Pm in politica? Il togato del Csm Antonello Ardituro ha ben pochi dubbi: «Il legislatore dovrebbe dettare delle regole più restrittive per il rientro in ruolo dopo gli incarichi politici». Quarantacinque anni, campano, prima di essere eletto nelle liste di Area al Consigli oArdituro è stato pubblico ministero presso la Dda di Napoli. Con il presidente della VII Commissione, il togato Francesco Cananzi, ha lavorato al progetto best practice, un manuale di buone pratiche per il funzionamento degli uffici giudiziari.Il Plenum la scorsa settimana ha approvato il parere sulla proposta di riforma del Csm sulla composizione della sezione disciplinare. Lei aveva proposto un emendamento favorevole alla proposta Scotti che prevede la creazione di due collegi da tre componenti al posto di un collegio da sei. Anche perché, come ha scritto, se nell'attuale ordinamento un giudice monocratico (gup) può irrogare anche l'ergastolo non si capisce perché un collegio di tre membri non sia sufficiente per giudicare una fattispecie che rileva solo disciplinarmente. Molto meno, quindi, della rilevanza del penale.L'emendamento non è passato per poco. Nel nostro ordinamento la maggior parte dei giudici decide in composizione monocratica o collegiale con collegio di tre componenti. Il parere Scotti ha salvaguardato il principio fondamentale del mantenimento entro il Csm della competenza disciplinare. Il mio emendamento era favorevole a fronte della contrarietà emersa in VI commissione, perché il nuovo sistema garantirebbe maggiore efficienza e tempi più brevi del procedimento disciplinare, nel quale occorre accertare al più presto se il magistrato deve essere assolto o sanzionato disciplinarmente. A tutela della funzione e del magistrato stesso. Si è obiettato che siffatta soluzione avrebbe determinato difficoltà quanto alla composizione del collegio disciplinare. Questo in quanto Oggi è garantita la partecipazione alla decisione disciplinare di un magistrato di legittimità, di uno di merito e di un pubblico ministero. In realtà l'eccezione sarebbe stata nel dettaglio comunque facilmente superabile. Ma è prevalsa la conferma dello status attuale. La mia idea era ed è comunque di dare un segnale di apertura ad un progetto di riforma che non ha inteso intaccare, come altre volte in passato, la funzione disciplinare dal punto di vista dell'assetto costituzionale.Il laico Pierantonio Zanettin, intervistato ha dichiarato che comunque questa riforma non vedrà mai la luce in quanto non ci sono i tempi tecnici. Manca un anno e poco più al termine della legislatura e il disegno di legge in questione non è stato neppure presentato alle Camere. Anche lei è d'accordo?In effetti è probabile che non ci si riesca in quanto i tempi sono compressi. Ma non è stata una riflessione inutile, anzi molto importante per le prospettive di riforma del Csm. Si tratta infatti di questioni con tanti e non semplici risvolti. Non si è perso tempo. Si è fatto un approfondimento su prospettive di riforma in maniera non frettolosa. Sono soddisfatto del lavoro fatto. Sono questioni che, comunque, fanno emergere le differenze di pensiero e, pertanto, è stato dato un contributo serio da parte di tutti. Le correnti, tanto criticate in materia di nomine, servono soprattutto a questo.Parliamo dei magistrati in politica. L'ex segretario dell'Anm Giuseppe Cascini su questo giornale si espresso per mettere dei paletti. Chi sceglie di entrare in politica facendo, ad esempio, l'assessore, il sindaco, il sottosegretario deve sapere che si tratta di una "scelta senza ritorno". Condivide?Premetto subito, al riguardo, che io sono stato uno dei pochi che ha votato contro affinché il giudice Carla Rainieri svolgesse l'incarico di capo di gabinetto per il sindaco di Roma Virginia Raggi. Ma anche quando doveva svolgere analogo incarico per il Commissario straordinario Francesco Tronca. Questo perché il tipo di fuori ruolo era di natura chiaramente politica. Io sono fautore dell'idea che il legislatore debba dettare delle regole più restrittive per il rientro in ruolo dopo gli incarichi politici: il magistrato dovrebbe rientrare in un ruolo diverso da quello giurisdizionale. Ad esempio potrebbe andare all'Avvocatura generale, o negli alti ruoli dell'Amministrazione, mantenendo uguale livello retributivo e status. Ma non esercitando più la funzione giurisdizionale che richiede anche l'apparenza dell'imparzialità e dell'indipendenza.Cosa pensa della recente proroga per i vertici della Cassazione?Avevamo immediatamente segnalato che l'abbassamento da 75 a 70 anni richiedeva una normativa transitoria ed a scalini, ma non siamo stati ascoltati. Si è scelta la strada delle proroghe e dei decreti legge, che mettono comunque in difficoltà il sistema. Io comunque sono favorevole, a regime, ai 70 anni; quanto alla proroga, se deve essere, allora lo sia per tutti magistrati in quella fascia di età. E che sia l'ultima.L'altro giorno c'è stata una mezza rivolta fra il personale amministrativo dei tribunali. La questione verte sull'impiego del personale proveniente in mobilità dal disciolto Corpo Militare della Croce rossa i cui profili professionali non calzano al sistema giustizia. Si tratta infatti di barellieri, soccorritori, rianimatori, ecc.La mia posizione è ferma. Servono concorsi per le professioni che necessitano alla giustizia. Soprattutto servono profili con competenze tecniche specifiche. Ad esempio nel settore dell'informatica. Si pensi al processo civile telematico. Nel caso della Croce Rossa Militare si è trattato di una soluzione chiaramente inadeguata, che alla fine lascia in mano ai dirigenti il problema di come utilizzare in concreto queste nuove figure che vanno riqualificate e rischiano di mortificare le aspirazioni del personale interno al comparto giustizia.