Sono passati quasi trent’anni dall’adozione dei Principi Base delle Nazioni Unite sul ruolo del difensore, avvenuta all’Avana il 7 settembre 1990, ma in questi decenni le intimidazioni, gli ostacoli, le violenze, le interferenze improprie non solo non sono diminuite, ma sono aumentate, come dimostra la drammatica vicenda del collega Saif- ul- Malook, avvocato difensore di Asia Bibi, condannata a morte in primo e secondo grado per blasfemia e assolta lo scorso 8 ottobre dalla Corte Suprema del Pakistan.

Non è questo il momento né il luogo per valutare la dettagliata sentenza di assoluzione, che mette in dubbio non solo la validità della confessione perché estorta con la forza, ma anche la credibilità della testimonianza delle due donne con le quali la condannata a morte aveva avuto un alterco mentre si recavano a prendere acqua.

Quel che si intende evidenziare è come il moto di rabbia e di protesta della opinione pubblica rispetto alla sentenza di assoluzione ( tutto il mondo è paese…) si sia indirizzato sin da subito anche contro il difensore dell’imputata assolta.

Il Collega Saif- ul- Malook è stato infatti costretto, per quanto appreso, a nascondersi qualche giorno in patria, per poi fuggire all’estero solo per aver esercitato la sua funzione difensiva.

Il suo nome si aggiunge a quello di almeno un migliaio di avvocati che nell’ultimo decennio sono stati minacciati o messi sotto processo per la sola funzione difensiva svolta, in tutto il mondo, anche da noi, nel cuore dell’Europa, fra Stati firmatari della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo.

Ma perché gli avvocati sono sotto attacco?

Proviamo allora a partire dal ruolo e dalla funzione dell’avvocato: “In una società fondata sul rispetto della giustizia, l’avvocato riveste un ruolo speciale. Il suo compito non si limita al fedele adempimento di un mandato nell’ambito della legge. L’avvocato deve garantire il rispetto dello Stato di Diritto e gli interessi di coloro di cui deve difendere i diritti e le libertà (..) Il rispetto della funzione professionale dell’avvocato è una condizione essenziale dello Stato di diritto e di una società democratica”, come recita il Codice Deontologico degli Avvocati Europei del Consiglio degli Ordini Forensi Europei ( Ccbe), all’articolo 1.1.

Sembra che siano la stessa funzione dell’avvocato, la sua indipendenza, il suo essere baluardo contro i soprusi del potere, ad essere sotto attacco.

Guardando al caso dell’Avvocato Saif- ul- Malook, non pensiamo che la valutazione negativa sul ruolo e la funzione del difensore avvengano solo in paesi autoritari. Accade anche in Italia, ricordiamo infatti l’infelice esternazione del ministro della Giustizia (!) che solo pochi giorni fa ha apostrofato gli avvocati come “azzeccagarbugli dei furbi che mirano solo a farla franca”.

Nell’era dei social network la persecuzione e la delegittimazione della figura del difensore avvengono quotidianamente, sempre con l’identificazione del difensore con il proprio assistito. Per il popolo, che in Pakistan come in Italia e in tutto il mondo vede nell’operato dei difensori l’unico freno al giustizialismo autoritario, assecondato o addirittura aizzato da quei poteri che in realtà dovrebbero tutelare la funzione difensiva, la sentenza di condanna irrevocabile si deve scrivere nel volgere di poche ore.

Il difensore diventa quindi per l’opinione pubblica non colui che difende i diritti di tutti, ma complice del criminale o - ancora peggio – difensore del crimine.

L’Unione delle Camere Penali Italiane ha fatto e farà quanto possibile per difendere gli avvocati minacciati nel mondo, perché l’attacco ad un avvocato in qualsiasi parte del mondo è attacco alla funzione sociale dell’avvocato, quale difensore dei diritti di tutti.

GIAN DOMENICO CAIAZZA, PRESIDENTE DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE

NICOLA CANESTRINI, RESPONSABILE DEL PROGETTO AVVOCATI MINACCIATI UCPI PRESIDENTE DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE