In Israele le proteste contro la riforma del sistema giudiziario, iniziate oltre tredici settimane fa, sono sospese per un mese. La tregua, sostenuta dal presidente della Repubblica, Isaac Herzog, servirà forse a far scendere a più miti consigli il premier Netanyahu, sostenitore di radicali interventi che interessano prima di tutto la Corte Suprema.

«Le proteste – dice al Dubbio David Kretzmer, uno dei più importanti costituzionalisti israeliani, professore della “Hebrew University” di Gerusalemme - sono state di grandi proporzioni. Oltre mezzo milione di persone in strada in tutto il paese. Stiamo parlando di circa il 5% della popolazione, equivalente a 3 milioni di persone che protestano in Italia. Alle manifestazioni hanno partecipato settori della popolazione che non sono mai stati politicamente attivi».

Le preoccupazioni stanno accomunando giovani e anziani. «Contrariamente a quanto il governo vuole far credere – aggiunge Kretzmer -, i manifestanti non sono di sinistra, molto ridotta in Israele. In tanti si definiscono anche di destra. Tra chi protesta in questi giorni troviamo ex capi di Stato maggiore dell'esercito e capi dei servizi segreti israeliani. È molto incoraggiante che così tante persone siano scese in piazza per sostenere la democrazia. Nel breve periodo le proteste hanno avuto successo. Il governo ha accettato di ritardare la riforma per consentire di discuterne con l'opposizione. Badiamo bene, però, non è stata accantonata la riforma e se i colloqui con l'opposizione non daranno frutti probabilmente si andrà avanti con il progetto».

Professor Kretzmer, in cosa consiste la tanto contestata riforma giudiziaria?

La proposta di riforma giudiziaria si inserisce in un ampio piano per concentrare tutto il potere nelle mani del governo, indebolendo così la Corte Suprema con la possibilità di un controllo giurisdizionale sugli atti da parte del Parlamento e dello stesso governo. Tra i vari punti della riforma troviamo la modifica del sistema di selezione dei giudici. In questo modo la coalizione di governo ha il controllo totale sulla loro selezione. Nell'attuale sistema è previsto un accordo tra la parte politica e quella professionale, dei magistrati, in modo che nessun giudice possa essere nominato alla Corte Suprema senza il sostegno di una delle due parti. La riforma proposta prevede la riduzione del controllo giurisdizionale sugli atti del Parlamento, chiedendo un'ampia maggioranza dei giudici della Corte Suprema per dichiarare incostituzionale una legge. Le “leggi fondamentali" potrebbero essere immuni dal controllo giurisdizionale, senza alcuna procedura speciale per la loro adozione o restrizioni sul loro contenuto. È prevista l’introduzione di una "clausola di deroga", che consentirà al Parlamento di approvare una legge incompatibile con una “legge fondamentale” e che potrà prevalere su quest’ultima.

Perché i cittadini sono particolarmente preoccupati? Quali rischi comporta la riforma giudiziaria proposta?

L'opinione pubblica teme che la riforma possa minare la natura democratica dello Stato, ponendo nelle mani del governo un potere illimitato, che non dovrà rendere conto a nessuno. Ciò metterà in pericolo i diritti umani e porterà più corruzione. Con un potere sfrenato, la legislazione può essere approvata per far rispettare le norme religiose, discriminare le donne e privare i cittadini palestinesi di Israele. L'idea del governo è di indebolire l'indipendenza dei giudici. Se la riforma sarà approvata, ci saranno tentativi di portare diverse questioni davanti alla Corte Suprema. Non è chiaro come si pronuncerà la Corte, ma se decide che la legislazione connessa alla riforma non è valida c'è il rischio che il governo non accetterà la sentenza dei giudici e inevitabilmente ci troveremo di fronte a una crisi costituzionale. Adesso non è possibile prevedere se il governo o la Corte prevarrà in una eventuale crisi costituzionale.

Come si è arrivati a questa situazione? Il premier Netanyahu ha perso il contatto con la realtà? Troppo potere per troppo tempo?

Voglio ricordare che in Israele abbiamo un sistema parlamentare. Non c'è dubbio che il primo ministro Netanyahu sia al potere da troppo tempo. Tra l’altro è sotto processo davanti al Tribunale distrettuale di Gerusalemme con l’accusa di frode e corruzione. Da quando è finito sotto inchiesta ha intrapreso una battaglia contro l'accusa e i Tribunali. Inoltre, farà di tutto per rimanere al potere e ha stretto un'alleanza con la destra radicale, i partiti razzisti e religiosi, che sono tutti ostili alla Corte Suprema e la percepiscono come un'istituzione liberale che non è in sintonia con i loro valori. Prima di essere incriminato, Netanyahu ha dichiarato pubblicamente di opporsi alle riforme che ora sostiene. Ma nel suo nuovo governo ha nominato ministro della Giustizia l'uomo che ha proposto per molti anni le modifiche che ora destano forti preoccupazioni. Gli accordi di coalizione con gli altri partiti prevedono che tutti i membri dell'opposizione debbano sostenere le proposte di questo ministro della Giustizia.

Un'ultima domanda che non riguarda Israele. Lei è un esperto anche di diritti umani. Il presidente russo Vladimir Putin sarà condannato dalla giustizia internazionale?

Finché Putin rimarrà al potere, non vedo come possa essere portato davanti alla Corte penale internazionale che non può processare una persona in contumacia. Se in futuro ci sarà un cambio di governo a Mosca, con il contributo delle persone che dall'interno vogliono sbarazzarsi di Putin, allora potrebbe esserci una piccola possibilità che i nuovi governanti lo mandino all'Aia. Secondo me, però, è altamente improbabile.