A dispetto dei tanti che lo considerano un vecchio arnese da rottamare oppure il ricettacolo delle inconcludenze, in ventiquattr’ore il Parlamento ha dimostrato di essere il giusto teatro dove la politica si mostra ai cittadini. Martedì, infatti, l’aula della Camera ha votato all’unanimità la legge che vieta le porno vendette via social.

Al di là degli aspetti prettamente giuridici, si tratta di una maggiore tutela per i più deboli, soprattutto donne. Ieri, al contrario, sempre a Montecitorio è andata in scena la spaccatura della maggioranza su un ordine del giorno riguardante la castrazione chimica. Appoggiato da Lega e Fratelli d’Italia, il documento è stato bocciato da una convergenza tanto numerosa quanto sbilenca: Cinquestelle più Pd, con l’aggiunta di Forza Italia. E’ ovvio che si tratta di una convergenza puramente numerica e non politica. E’ però altrettanto ovvio che dimostra la frantumazione degli equilibri politici: tutti, non solo quelli pur decisivi della coalizione gialloverde.

I Cinquestelle si sono affrettati a sottolineare come quel voto sancisca l’impossibilità di una maggioranza alternativa di tutto il centrodestra. Indirettamente, è la conferma che è proprio ciò che temono: dopo le urne europee di maggio, un’alleanza a guida leghista con i numeri per governare. Ma la presenza di Forza Italia tra i contrari alla castrazione inquina qualsiasi combinazione basata sull’accordo - peraltro impraticabile - tra M5S e Democratici. Insomma quello che c’è non funziona, però non esiste nient’altro che possa sostituirlo. Come si esce dall’impasse? Matteo Salvini aveva immagina una strada per lui trionfale: vincere le Europee, sostenere che i numeri parlamentari non rappresentavano più i reali rapporti cdi forza politici, reclamare un rimpasto per guadagnare ministeri chiave. Strategia però abortita di fronte alla scontata indisponibilità pentastellata e alle perplessità del Quirinale. Tuttavia il nodo rimane: come si può andare avanti? Traccheggiare come negli ultimi mesi per continuare a detenere fette di potere è prospettiva suadente. C’è un sol problema: il precipizio della recessione. E lì furbizie e manovrette non possono bastare.