Dal rapporto con “l’amico” Stefano Parisi alla Lega e la Rai con l’accusa a Roberto Fico (M5s), presidente della Vigilanza, di “connivenza”. Parla con Il Dubbio il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta. Ha in testa una sola cosa: «Mandare a casa Renzi con la schiforma». Infatti, così commenta il rientro di Renato Schifani (ex capogruppo al Senato di Ncd tornato in FI con Antonio Azzollini) nella casa madre: «Bene il ritorno di Schifani in Forza Italia, che è il fulcro per la costruzione del nuovo centrodestra di governo. Adesso tutti uniti per il No».Presidente Renato Brunetta, oltre a Schifani, l’altra novità è che Matteo Salvini si è recato ad Arcore, da Silvio Berlusconi, dopo lo “strappo” di Roma e la recente polemica sul ruolo di Stefano Parisi, lei come giudica questo faccia a faccia? E su quali basi rifare l’alleanza con la Lega?Intanto una prima constatazione: Berlusconi e la sua leadership sono al centro del dibattito politico in Italia. La sua iniziativa, il suo carisma, la sua lungimiranza sono ancora di strettissima attualità e, vedrete, lo saranno ancora in futuro. Per rispondere alla sua domanda, non bisogna rifare l’alleanza con la Lega, l’alleanza con La Lega è già realtà, da ormai parecchi anni. Abbiamo governato il Paese per nove degli ultimi vent’anni, abbiamo guidato e continuiamo a guidare le regioni più grandi ed economicamente più rilevanti d’Italia, governiamo grandi città. Con gli amici della Lega e di Fratelli d’Italia, con Salvini e la Meloni, dobbiamo solo rafforzare il nostro legame con programmi e contenuti, e in questo senso un grandioso assist ci arriva dal referendum costituzionale del prossimo autunno. Tutti uniti per il “no” a questa “schiforma”, per mandare a casa Renzi e per costruire, da questa vittoria, la coalizione del centrodestra unito che alle prossime elezioni politiche si candiderà, primeggiando, alla guida del Paese.Dentro FI c’è un’area non proprio entusiasta della funzione di Parisi, ci sono sospetti e timori sul ruolo futuro del manager-politico. Lei anche non è sembrato molto entusiasta rispetto a un ruolo politico di Parisi, il quale però ha detto che non sarà un leader politico. Quindi, perché il problema Parisi persiste?Non c’è alcun problema Parisi, i giornaloni antiberlusconiani hanno come sempre gonfiato un normale dibattito interno a Forza Italia per usarlo contro il nostro leader. Berlusconi ha semplicemente chiesto a Parisi di preparare un documento per il rilancio del partito. Ben venga, ogni contributo a questo riguardo è ben accetto. È chiaro che Forza Italia è un grande soggetto politico, ben strutturato, con la sua storia, con una classe dirigente di primissimo piano. Parisi ci darà una mano. Ripeto, non c’è alcun problema. Lo aspetto da settembre in poi in giro per l’Italia a fare campagna referendaria, come stiamo facendo tutti, per il “no” alla riforma Renzi-Boschi e per mandare a casa un premier mai eletto. Questa è la linea di Forza Italia, questa è la grande battaglia per la vita democratica nel nostro Paese. Del resto parleremo dal giorno dopo.L’ex candidato sindaco di Milano lavorò con lei al ministero del lavoro, di cui il titolare era Gianni De Michelis, nel 1984, con il governo Craxi, anno del decreto di S. Valentino. Che ricordo ha di Parisi e di quella scelta che si rivelò autenticamente riformista?Parisi è un bravo professionista, un amico, un’ottima persona. Lo era allora, quando eravamo entrambi trentenni, e lo è ancora oggi. Ricordo quegli anni con grande emozione e con qualche brivido dietro la schiena. Anni difficili e straordinari allo stesso tempo. Con quel decreto cambiò la storia del nostro Paese. Un passo difficile e necessario. Sarò sempre orgoglioso di aver fatto parte di quell’entusiasmante avventura.Lei ha detto che Parisi deve impegnarsi di più per il No al referendum e chiarire che se il No dovesse vincere