BoJo si è arreso. Sfiduciato dal suo partito, bersagliato da una raffica di dimissioni di ministri e sottosegretari ha firmato la resa. Spera di restare in sella almeno fino a ottobre, quando sarà sostituito alla guida dei Tory e dunque ci sarà un'alternativa per Downing Street, ma quasi certamente non gli verrà concesso. C'è qualcosa di clamoroso in un premier sfiduciato non dall'opposizione ma da suo stesso partito appena tre anni dopo aver trionfato alle elezioni. Ma è ancor più clamoroso che la notte dei lunghi coltelli arrivi in un momento così delicato, con il Regno Unito impegnato più di ogni altro Paese salvo gli Usa nella guerra economico-finanziaria contro la Russia e con profezie fosche degli analisti, secondo i quali proprio il Regno Unito potrebbe essere il Paese più colpito dalla recessione in arrivo. La faccenda ci riguarda. Pur se involontariamente il messaggio è rivolto anche all'Italia, anzi soprattutto all'Italia. Qui il "non ora" è infatti la norma e c'è sempre un'emergenza in nome della quale diventa imperativo evitare le elezioni. L'esempio più recente è il governo in carica. Caduto il Conte 2 non si poteva votare per il Covid. Sarebbe stato irresponsabile sciogliere la legislatura con l'epidemia in corso e la campagna di vaccinazione appena avviata. S'imponeva una soluzione bizzarra, confusa, anomala come la finta maggioranza che sostiene il governo Draghi. Del resto anche il Conte 2 era nato in nome della responsabilità. Nell'estate del 2019 sarebbe stato da irresponsabili sciogliere le camere convocare i comizi dopo una riforma costituzionale (peraltro non ancora approvata in via definitiva) che, senza adeguati correttivi e senza una nuova legge elettorale avrebbe portato più danni che benefici. Il governo Conte 2 nacque con questa missione: i correttivi non sono stati varati, la legge elettorale è quella di prima, il prodotto cioè dei tagli apportati dalla Corte costituzionale alla legge appena varata e mai applicata. L'Italia era priva di una vera legge elettorale nell'agosto 2019 e lo è ancora nel luglio 2022. E' sempre per senso di responsabilità che non viene considerata l'ipotesi di anticipare di qualche mese le elezioni neppure adesso, nonostante la maggioranza sia ormai una barzelletta poco divertente. Ma come si può votare con la guerra, l'inflazione, la siccità, la recessione in arrivo, il Pnrr da completare? Un po' come dire: come si può votare se la vita e la realtà non si fermano e non si cristallizzano? Il messaggio che la democrazia inglese indirizza a quella italiana, e alla sua pessima abitudine di usare ogni emergenza come alibi è secco e chiaro: si può votare sempre. E quasi sempre irresponsabile è blindare situazioni indifendibili in nome del "senso di responsabilità".