«Caro Renzi, benvenuto nel club. Ma la tua svolta sulla giustizia è troppo poco e avviene troppo tardi. Forza Italia è garantista sempre e comunque. Sono gli altri che vanno a targhe alterne». Parla con Il Dubbio Renato Brunetta, presidente dei deputati azzurri.Presidente Brunetta, Renzi, dopo l’arresto del sindaco (Pd) di Lodi, ultima del turbinio di vicende giudiziarie sul suo partito e governo, sdrammatizza e dice “complotto de che? ”, riferendosi ai Pm. Quale è la sua opinione?Renzi non è che sdrammatizza, fugge come sempre. Crede di saltar fuori dalle grane, facendo lo gnorri. Se dicesse che c’è un complotto, vorrebbe dire prendere atto che ci sono un mucchio di casi di malaffare e amministrazione fraudolenta in cui il suo partito è implicato con suoi esponenti incarcerati o indagati. Ed equivarrebbe a una difesa dei suoi. Figuriamoci se si espone per qualcuno che non sia del giglio magico. Così finge superiorità e preferisce gettare la palla lontano, verso i referendum, con atteggiamenti trionfalistici sulle migliaia di circoli del sì che ricordano i milioni di silos di grano in Urss del compagno Ferrini dei tempi di “Quelli della notte”.Addirittura?Mi lasci terminare. Sul tema Renzi fa dunque il neutrale, come se gli arrestati non fossero roba sua, per non mettere a tema  la corruzione nel Partito democratico oppure quello dell’invasione di campo della magistratura, oppure tutt’e due. In realtà l’arresto del sindaco di Lodi è un colpo di maglio contro Renzi e contro la classe dirigente, che ha tirato su in questi anni, da parte della magistratura, non sappiamo se a torto o ragione, di certo con molto chiasso. Non a caso i Cinque Stelle ossessivamente ripetono che Simone Uggetti, il sindaco di Lodi, è stato assessore del vicesegretario Guerini, quando era primo cittadino del capoluogo della Bassa Lombarda. Sembra persino più vigorosa la presa di posizione molto soft del Corriere della Sera, che almeno segnala una certa tendenza di magistratura e politica a travalicare rispetto ai propri ambiti.Lei, quasi in contemporanea con l’uscita dell’esponente laico del Csm Fanfani, area dem, ha ribadito che Forza Italia è garantista sempre e comunque.Chi non vede il garantismo in Forza Italia o è cieco o è in malafede. Noi siamo garantisti, sempre e comunque. Siamo garantisti quando le cose toccano noi, ma soprattutto quando toccano gli avversari. Chiediamo trasparenza, chiarezza e che ci sia una magistratura senza pregiudizi, perché non è possibile abusare della carcerazione preventiva. Questo lo abbiamo sempre detto: garantisti sempre e comunque. Invece l’assoluta novità della giornata di ieri è l’attacco di Repubblica in prima pagina alla magistratura. Gianluca Di Feo legge le carte e le ordinanze d’arresto con spirito critico. E confessa che - Pd o non Pd - è la politica ad essere sotto attacco. Tale per cui gli indagati, se sono sindaci, deputati, loro avvocati, sono “presunti colpevoli”. Dalle parti di Repubblica adesso sono diventati garantisti. Che dire? Meglio tardi che mai...Bisogna dare atto a Silvio Berlusconi di essere stato l’unico a difendere Federica Guidi, la sera delle dimissioni dal governo. Mentre tutto il Pd, a cominciare da Renzi, non proferì verbo. Le chiese solo di togliersi di mezzo, nonostante l’ex ministra non sia neppure indagata. Si rischia il garantismo a fasi alterne?Ha fatto bene a citare Berlusconi. Lui ha difeso un ministro di un governo avverso. Non si è visto nessuno di sinistra aver mai fatto lo stesso a parti contrarie. Sono loro che circolano a targhe alterne.La svolta sulla giustizia di Renzi che ha parlato di “barbarie giustizialista” negli ultimi 24  anni, le basta o no?Troppo poco e troppo tardi. Certo le sue parole non mi dispiacciono, e  gli direi volentieri: benvenuto nel club. Se non che non pare avere intenzione di passare dalle parole ai fatti. Cerca di attrarre i moderati e Forza Italia perché si lascino lusingare e sedurre dai suoi discorsi e magari passino dalla parte del sì al referendum sulla sua riforma costituzionale. Poi però questo impeto dura un attimo. E si rimangia le belle parole. Il suo linguaggio trasuda questa oscillazione parossistica. Una settimana dopo la denuncia della barbarie giustizialista, ha definito Berlusconi il pregiudicato.Non c’è il rischio che come una volta l’opposizione era anti-berlusconiana a prescindere ora sia anti-renziana a prescindere? Insomma, che c’entra lei, professor Brunetta, economista di fama, consulente di Craxi e Ciampi a Palazzo Chigi (scrisse lei il decreto di S. Valentino) con i Cinque Stelle, protestatari, che voteranno, come voi, no al referendum sulla riforma costituzionale?Risposta facile: coi 5 Stelle non c’entro nulla. Non sono razzista però. E non basta la considerazione che i 5 Stelle siano d’accordo con me sulla ‘schiforma’  per farmi cambiare idea su una riforma costituzionale pessima. Del resto De Gasperi e Togliatti fecero insieme la Costituzione, fu l’arco costituzionale costruens, prima di suonarsele di santa ragione. Non ci vedo alcuno scandalo se mi ritrovo con Di Battista, magari per motivi diversi dai suoi, a difendere la Costituzione del 1947 da una sua demolizione in chiave autoritaria. Intanto su tutto il resto lo critico. Si chiama pensiero critico.Se Renzi dovesse perdere alla consultazione, bisognerà andare a votare subito oppure, fino alla scadenza naturale della legislatura, fare una grande coalizione che almeno affronti la riforma della giustizia, con la “separazione tra ruolo della politica e ruolo della magistratura” auspicato anche ieri da Ettore Rosato, capogruppo del Pd a Montecitorio?Bisognerà sistemare il pasticcio di una legge elettorale, l’Italicum, applicabile solo alla Camera.Con Matteo Salvini, dopo la rottura a Roma, i rapporti sono irrecuperabili? E se non lo fossero in che modo potrebbe tornare il sereno tra lui e Berlusconi?Vincere a Milano, a Roma, a Trieste e in tante altre realtà scioglierà le tensioni. Sono pronto a scommetterci.