Mentre la cattedrale laica della democrazia americana veniva assediata da un manipolo di sostenitori di Donald Trump, ecco, in quelle stesse ore a Hong Kong veniva arrestato John Clancey e dalle prigioni turche arrivava la voce sempre più flebile di Aytaç Ünsal.

Cosa hanno in comune John Clacey e Aytac Unsal? Entrambi difendono i diritti civili, entrambi sono avvocati.

Le due notizie sono passate quasi inosservate, oscurate dal mainstream della nostra informazione. Ma questa distrazione, questa sottovalutazione è molto grave. Quando un avvocato viene arrestato nell’esercizio della sua funzione significa che qualcosa non va: qualcosa di molto profondo.

Gli avvocati sono i custodi del diritto e delle garanzie, per questo finiscono nel mirino dei regimi e lo stato di salute di una democrazia può essere misurato sul loro grado di libertà. E sarebbe un gravissimo abbaglio pensare che la cosa non ci riguarda e che la nostra democrazia è definitivamente al riparo da queste derive.

Certo, l’Italia non è la Turchia né la Cina, eppure anche qui gli avvocati sono finiti più di una volta nelle grinfie di chi, semplificando la realtà, ha cercato di ridimensionare il ruolo o, peggio, di limitarne il peso all’interno della giurisdizione. Come quel magistrato che da anni “va dicendo in giro” che gli avvocati italiani sono troppi e che per velocizzare i processi - vere e proprie odissee giudiziarie - sarebbe sufficiente abolire il divieto di reformatio in peius in appello.

Oppure quei politici - il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, tanto per non fare nomi - il quale ha proposto niente meno che un bollino per gli appartenenti agli ordini professionali - avvocati in primis - che certifichi la loro moralità. L’ultima “perla” è di quache giorno fa, arriva dalla Campania e la racconta Valentina Stella nel giornale di oggi. Parliamo della sconsiderata dichiarazione di un consigliere regionale campano che accusa gli avvocati di essersi arricchiti grazie alla Camorra.

Qualcuno liquida questi episodi come gaffe, scivoloni di poco peso, ma a ben vedere si tratta di affermazioni che pescano nelle convinzioni più profonde e pericolose. Sono dichiarazioni che affiorano dai fondali più melmosi della società e della politica italiana generando comportamenti pericolosi anche da parte di chi dovrebbe vigilare sulla legalità e il rispetto delle regole. Un esempio?

La continua ingerenza da parte di alcuni inquirenti nei colloqui tra difensore e indagato. Per questo gli arresti di John Clacey e Aytac Unsal ci riguardano molto più di quel che crediamo.