«Schlein si è spostata a sinistra continuando a mandare messaggi che puntano alla scorrentizzazione del Pd, ma questa strategia, almeno in termini di voti, stava funzionando un po’ “troppo” e ha spinto Conte a rompere gli indugi». Parola di Massimiliano Panarari, sociologo della comunicazione all’università di Modena e Reggio Emilia.

Professor Panarari, pensa che Conte stia mettendo volutamente in difficoltà Elly Schlein, dopo i casi Bari e Torino?

Ci sono due piani da distinguere, uno comunicativo e uno politico. Dal punto di vista comunicativo il punto è che i due partiti hanno obiettivi non coincidenti e strategie differenti, che tuttavia funzionano per entrambi. Conte propone un movimento fortemente centralizzato e personalizzato, Schlein si è spostata a sinistra continuando a mandare messaggi che puntano alla scorrentizzazione del Pd. Ma questa strategia, almeno in termini di voti, stava funzionando un po’ “troppo” e ha spinto Conte a rompere gli indugi.

In che modo?

Da un lato assecondando una tendenza del M5S per cui solamente in certe condizioni l’alleanza con il Pd può funzionare. Cioè nello specifico quando il candidato è espressione del M5S. E questa è la differenza politico strutturale: Schlein insiste molto sull’alleanza organica e strutturale Pd- M5S al punto di accettare i veti di Conte su forze politiche non gradite all’ex premier, in primis i centristi. Dall’altro lato il termometro rappresentato dai sondaggi continuava ad indicare il Pd sopra il M5S, e da qui la decisione di Conte di tornare al classico per eccellenza, cioè la questione morale.

Proprio su questo Schlein si è trovata in difficoltà, visti i casi di Bari e Torino: la leader dem sta gestendo bene la situazione?

Conte, funambolo e gattopardo, ha approfittato di un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. E non c’è dubbio che questa sua mossa abbia messo fortemente in difficoltà Schlein. La quale è alle prese con il confronto, ormai non più rinviabile, tra lei, che vuole ricostruire il Pd giocando moltissimo sulla sua immagine, e coloro che avevano votato per Bonaccini. Ma il Pd non può presentarsi ancora più spaccato del dovuto alla viglia dell’appuntamento elettorale delle Europee e questo potrebbe calmare un por’ le acque. Ma attenzione: i nodi politici troppo a lungo rinviati a un certi punto presentano il conto.

A proposito di correnti Pd: riuscirà finalmente Schlein a mettere un freno al proliferare di quelli che lei stessa ha chiamato «cacicchi e capibastone»?

Il Pd è una federazione di correnti da molto tempo a questa parte, nella quale hanno un ruolo figure catalizzatrici di voti, i famosi cacicchi e capibastone, i quali soprattutto al Sud sono avversari della segretaria e rappresentano serbatoi di voti. Il terreno per la segretaria adesso è delicato e la questione non è tanto la sua posizione politica quanto mettere mani e piedi nel piatto e decidere cosa fare. Potrebbe uscirne addossando la croce sui riformisti, che lei considera suoi avversari, e salvando altre correnti. Ma non è detto che ci riesca, vedremo come ne uscirà.

Dall’altra parte Conte non ha di questi problemi, eppure a livello elettorale galleggia attorno al 15%. Prima o poi qualcuno gliene chiederà conto?

Conte ormai ha deciso che per l’affermazione del M5S bisogna moltiplicare le occasioni di conflitto con Schlein e come era chiaro prima ma ora è evidente il Pd, anche in virtù di una competizione di tipo proporzionale, non è il partner ma il competitor. D’altronde il M5S ha una natura sostanzialmente di movimento di opinione e Conte lo ha ridefinito. Le amministrative non sono rilevanti perché non sono mai arrivati risultati significativi e quindi è verosimile che il primo obiettivo sarà la difesa della propria leadership. È chiaro che in caso di risultato negativo alle Europee forse qualcuno lo metterebbe in discussione ma proprio per questo Conte sta tirando la corda con il Pd: cioè perché sa che l’abbraccio con i dem, ai suoi elettori, non piace.

Ma è anche l’unico modo per battere la destra, o no? Oltre alle Europee si vota in molti comuni e senza un accordo Pd- M5S non c’è nemmeno partita…

È un’alleanza impossibile, puramente strumentale, il che trascina con sé una serie di nodi politici. La somma dei voti dei due partiti serve sia al Pd che al M5S, ma con obiettivi diversi. Al Pd servono per diventare competitivi come coalizione e quindi vincere alle Amministrative. Per il M5S invece, come detto, le Amministrative non solo rilevanti e non ci sarebbe da stupirsi se Conte dovesse via via scegliere di smarcarsi e fare corse in solitaria, come del resto vediamo in Piemonte. Il M5S peraltro non ha una classe dirigente, non l’ha mai costruita e non sta dimostrando di volerla costruire.

E infatti è andato a cercare personalità vicine alla sinistra, come lo stesso Laforgia a Bari: c’è il rischio che Schlein perda una parte di società civile, corteggiata da Conte?

Il Pd di Schlein esprime una serie di tinte di sinistra populista, quindi non c’è dubbio che una sovrapposizione fisiognomica con il M5S di Conte esista. Queso significa che quell’idea di “romanizzare i barbari' non ha funzionato e non può funzionare perché la forza del M5S si esprime in una chiave antitetica al Pd. D’altronde il M5S ha visto arrivare i risultati più significativi quando descriveva il Pd come il partito di sistema incline alla corruzione, dame che guarda caso sta riproponendo anche oggi. Anche dal punto di vista dei candidati la sovrapposizione è possibile, ma il nodo è politico. Se il sinistra- centro vuole essere competitivo deve tenere insieme anime differenti e proporre un ventaglio molto ampio di opzioni.

Da qui la scelta di alcuni nomi per le Europee, da Tarquinio a Decaro, fino a Bonaccini, con lo scopo di tenere insieme tutte le anime del partito.

Il Pd in termini numerici è più strutturato ma molte figure potenzialmente schleiniane e che hanno caratteristiche extra Pd dovrebbero poi amalgamarsi con un partito che è cosa altra. La scommessa di Schlein è stata quella di dare vita a un partito movimento e ora è a metà del guado e deve decidere quale strada prendere. Schlein voleva cambiare il Pd senza darlo troppo a vedere, cioè cercando di evitare scontri al suo interno. Bisogna vedere se i bonacciniani lo accetteranno.