ero riuscito ad introdurli nell’ordinamento giudiziario. Poi cambiò il governo, arrivò a via Arenula Clemente Mastella e il primo atto fu quello di cancellarli.

Sono importanti i test?

Per fare il giudice c’è bisogno di grandissimo equilibro. È un prerequisito.

L’Associazione nazionale magistrati è da sempre contraria.

È la classica difesa di categoria che altri non sono nelle condizioni di fare.

Per quale motivo?

Non fa certo piacere sentirsi dire che nella propria categoria ci siano soggetti “inadatti” al ruolo.

Ma non dovrebbe essere contenti i magistrati di sapere che fanno parte di una categoria dove non ci sono persone “controindicate”?

Forse il timore è che si scopra che i soggetti “controindicati” siano tanti.

Poi ci si dimentica un aspetto importante. Il magistrato, solo per essere tale, ha in automatico il porto d’armi, senza chiedere autorizzazioni di alcun tipo. Esibendo il proprio tesserino di riconoscimento può acquistare in armeria qualsiasi tipo di pistola.

I test non devono essere visti come una minaccia. Il pilota d'aereo in un momento di follia può fare anche duecento vittime. Un magistrato senza equilibrio durante tutta la sua carriera professionale molte di più.