La bocciatura di Marcello Foa alla presidenza della Rai infiamma il centrodestra, mandando in scena il primo scontro aperto tra Forza Italia e Lega. Un rapporto, quello tra i due partiti che si sono presentati insieme nella coalizione di centrodestra, che sta vivendo il suo punto più basso. Eppure, tensione non significa rottura: la vicepresidente della Camera in quota Forza Italia, Mara Carfagna, tiene il punto ma smorza i toni, ribadendo che «l’alleanza dura da oltre vent’anni e non credo che Salvini voglia farla saltare per una poltrona».

Onorevole, lei ha condiviso la scelta di dire no a Foa alla presidenza Rai?

Guardi, il punto non riguarda la persona in sé, per quanto non apprezzi l’abitudine di insultare il Presidente della Repubblica, ma il metodo. È la legge stessa che, nel prescrivere una maggioranza di due terzi, chiede alle forze politiche di fare una scelta condivisa, come è giusto che sia per le figure di garanzia. Non accettiamo l’arroganza di imporre unilateralmente un nome e poi dire: prendere o lasciare.

La decisione ha fatto scoppiare lo scontro nel centrodestra. A che livello è la rottura?

Non penso che Matteo Salvini voglia rompere per una poltrona in più, oltre a quelle che si sono già spartiti con i Cinquestelle. Abbiamo un’alleanza che dura da oltre vent’anni e che ha garantito al Paese prosperità e buon governo a livello nazionale e in centinaia di amministrazioni locali. Piuttosto siamo preoccupati dall’inerzia della Lega sui provvedimenti economici.

La presidenza della Rai è stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso? Salvini vi ha accusati di stare con il Pd.

Sarà stato il suo carattere tempestoso a spingerlo a dichiare quello che, evidentemente, non può pensare: perché è falso. Abbiamo combattuto il Pd aspramente in campagna elettorale e, dall’indomani delle Politiche, abbiamo continuato a sfidarli e a vincere alle elezioni amministrative svuotando i bacini di voti della sinistra nelle Regioni rosse, conquistando col centrodestra roccaforti che resistevano da 70 anni. Siamo così distanti dal Pd che sul Decreto Dignità abbiamo votato quasi sempre all’opposto, emendamento per emendamento. E siamo divisi anche su questioni fondamentali, su valori profondi della nostra civiltà. Per esempio abbiamo appena depositato una mozione perché il governo si faccia promotore a livello internazionale di rendere l’utero in affitto un reato universale, mentre loro sembrano andare in direzione diametralmente opposta.

Lei ha definito il governo “arrogante” sulle nomine Rai. Solo su questo oppure è una valutazione complessiva?

Il governo gialloverde si è mosso con tracotanza fin dall’inizio, quasi come se ritenessero l’Italia un feudo privato su cui spadroneggiare. C’è questa scusa del “cambiamento” che viene usata spesso dai Cinquestelle per aggirare le normali regole democratiche. Ci auguriamo che la Lega si svegli presto e fermi questa deriva dell’altro partito contraente del patto di governo.

Il leader leghista ha aperto le porte a quella che ha definito “la migrazione” degli eletti in Forza Italia tra le fila della Lega. Succederà?

C’era un accordo sottoscritto anche da lui col quale tutti si impegnavano a non promuovere cambi di casacca, un fenomeno deteriore della politica. Ha cambiato idea? Io penso che nessuno tra i parlamentari e gli amministratori locali di Forza Italia voglia tradire il mandato ricevuto dagli elettori. Tra l’altro chi, attirato da velleitarie speranze di potere, in passato ha lasciato Forza Italia, non ha mai avuto un futuro roseo.

Esistono veramente due “Forze italie”, una con un piede verso la Lega e una accanto a Berlusconi. Lei come si colloca in questo scacchiere?

Forza Italia è un partito fortemente democratico, sebbene abbia una leadership forte e riconosciuta, quella di Silvio Berlusconi. Ci possono pure essere sensibilità diverse tra chi pensa che si debba accettare la supremazia della Lega e tra chi, come me, ritiene invece che Forza Italia debba tornare a crescere e trattare alla pari, ma mai nessuno ha messo in discussione l’unità degli intenti e, dunque, del partito.

Dopo lo strappo di ieri, Silvio Berlusconi ha provato ad abbassare la tensione, definendo l’accaduto «normale dialettica». E’ così?

Silvio Berlusconi ha sempre ricercato armonia nella coalizione, facendosi concavo e convesso: il nostro partito nel passato è sempre stato generosissimo con gli alleati. Ricorda episodi come quelli di questi giorni ai tempi in cui Forza Italia sfiorava il 30% e la Lega era al 4%? Sarebbe utile se Salvini prendesse esempio da Berlusconi: il centrodestra tornerebbe a vincere e governare.

In questo momento la Lega viaggia col vento in poppa, almeno secondo i sondaggi. Forza Italia non teme di venire fagocitata?

Forza Italia incarna l’anima liberale e moderata della coalizione di centrodestra. E’ impossibile fagocitarla, semplicemente perché siamo l’unico partito italiano a rappresentare questi ideali e questi principi.

In questo momento, quali sono le priorità del vostro partito nell’opposizione ai provvedimenti messi in campo governo?

Ci siamo battuti come leoni per provare a migliorare un provvedimento dannoso come il decreto Di Maio, ma la maggioranza ed il governo si sono dimostrati sordi. Continueremo così, provando a correggere le storture che vediamo perché ci interessa solo far bene per l’Italia.

Lei ha preso una posizione forte in favore della riforma sulla legittima difesa, aderendo al progetto della Lega. Perché?

La riforma della legittima difesa è uno dei capisaldi del nostro programma, non abbiamo aderito al progetto di qualcun’altro. Anzi abbiamo presentato una nostra proposta che introduce nell’ordinamento italiano il principio rivoluzionario del “diritto alla difesa”, perché chi difende i suoi cari, la sua casa e se stesso in maniera proporzionata alla minaccia subita non può finire sul banco degli imputati.