Renzi deve andare a casa, mentre Parisi ha affermato che bisognerebbe proseguire fino al 2018 per cambiare la legge elettorale e fare la riforma del Senato. Non crede che convenga anche a voi e a Berlusconi aspettare perché così magari nel frattempo arriverebbe una sentenza favorevole di Strasburgo e il leader di FI potrebbe ripresentarsi?Con il referendum che si terrà probabilmente, da quello che si sente nelle ultime settimane, a fine novembre, eventuali elezioni anticipate non potrebbero svolgersi prima della primavera del 2017, ma anche se fosse nel 2018 non cambierebbe nulla. La Corte europea dei diritti dell’uomo, dalle notizie che abbiamo, si esprimerà nei primissimi mesi del prossimo anno. Quindi siamo ottimisti: Berlusconi sarà nuovamente e pienamente con noi. Per il resto, è chiaro che con la vittoria del “no” si aprirebbe immediatamente il tema della modifica della legge elettorale. Ricordo che l’Italicum diverrebbe automaticamente incostituzionale perché pensato e costruito per una sola Camera elettiva. Quindi nuova legge elettorale, magari tenendo conto che ormai il nostro sistema politico è tripolare. E poi, le dico una cosa rivoluzionaria visti i tempi che viviamo, poi al voto: 2017 o 2018 che sia. La parola ai cittadini. Dal 2011 abbiamo avuto tre presidenti del Consiglio non eletti dal popolo: Monti, Letta, Renzi. Direi che un bel bagno di democrazia farebbe infinitamente bene all’Italia. Al voto per un nuovo governo e per eleggere, magari, un’Assemblea costituente che nella prossima legislatura avrà il compito di ringiovanire e aggiornare, con il concorso di tutte le forze politiche e senza colpi di mano, la nostra Costituzione.Intanto, però qui sembra che il referendum costituzionale lo faremo quasi sotto l’albero di Natale. Perché tutto questo slittamento?Bisogna chiederlo a Renzi. Prima voleva farlo il 2 ottobre. Poi a metà ottobre. Adesso sembra che voglia ulteriormente rinviarlo a fine novembre. Io ho detto, con un paradosso, che volendo sfruttare tutti i tempi tecnici a disposizione il governo potrebbe indire la consultazione per domenica 25 dicembre, il giorno di Natale. Il caos e la confusione su questo tema fotografano alla perfezione lo stato d’animo del premier. Ha preso in giro il presidente Mattarella, prende in giro gli italiani. Io ho una mia teoria: più Renzi rinvia, più scappa dalla democrazia, più perderà nelle urne. I sondaggi sono unanimi. Il “no” è saldamente in vantaggio al 54-55%, il “sì” è in perenne e permanente caduta libera.Lei ha denunciato “la lottizzazione eversiva Rai in salsa renziana”. Certo, è buffo che Bianca Berlinguer diventò direttore del Tg3 con il governo Berlusconi e ora viene cacciata con il governo Renzi. Non crede?Più che buffo è estremamente preoccupante per lo stato di salute della nostra democrazia. Renzi ha fatto carne di porco della Rai. In questa triste vicenda perdono tutti. Ma quelli che ne escono peggio sono Campo Dall’Orto e Maggioni, veri esecutori della volontà del premier. Se una forzatura violenta come questa fosse stata messa in atto da Berlusconi avremmo avuto Nanni Moretti e i girotondini per tutto agosto sotto i Palazzi del potere. Adesso niente, silenzio.E però i Cinque Stelle, a partire dal presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, non sembrano essersi stracciati tanto le vesti. O no?Il presidente Fico è stato, di fatto, connivente, poteva bloccare i lavori della Commissione di Vigilanza Rai, mercoledì notte, perché mancava il “Piano dell’offerta informativa”. Non si poteva fare alcuna audizione. Fico non ha fatto niente, ha lasciato correre, e questa si chiama connivenza. In definitiva, il Movimento 5 Stelle è stato connivente con il governo per quanto riguarda la presa del potere di Renzi sull’informazione radiotelevisiva. I grillini magari passeranno all’incasso politico nelle prossime settimane. Lo scopriremo presto.