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Convulso finale di anno per il governo. La difficile manovra da approntare con poche risorse a disposizione insieme al nuovo patto di stabilità ha ridotto i margini di discrezionalità dell’esecutivo e, di conseguenza, le pretese dei partiti. Forza Italia è il gruppo parlamentare che sembra avere sofferto di più di questa situazione, in occasione del voto sul Mes che ha visto gli azzurri astenersi per mantenere una barra più “europeista”, rispetto agli alleati di Lega e Fdi. L’anno che si apre, inoltre, vedrà la maggioranza al lavoro sulle riforme e gli azzurri aspettano segnali concreti in ordine al premierato e alla giustizia. Abbiamo fatto il punto con il capogruppo azzurro alla Camera dei deputati Paolo Barelli.
Come valuta le ricostruzioni apparse anche sulla stampa in ordine a un crescente malumore interno a Forza Italia per una sorta di debolezza di linea politica che ha avuto un recente esempio concreto con la votazione sul Mes?
Tutte frottole inventate ad arte da alcuni giornali e detrattori di sinistra. La realtà dice che i nostri consensi sono in aumento. Lo dicono i sondaggisti, lo avvertono i cittadini e i nostri amministratori. Evidentemente qualcuno dava per conclusa l’avventura di Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi. Abbiamo dimostrato che non è così ed evidentemente la circostanza infastidisce più di qualcuno.
Avete portato a casa almeno il superbonus…
Sul superbonus l’accordo chiuso in maggioranza poche ore fa prevede un decreto del Consiglio dei ministri che permetta di proseguire nel 2024 i lavori non terminati entro fine 2023 con un bonus del 70 per cento. Mentre per i proprietari con un reddito e un Isee basso ( come sarà previsto nel citato decreto) il bonus rimarrà al 110 per cento anche se i lavori non sono terminati a fine anno. Inoltre nessuna restituzione di somme allo stato nel caso di lavori iniziati e non terminati. In tale modo sono tutelati i proprietari con i redditi bassi. Occorre però sottolineare che quella dei Bonus edilizi è stata una misura mal ideata e gestita ancor peggio dai precedenti governi soprattutto per la carenza di controlli. Lo stato ha speso oltre 150 miliardi per tali bonus. Ma non sarebbe giusto che cittadini e condomini onesti paghino per tutti, subendo l’interruzione drastica delle agevolazioni con i lavori a metà. Il ministro Giorgetti svolge bene il suo ruolo a tutela dei conti pubblici e ritengo che la soluzione ottenuta da Forza Italia sia la migliore possibile.
Anche la votazione sul Mes, però, vi ha visto in difficoltà con la necessità di assumere una posizione di astensione…
Guardi, credo che la stragrande maggioranza dei cittadini non sa neanche cosa sia il Mes. Nessuno lo ha recepito se non gli addetti ai lavori. Il nuovo Mes apre alla tutela del sistema bancario europeo e Forza Italia da sempre sostiene che all’Europa serve una unione bancaria e un’armonizzazione fiscale. Senza questo tipo di riforma il provvedimento diventa monco. Per questi motivi abbiamo deciso per esprimere un voto di astensione, in maniera diversa rispetto agli altri alleati.
Ognuno, all’interno della coalizione, ha mantenuto la sua posizione e si tratta di dinamiche più che normali. In ogni caso non avremmo mai potuto votare insieme al Pd un provvedimento che non ci convince del tutto e che non sarebbe dovuto andare in Aula, così come riteneva Fdi e anche la Lega, almeno fino a due giorni prima della votazione.
Sul Mes ha vacillato anche la posizione del ministro Giorgetti. Le opposizioni continuano a invocarne le dimissioni, considerandolo sfiduciato. Lei che ne pensa?
Ritengo che Giorgetti fosse in realtà su posizioni di maggiore cautela ritenendo, come Fi, che non fosse necessario ora andare in Aula per esprimersi in maniera favorevole o contraria. Le opposizioni fanno il loro mestiere e non avendo molti argomenti a disposizione si aggrappano a qualunque tipo di strumentalità per riuscire a dimostrare che esistono. Noi siamo una coalizione ampia e forte e non sempre si possono avere idee uguali e conformi. Abbiamo un programma comune che continueremo a perseguire e il Mes, ad esempio, non era inserito in questo programma.
Non ritiene, dunque, che dopo le ultime prove la leadership di Antonio Tajani esca in qualche modo indebolita?
Le ripeto: non abbiamo traccia alcuna di una circostanza simile. Abbiamo invece riscontri completamenti opposti e ci basiamo su quello che dicono i cittadini, i nostri consiglieri comunali e regionali e i nostri amministratori che hanno il polso preciso di ciò che avviene sui territori. Continuiamo a raccogliere adesioni e incoraggiamento per i risultati ottenuti. Qualcuno evidentemente non tollera ed esprime disappunto per la crescita di Forza Italia, forse si aspettava di potere occupare un’area che, invece, continuiamo saldamente a rappresentare.
A tal proposito come sta procedendo il percorso di avvicinamento al congresso nazionale?
Siamo un partito che sta svolgendo oltre cento congressi provinciali su tutto il territorio italiano. Adesso c’è stata l’interruzione per le festività natalizie, ma la macchina si rimetterà in moto a gennaio per completare il lavoro. Si tratta di un percorso unico ed eccezionale per il nostro partito che ha dimostrato la sua capacità di rinnovarsi nel solco degli insegnamenti lasciati da Silvio Berlusconi e facendo propri i suoi valori e i suoi insegnamenti.
Dal congresso dovrà venire fuori un partito in grado di superare la prova delle elezioni europee. Che risultato si aspetta?
Noi miriamo a ottenere un risultato che, come minimi, si equivalga a quello ottenuto nel 2019 alla presenza di Silvio Berlusconi. Sono certo che ancora una volta smentiremo coloro che già dicevano che non avremmo raggiunto il 4 per cento alle scorse Politiche prima di essere pesantemente smentiti.