Di fronte all'escalation del terrorismo e alla congenita crisi di credibilità delle classi dirigenti europee, Massimo Cacciari non è neanche pessimista, è semplicemente rassegnato: «Parliamoci chiaro: dobbiamo prepararci a un cataclisma politico di grandi proporzioni». L'aumento degli attacchi jihadisti creerà un clima cupo di paura e insicurezza destinato a favorire le forze politiche estremiste e xenofobe, un circolo vizioso nel quale siamo intrappolati senza poter intravedere uno spiraglio, una via di uscita.L'uccisone di padre Hamel nella chiesa di Saint Etienne du Rouveray rappresenta un salto di qualità nell'offensiva jihadista contro l'occidente?Certamente, è un fatto assolutamente nuovo: sgozzare un prete davanti l'altare della sua chiesa è un elemento di grandissima forza simbolica. In questo caso non reggono le teorie sugli "psicopatici" o i "lupi solitari", in quell'azione emerge una nascosta strategia o una regia più o meno occulta. Siamo sempre lì: è necessario raddoppiare l'attenzione e la vigilanza.In che modo?in primo luogo ci vuole un'intelligence integrata europea, che manca del tutto. Si ha la sensazione che questi jihadisti tramite internet comunichino tra loro molto meglio degli apparati di sicurezza delle varie nazioni. In secondo luogo bisogna illuminare la zona grigia di consenso che si è creata intorno a loro, questa è una regola fondamentale per combattere qualsiasi forma di terrorismo. Che si tratti delle periferie delle metropoli europee o delle masse proletarie dei paesi musulmani; una zona grigia che non necessariamente approva il terrorismo ma che coltiva un forte risentimento verso l'occidente e che, quando va bene, è indifferente nei confronti degli attentati ai civili. Ma per eliminarla ci vogliono interventi sul piano politico, sociale e culturale. Quando nei prossimi anni questa zona grigia si allargherà con l'aumento delòl'immigrazione ci saranno guai seri, ma chi ragiona in questo modo? Nessuno, i leader europei ragionano a corto termine, pensano alla propaganda, alle loro scadenze elettorali e non hanno alcuna strategia, nessuna visione del futuro.C'è un punto di equilibrio tra sicurezza e libertà?Si deve trovare, anche perché lo Stato di polizia renderebbe impossibile la vita civile di tutti noi, ed è proprio quel che vogliono i terroristi, l'eliminazione delle regole e delle procedure democratiche all'interno dei nostri paesi, questo valeva anche per il terrorismo degli anni 70.Siamo di fronte a una guerra politica o di religione?Ma quale guerra di religione! Gli attentatori che uccidono civili inermi non sanno neanche cosa siano Maometto e il Corano. Tutte le testimonianze e la documentazione di cui disponiamo dimostrano che il loro radicamento religioso è nullo, che non hanno alcuna formazione e che sono al di fuori anche della tradizione del fondamentalismo islamico che pure esiste e ha una sua storia. Quello che arma le loro mani è l'odio. Certo, richiamarsi alla religione dà una grande carica, fortifica il senso di appartenenza a una comunità, ma si tratta di elementi psicologici.Il premier francese Valls ha rifiutato di ricorrere alla detenzione preventiva per tutti i sospettati di terrorismo, dicendo che non si salva lo Stato di diritto diminuendo i diritti delle personeE ha ragione, inoltre stiamo parlando misure inefficaci che non servono minimamente a prevenire gli attentati. Quando si colpisce una festa di piazza con un camion che travolge la folla, quando si attaccano delle persone su un treno, in un centro commerciale o si sgozza un prete dentro a una chiesa come si fa a prevenire? È ridicolo e persino patetico intervenire con strumenti classici di polizia contro queste minacce. Lo ripeto ancora una volta è l'intelligence che conta, è la presenza di infiltrati all'interno di queste formazioni che conta, è la capacità di ottenere informazioni da dissociati e pentiti.Generalmente sono le formazioni populiste a intercettare consensi in passaggi di crisi come quello che stiamo vivendoMi sembra inevitabile, la paura per gli attentati, il senso di insicurezza si intreccia peraltro con la crisi economica e sociale dei ceti medi che sono sempre stati il pilastro dei regimi democratici. Ma oggi vedono che le prospettive per il futuro sono pessime, che i propri figli sono destinati a vivere peggio dei padri e così sono pronti ad ogni avventura, in Francia con Marine Le Pen, in America con Donald Trump che è votato principalmente dal ceto medio bianco impoverito, quella che una volta veniva chiamata worker class. Se non ci sarà un colpo di reni, se non verranno concepite nuove politiche di distribuzione del reddito, nuove politiche fiscali e nuovi interventi sociali che ci portino oltre il dogma del patto di stabilità, vinceranno le forze populiste come dimostrano tutti i dati più recenti di tutte le elezioni. Anche la Brexit rappresenta questa tendenza di rifiuto dell'establishment europeo che ormai si è generalizzata a ogni paese.