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Tra deliri negazionisti, teorie del complotto e il cinismo ipocrita che accompagna molte “analisi” sulla mattanza di Bucha sembrava quasi impossibile far peggio dell’Anpi e dell’ incredibile comunicato di ieri in cui si chiede cosa sia «davvero successo» (sic) nella città ucraina. Ci sbagliavamo: c’è riuscito Marco Travaglio nel suo consueto editoriale. A cominciare dal lugubre titolo, “I morti al balzo”. Sottotesto: le vittime di Bucha sono un’occasione colta al volo dall’Occidente e dal suo mainstream per alimentare il conflitto con la Russia di Putin (come se ne avessero bisogno, poi). Certo, è complicato sostenere che gli ucraini si siano sparati alla nuca da soli e smentire le centinaia di testimonianze sul massacro. Quindi bisogna essere pronti ad accettare che quell’orrore sia stato effettivamente compiuto dalle truppe di Mosca. Ma niente paura, esiste un piano b per scagionare il Cremlino. Sentite cosa scrive il direttore del Fatto Quotidiano: «L’unica certezza sull’orribile strage di Bucha è che 410 esseri umani sono morti. Quasi sicuramente per mano russa: sapremo tutto, forse, da un’inchiesta internazionale alla fine della guerra (e molto dipenderà da chi l’avrà vinta). Ma francamente importa poco chi li abbia uccisi, e dove, e quando: chiunque sia stato non sposta di un millimetro il giudizio sulla guerra, che è sempre sterminio e distruzione». Si avete letto bene, a Marco Travaglio, il guerriero della certezza della pena, il principe del giustizialismo, «non importa» dove quando e soprattutto chi abbia massacrato quei civili inermi, chi abbia scavato le fosse comuni, chi abbia saccheggiato e torturato. In fondo cosa volete che siano stragi, stupri e genocidi di fronte alla malvagità cristallina di un abuso d’ufficio, di un traffico di influenze o di un tentativo di corruzione.